Osservatorio Cpi: la qualità delle istituzioni pubbliche nelle province italiane

- di: Giuseppe Castellini
 
Le province del Nord-Est risultano avere la migliore qualità delle istituzioni, seguite dall’area del Nord-Ovest e del Centro, mentre le ultime posizioni sono occupate interamente dal Mezzogiorno. Dal 2004 al 2019 i divari territoriali sono rimasti sostanzialmente invariati, ma alcune province sono migliorate, come Avellino e Pesaro-Urbino, mentre altre, come Aosta, sono peggiorate.
Emerge dal report dell’Osservatorio Conti pubblici italiani (Osservatorio Cpi), diretto da Carlo Cottarelli (il report è firmato da Matilde Casamonti e Salvatore Liaci), che presenta L’Institutional Quality Index, un indice – aggiornato al 2019 - che misura la qualità delle istituzioni pubbliche a livello provinciale. Esso si basa su dati oggettivi e considera i servizi pubblici, l’attività economica territoriale, la giustizia, la corruzione, il livello culturale e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

Il confronto con l’European Quality of Government Index suggerisce che il grado di qualità delle istituzioni rilevato dai dati oggettivi corrisponde, in via generale, a quello percepito dai cittadini.
Confronto tra macro-regioni
Aggregando i dati a livello di macro area (Nord, Sud e Centro), ponderati per la popolazione delle province, emerge un significativo divario territoriale tra Centro-Nord e Sud. Tale divario è rimasto sostanzialmente invariato dal 2004, con miglioramenti simili in tutte le aree.
Il divario tra Nord e Centro è dovuto principalmente alla componente ‘Rule of Law’: tra il 2004 e il 2019 il Centro raggiunge un punteggio medio di 0,19 punti più basso del Nord. Il Nord avrebbe quindi un sistema giudiziario più efficiente e cittadini più rispettosi della legge.

Tra Nord e Sud il divario maggiore si manifesta sempre alla componente ‘Rule of Law’, con una differenza di 0,43 punti. Tuttavia, il divario è elevato anche per le altre componenti: in media tra il 2004 e il 2019 si attesta attorno a 0,36 punti per Voice and accountability, a 0,32 punti per Regulatory quality e a 0,27 punti per Corruption e Government effectiveness.
Confronto tra regioni e province: il quadro attuale
Al 2019 tre regioni del Nord-Est registrano i punteggi più elevati: Trentino-Alto Adige (0,89), Friuli Venezia-Giulia (0,85) e Veneto (0,84). Seguono l’Emilia‑Romagna e l’area del Centro e del Nord-Ovest (dove vi è un divario di quasi 0,20 punti tra Lombardia, Marche e Liguria, Lazio). Le regioni peggiori sono nel Mezzogiorno, con alcune differenze: in Abruzzo, Puglia e Basilicata la qualità delle istituzioni è superiore rispetto a Campania, Sicilia e Calabria, che registrano valori inferiori a 0,25.

A livello provinciale Trento ottiene il valore massimo, seguito da Trieste e Treviso. Le altre province del Nord-Est occupano la maggioranza dei primi dieci posti. Sino alla 58esima posizione (su 103) le province sono del Centro-Nord, riflettendo l’andamento delle macro aree. Tuttavia, alcune province del Centro (Frosinone, Latina, Viterbo, Rieti, Massa Carrara) e del Nord (Imperia) si collocano oltre il 70esimo. Le ultime posizioni sono occupate dalle province meridionali: Crotone e Vibo Valentia raggiungono i valori minimi, mentre Chieti e L’Aquila risultano tra le migliori del Sud (collocandosi al 59esimo e al 61esimo posto).
Confronto tra regioni e province: evoluzione temporale
La regione che dal 2004 ha registrato il più forte miglioramento è stata la Campania (0,20 punti), che però partiva da un valore vicino a zero. Lazio, Marche, Umbria e Lombardia hanno segnato importanti miglioramenti, tra 0,10 e 0,15 punti. Le regioni con i maggiori cali sono il Molise (0,11 punti) e la Valle d'Aosta (0,06 e cinque posizioni perse).

Tre delle dieci province con i migliori IQI sono cambiate tra il 2004 e il 2019. Le novità sono: Pordenone, giunta in settima posizione con un salto di 23 posizioni, Venezia e Mantova, che partivano 15esima e 24esima. Sono uscite invece Aosta, con un calo di 36 posti (il peggiore a livello nazionale), Reggio‑Emilia che retrocede al 17esimo e Padova che ne perde solo uno.
La metà delle dieci province peggiori è cambiata tra il 2004 e il 2019. Non sono più presenti Avellino e Salerno, che risultano tra le più cresciute a livello nazionale, Agrigento, Catanzaro e Caserta, che migliorano solo marginalmente. Al loro posto subentrano Catania, Ragusa, Reggio di Calabria, Trapani e Foggia.

Le altre province con più forti miglioramenti sono Lodi, Belluno, Biella, Brescia, Como (per il Nord), Pesaro e Urbino, Macerata (Centro) e Benevento (Sud). In direzione opposta Forlì Cesena, Alessandria (Nord), Pisa, Siena, Massa Carrara (Centro), Isernia e Campobasso (Sud).
Tags: economia, cpi,
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