L’attacco a Sydney fa da “sirena” mondiale: cronologia, numeri e reazioni.
(Foto: polizia australiana a Sidney)
La fotografia è brutale: una festa di Hanukkah in riva al mare, famiglie e bambini, la folla che si accalca per l’accensione pubblica della menorah. Poi, improvvisamente, gli spari.
A Bondi Beach, simbolo di Sydney e cartolina australiana, la violenza antiebraica ha mostrato il suo volto più estremo, con le autorità che parlano di attacco terroristico a matrice antisemita.
E non arriva dal nulla: si innesta in una sequenza di episodi che, dall’ottobre 2023 a oggi, hanno attraversato continenti, istituzioni e rituali della vita quotidiana.
Bondi Beach, la festa spezzata
Secondo le ricostruzioni di media internazionali, la sparatoria del 14 dicembre 2025 ha colpito un evento di Hanukkah sulla spiaggia, causando numerose vittime e decine di feriti.
Il primo ministro Anthony Albanese ha definito l’accaduto un male “oltre ogni comprensione” e ha promesso una risposta dura, anche sul terreno della sicurezza e delle armi. In parallelo, la comunità ebraica australiana ha accusato la politica di aver sottovalutato la crescita dell’odio prima che diventasse sangue.
Un dettaglio conta: questa escalation si sviluppa in poco più di due anni dall’inizio del nuovo ciclo di tensione globale seguito al 7 ottobre 2023. La percezione, però, è quella di un tempo più lungo perché gli episodi sono ravvicinati, imitativi, e spesso amplificati online.
La cronologia che disegna una mappa: dagli attentati alle aggressioni “di prossimità”
Se si mettono in fila i casi più citati dalle cronache internazionali, emerge un doppio binario: da un lato attacchi a obiettivi “simbolo” (sinagoghe, musei, consolati), dall’altro violenze individuali in strada, a casa, nei quartieri.
Ecco una selezione di episodi, con contesto e fonti:
Ottobre 2023, lo shock immediato fuori da Israele
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8 ottobre 2023, Alessandria d’Egitto: un poliziotto apre il fuoco su un gruppo di turisti, uccidendo due israeliani e una guida egiziana. (Reuters e The Guardian, 8 ottobre 2023)
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13 ottobre 2023, Pechino: un dipendente dell’ambasciata israeliana viene aggredito con un coltello; la polizia parla di un sospettato arrestato, mentre la motivazione resta opaca nelle prime ore. (Reuters e VOA, 13 ottobre 2023)
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17 ottobre 2023, El Hamma (Tunisia): vandalismi e incendio colpiscono una sinagoga storica. Le ricostruzioni sottolineano l’effetto “eco” degli eventi in Medio Oriente sul clima locale. (Le Monde, 24 ottobre 2023)
2024, il salto di scala in Europa e negli Stati Uniti
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17 maggio 2024, Rouen (Francia): un uomo appicca un incendio alla sinagoga; la polizia lo uccide durante l’intervento. Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin parla apertamente di antisemitismo. (Reuters e Le Monde, 17 maggio 2024)
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19 giugno 2024, area di Parigi: tre adolescenti vengono accusati di aver aggredito e violentato una dodicenne con insulti antisemiti. (Le Monde e France 24, 19 giugno 2024)
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24 agosto 2024, La Grande-Motte (Francia): incendio ed esplosione davanti alla sinagoga Beth Yaacov, con un agente ferito; l’inchiesta viene trattata come possibile terrorismo e porta ad arresti. (Le Monde, VOA e France 24, 24–29 agosto 2024)
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29 maggio 2024, Brooklyn (New York): un uomo tenta di investire persone fuori da una scuola ebraica; la polizia parla di accuse legate ai crimini d’odio. (ABC7 New York e NBC New York, 30 maggio 2024)
2024–2025, obiettivi “sensibili”: consolati, memoriali, musei
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5 settembre 2024, Monaco di Baviera: sparatoria vicino al consolato israeliano nel giorno dell’anniversario dell’attentato alle Olimpiadi del 1972; la polizia uccide l’uomo armato. (Reuters e PBS, 5 settembre 2024)
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21 maggio 2025, Washington D.C.: due membri dello staff dell’ambasciata israeliana vengono uccisi a colpi d’arma da fuoco vicino al Capital Jewish Museum. (Le Monde, 22 maggio 2025)
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giugno 2025, Boulder (Colorado): un attacco con ordigni incendiari contro una marcia per la liberazione degli ostaggi provoca feriti; una donna di 82 anni muore in seguito alle ustioni, secondo documenti giudiziari e comunicazioni delle autorità locali. (The Guardian e Times of Israel, 30 giugno 2025)
Il carburante invisibile: numeri e percezioni (quando l’odio diventa “normalità”)
Il punto non è solo quanti episodi accadono, ma quanto rapidamente diventano parte dello sfondo.
Alcuni dati aiutano a misurare la pressione:
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Stati Uniti: l’Anti-Defamation League ha registrato 9.354 incidenti antisemiti nel 2024 (tra molestie, vandalismi e aggressioni), in aumento rispetto al 2023.
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Regno Unito: il Community Security Trust conta 3.528 incidenti nel 2024, secondo dato annuale più alto mai rilevato dall’organizzazione.
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Francia: un bilancio diffuso dal CRIF parla di circa 1.600 atti antisemiti nel 2024, un livello definito “storico” anche se in lieve calo sull’anno precedente.
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Unione europea: l’Agenzia UE per i diritti fondamentali (FRA) riporta che la quasi totalità degli ebrei intervistati ha incontrato antisemitismo nell’anno precedente l’indagine e che una larga maggioranza percepisce un peggioramento; la stessa FRA precisa che la rilevazione principale è avvenuta prima del 7 ottobre 2023, ma include aggiornamenti tramite consultazioni successive.
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Australia: fonti giornalistiche internazionali citano un forte incremento di incidenti, con 1.713 episodi nel 2024 secondo dati della comunità ebraica australiana.
Le parole che pesano: “terrorismo”, “inevitabile”, “non avremo pace”
Dopo Bondi, la lessico-politica cambia marcia: quando un attacco colpisce un evento religioso pubblico, “odio” non basta più e torna la parola terrorismo.
In Australia, Albanese ha parlato di un’azione di “pura malvagità” e ha promesso misure; nel Regno Unito e in Europa, le organizzazioni ebraiche insistono sul fatto che la sicurezza non può essere trattata come un costo accessorio.
In un passaggio che ha fatto discutere, un rabbino a Sydney ha definito quanto accaduto “l’inevitabile”, come se l’escalation fosse stata annunciata da mesi.
Negli Stati Uniti, Jonathan Greenblatt (ADL) ha descritto il periodo post-7 ottobre come una condizione in cui molti ebrei “non hanno avuto un momento di pace”, tra scuole, campus e spazi pubblici: una frase che fotografa il salto dalla paura episodica alla vigilanza continua.
Cosa cambia adesso: sicurezza, radicalizzazione e zona grigia online
Dopo Bondi, la domanda diventa inevitabile: come si interrompe una catena imitativa?
Le risposte che emergono nelle democrazie occidentali seguono tre linee, tutte scomode:
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Protezione dei “luoghi identitari”: scuole, sinagoghe, musei, centri culturali. Il CST, in UK, segnala che proprio le sinagoghe restano bersagli simbolici e visibili, quindi “naturali” per chi cerca un obiettivo.
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Prevenzione della radicalizzazione: il caso di Monaco (2024) mostra quanto il perimetro “sensibile” si allarghi in date ad alta valenza simbolica.
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Contenimento dell’odio online: la FRA sottolinea l’impatto del digitale sulle esperienze di antisemitismo e sulle scelte di visibilità (come indossare o meno simboli religiosi).
Il punto fermo è questo: l’antisemitismo contemporaneo non è una sola cosa. È ideologia, è imitazione, è opportunismo violento, ed è anche una zona grigia in cui “critica politica” e “demonizzazione” scivolano una nell’altra fino a far saltare i freni.
Quando quel confine si rompe, le cronologie smettono di essere liste e diventano avvisi.
Perché Bondi parla a tutti (non solo agli ebrei)
Una strage antisemita su una spiaggia affollata è un messaggio che supera la comunità colpita: dice che l’odio può scegliere luoghi aperti, rituali pubblici, occasioni familiari.
Ed è proprio questa scelta a rendere Bondi un “evento spartiacque”: se un simbolo di libertà come una spiaggia si trasforma in bersaglio, allora nessun luogo è automaticamente neutrale.