Covid-19: dal calendario delle riaperture sparite le sale gioco

- di: Redazione
 
Nella corsa a reclamare riaperture, spesso motivata da ragioni politiche o conseguenza di estemporanee incursioni nella virologia da parte di gente che ha preso a stento il diploma superiore, ci sono dei settori della nostra economia che non vengono menzionati se non quando i rispettivi operatori non mostrano la loro rabbia, che hanno compresso sino ad oggi per rispetto del bene comune.

Ma non parlare di qualcosa non significa che non esiste, al massimo, come sta accadendo in questi mesi, è la conseguenza di un retro-pensiero, che è quello che in fondo si può anche fare una graduatoria della sofferenza. Il che non solo non è vero, quanto è profondamente ingiusto, al di là delle motivazioni legate alla salvaguardia del benessere del Paese.
Ci stiamo riferendo, in prima battuta (ma ci sarebbe da parlare anche dei parchi tematici), al settore delle sale gioco che si portano dietro una cattiva considerazione, legata al fatto che sono ritenute dei luoghi frequentati da gente che ha talmente poco rispetto di sé stessa da andare a giocarsi il suo denaro ben sapendo che, per definizione, il banco non perde mai.

Le sale gioco sono ancora chiuse e ancora non si parla di una loro riapertura
, anche se proprietari e gestori sono stati tra i primi a dotare le loro strutture di tutte le misure per contenere i contagi. Ma sulla loro sorte è calato, ormai da molti mesi, una specie di silenzio totale, sul quale, ad eccezione dei gestori, nessuno sembra avere da ridire forse perché, non considerandole attività essenziali, ma votate al divertimento (che talvolta sfocia nella dipendenza, la ludopatia), non hanno diritto alla giusta considerazione, nonostante il comparto faccia arrivare nelle casse dello Stato non meno di dieci miliardi di euro all'anno.

Nei giorni scorsi si è svolta l'assemblea nazionale unitaria dei sindacati di categoria, che hanno cercato di trovare una linea comune nel confronto con il Governo. A conclusione dell'assemblea - che per raggiungere quanti più operatori possibile (la maggior parte di loro, peraltro, non hanno ancora percepito gli ammortizzatori sociali) è stata trasmessa telematicamente - è stato redatto un documento in cui si legge: ''Serve restituire dignità al settore del Gioco pubblico in concessione, chiuso dal 2020. Senza contare i 150 mila addetti sono tutt’ora in sospensione e in regime di ammortizzatori sociali. Non vi sono prospettive di riapertura a breve termine anche considerata la recrudescenza della pandemia da Covid-19''.
Comunque, ogni decisione sembra essere subordinata alle determinazioni del Comitato Tecnico scientifico del ministero della Salute che pare ancora consideri le sale gioco ancora a rischio medio-alto.
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