Luca Curtarelli: "Alibaba.com, la regina dell’e-commerce che in 25 anni ha conquistato il mondo"

- di: Redazione
 

Le Pmi italiane presenti in piattaforma hanno esportato sin dal 2019 in più di 104 Paesi nel mondo. La crescita dei seller presenti è stata del 193%, mentre è del 250% la crescita di prodotti italiani presenti sul sito. Le ragioni del successo di un gruppo che domina il mercato dell’e-commerce, il mix di strategie e iniziative on-line e off-line offerto alle aziende che scelgono Alibaba.com, le affinità tra mercato italiano, spagnolo e portoghese, la questione del reperimento del personale, il bilancio degli ultimi tre anni.

Luca Curtarelli: "Alibaba.com, la regina dell’e-commerce che in 25 anni ha conquistato il mondo"

Alibaba.com è una piattaforma di e-commerce che aiuta le Pmi a diventare globali. Il gruppo quest’anno compie un quarto di secolo, essendo stato fondato nel 1999, e la sua storia è costellata da un crescente successo. Quali sono, nello specifico, le strategie che hanno permesso al gruppo di conquistare la leadership lungo questi 25 anni?

Uno dei fattori più importanti che hanno contribuito fortemente alla nostra crescita e al nostro successo è legato ai numerosi servizi che offriamo, i quali hanno l’obiettivo di facilitare l’e-commerce B2B, fornendo strumenti che permettono ai “sellers” di vendere i propri prodotti e soluzioni all’estero e ai “buyers” di individuare nuovi venditori, ottimizzando tempi e costi e snellendo l’onere delle operazioni. A questo si aggiunge la semplicità di utilizzo di Alibaba.com grazie alle molteplici risorse messe a disposizione delle aziende per accompagnarle nel loro percorso sin dalle fasi iniziali: dall’assistenza personalizzata per familiarizzare con la piattaforma e collaborare all’implementazione di strategie di crescita, ai contenuti di formazione gratuiti per comprendere gli strumenti digitali disponibili e individuare quelli più rilevanti per una strategia di export sostenibile ed efficace. In questo senso sono soprattutto le Pmi a trarre i benefici maggiori, poiché le piccole e piccolissime aziende difficilmente hanno le risorse necessarie per massimizzare la propria presenza sui mercati esteri. Utilizzare un marketplace come Alibaba.com consente loro di avviare il processo di internazionalizzazione riducendo sensibilmente i costi e usufruendo delle opportunità offerte dalla piattaforma.

Pensa che, nel lungo periodo, l’on-line soppianterà quasi del tutto l’off-line, ossia il retail fisico? Oppure la formula vincente resterà quella di un approccio ibrido, un mix di online e offline?

Come Alibaba.com riteniamo che, per agevolare la trasformazione digitale delle Pmi, sia importante fornire loro un approccio ibrido a tutto tondo, attraverso il quale poter accedere a mercati globali, realizzando campagne marketing virtuali in contemporanea a un evento fisico, ad esempio, grazie agli strumenti tecnologici della piattaforma, che conciliano online e offline. Anche dal lato delle imprese rispetto al futuro ciò che possiamo notare è che, nonostante la voglia di digitale, molte di queste rimangono ancora prudenti e diffidenti. Secondo una recente survey pubblicata di recente da Alibaba.com, emerge come il 74% delle imprese italiane veda la digitalizzazione come elemento fondamentale per il successo del proprio export, nonostante solo il 48% si dichiara completamente digitale. Inoltre, per molte di queste imprese il tema dell’intelligenza artificiale (AI, ndr) rimane un argomento delicato. Se oltre il 90% degli intervistati è convinto che l’AI avrà un impatto sul loro export, solo l’8% l’ha implementata nel proprio business. Il 23% vede l’AI come fonte di complicazioni anziché una soluzione valida, e la stessa percentuale di imprese esprime timore per l’utilizzo che ne possano fare i competitor non europei con competenze più avanzate.

Quali sono le caratteristiche specifiche dei mercati di cui è responsabile, Italia, Spagna e Portogallo? Quali di questi Paesi sono più avanti nell’approccio delle imprese all’e-commerce e, più in generale, nella transizione al digitale? Qual è, a suo parere, lo scenario nel breve e nel medio periodo?

Questi tre mercati condividono alcune caratteristiche che consentono una buona condivisione di risorse e best practice. Si tratta di Paesi con forte storicità ed esperienza in global trade, con percentuali di contribuzione dell’export al Pil nazionale che va dal 33% a oltre il 45%. Sono Paesi con un tessuto imprenditoriale che per oltre il 90% è composto da Pmi, con caratteristiche e necessità molto simili. Abbiamo realizzato una survey che ha mostrato come le aziende del sud Europa condividano una simile propensione al digitale ed all’innovazione, anche su tematiche evolute come l’AI. Oltre il 90% delle aziende Italiane la considera fondamentale nei prossimi anni per supportare il proprio export. Tuttavia, per circa un quarto di esse persiste l’incertezza su come poter essere utilizzata al meglio e una preoccupazione sullo stato di avanzamento di competitor in Paesi con maggiore expertise, come in Asia. Per questo sarà fondamentale continuare il nostro impegno nella creazione di skill che permetteranno alle imprese un’efficace adozione di soluzioni innovative negli anni a venire.

Il tema Pmi per l’Italia è fondamentale: ci sono abbastanza giovani (e quindi abbastanza competenze) nelle Pmi italiane, alle prese con la trasformazione digitale e quindi anche del proprio mondo del lavoro?

Italia è senz’altro un Paese in cui il tessuto economico è fortemente segnato dalla presenza delle Pmi, non è un caso che a differenza di altri mercati europei come Germania e UK il nostro sia un Paese che si caratterizza per una maggiore presenza in piattaforma di “sellers” piuttosto che “buyers”. Quello dei giovani è un tema che si collega a quello delle competenze e della formazione, tanto più in un mondo come quello delle Pmi, sempre più soggetto a dinamiche e processi di innovazione e digitalizzazione. La difficoltà delle Pmi nel riuscire a reperire personale è confermata anche dai dati dell’Eurobarometro 2023 della Commissione europea, per il quale secondo il 75% delle Pmi italiane ha particolati difficoltà a trovare lavoratori con le giuste competenze. Sempre parlando di giovani, il problema delle competenze è ancor più accentuato quando si prendono in considerazione le piccole e medie imprese più tradizionali, ancora molto presenti in Italia, in cui è richiesta maggior manodopera e artigianalità. In questo senso, dall’Eurobarometro emerge che le Pmi italiane fanno molta più fatica degli altri Paesi europei - 36% dei casi rispetto al 28% della media Ue - a trovare operatori delle macchine, artigiani e lavoratori esperti del commercio. La conclusione è che, sia per le Pmi più digitalizzate che per quelle che dipendono da attività e prodotti più tradizionali, la capacità di essere attrattive agli occhi dei giovani talenti risulta un fattore importante per lo sviluppo e l’espansione del proprio business.

Al momento della sua nomina, nell’agosto 2021, a Country Manager di Alibaba.com per Italia, Spagna e Portogallo, lei affermò che il suo obiettivo era “l’internazionalizzazione delle Pmi grazie al digitale”. Qual è il bilancio a tre anni di distanza?

Il bilancio è sicuramente molto positivo. Pensando all’Italia, paese in cui siamo presenti da cinque anni con un team interamente dedicato, le aziende presenti in piattaforma hanno esportato sin dal 2019 in più di 104 Paesi nel mondo. La crescita dei seller presenti è stata del 193%, mentre è del 250% la crescita di prodotti italiani presenti sul sito. Numeri che testimoniano l’alto gradimento del Made in Italy a livello globale e l’evoluzione del processo di internazionalizzazione delle Pmi italiane grazie al digital export B2B. Uno dei fattori che ha permesso di arrivare a questi risultati è rappresentato dalle possibilità globali offerte dal nostro marketplace. Un seller italiano che entra su Alibaba.com ha oggi la possibilità di raggiungere più di 48 milioni di buyer a livello globale, distribuiti in circa 40 settori e 5mila 900 categorie merceologiche, moltiplicando così le proprie possibilità di business.

Lei è giovane ed è stato anche campione italiano di atletica leggera. Quali le cose che le ha insegnato lo sport che ha trovato più utili per la sua professione? In questo, contesto, qual è il clima ambientale interno che è più adatto a realtà innovative come Alibaba.com? Cosa, in altre parole, consiglierebbe a un giovane manager? 

Trovo che lo sport, ed in particolar modo l’atletica leggera, sia una bella metafora di come coltivare la propria crescita professionale. Molto spesso la tentazione è di fare la differenza nei pochi secondi della singola prestazione, quando in realtà il successo viene costruito con il tempo e attraverso gli allenamenti. Nonostante l’atletica nasca come disciplina individuale, la mia competizione preferita è sempre stata la staffetta, dove il talento singolo può essere messo al servizio del collettivo, e dove l’affiatamento del Team vale più della somma dei tempi dei singoli atleti. Questo è lo stesso spirito con cui interpretiamo le sfide in Alibaba.com Italia. A un giovane manager suggerisco di guardare sempre al lungo periodo, dove vittorie e fallimenti saranno in egual misura parte integrante del percorso, ma dove risulterà fondamentale creare con le proprie persone un ambiente che permetta di gareggiare come squadra e di divertirsi nel farlo.

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