Crisi: si corre verso lo scioglimento del Parlamento
- di: Redazione
Ancora poche ore e il presidente della Repubblica comunicherà, in modo ufficiale, che la diciottesima legislatura è finita e che, quindi, alla prima data utile (probabilmente il 2 ottobre), gli italiani dovranno tornare alle urne.
In che percentuale e, soprattutto, con che voglia lo scopriremo solo quel giorno.
L'ultimo chilometro del governo di Mario Draghi è stato drammatico, perché l'esecutivo si è trovato nell'obbligo di dimettersi per mancanza ormai di una maggioranza, ma soprattutto di una intesa tra i partiti che la componevano sino a pochi giorni fa.
Crisi di governo: sempre più vicino lo scioglimento del Parlamento
La determinazione dei Cinque Stelle ha trovato compiaciuta sponda nella convinzione di Berlusconi e Salvini (l'ordine di citazione è solo alfabetico) che Draghi non avrebbe accettato di farsi mettere da loro sotto tutela, nel momento in cui hanno chiesto ufficialmente un nuovo formato della maggioranza, che escludesse i grillini e un governo disegnato da loro come composizione (via questo o quel ministro, che non ci piace...), ricevendo un fermo ''no''.
Il presidente della Repubblica, che pure parlamentarizzando la crisi, aveva forse sperato che si potessero superare scogli e ostacoli, per consentire al governo di andare avanti per il tempo sufficiente a esaurire la sua fitta ed impegnativa agenda, ha dovuto prendere atto che non ci sono margini per comporre la frattura della defunta coalizione.
Sergio Mattarella, presidente illuminato, ma soprattutto politico navigato, ha capito che lo scioglimento delle Camere, fissando le elezioni prima possibile, è ormai l'unica strada percorribile se si vuole, in tempi costituzionalmente brevissimi, dare al Paese un nuovo Parlamento e quindi un governo, nella pienezza dei poteri e quindi abilitato a passi vitali per la repubblica. Come, per prima, la legge finanziaria, il cui varo, visto la litigiosità e le barricate di oggi, rischia di essere complesso.
Che occorra fare presto lo dicono anche le notizie che arrivano dalla Borsa (-2,5% a metà mattinata) , con alcuni titoli in fortissima sofferenza (Poste - 8,3%). E lo spread corre senza freni.
I partiti già cominciano a preparare una campagna elettorale che sarà dai toni accesissimi: mentre il governo Draghi si spegneva, Giuseppe Conte, applaudito dai suoi, ha ripreso le sue 'laudationes', dicendosi ancora offeso per gli attacchi subiti dagli altri partiti della vecchia maggioranza.
Una campagna dura perché, a rigore di logica, nessuno si prenderà la responsabilità di quel che - di brutto - accadrà, quando i mercati cominceranno a reagire alla crisi politica e, soprattutto, all'uscita di scena di Mario Draghi, che poteva anche essere agli occhi dei grillini spocchioso e arrogante, ma era la carta migliore che il Paese potesse giocarsi in campo internazionale, almeno sino a ieri.
Sarà anche interessante capire come, stante l'attuale sistema elettorale, i partiti cominceranno a pensare alla redazione delle liste, che dovranno tenere necessariamente conto delle alleanze, della composizione 'sociale' dei collegi e, in ultimo, ma sino ad un certo punto, della diminuzione dei posti in palio.