L'arte e la religione sottomesse alla Rete

- di: Ettore Gentili
 
L’arte e la religione sono destinate a scomparire velocemente dal nostro orizzonte culturale; già molti teorici hanno cercato di capire e di orientarsi nei confronti di una sensibilità che sta velocemente cambiando. La sociologa Shoshana Zuboff, con il “Capitalismo della sorveglianza”, ha studiato lo spostamento della logica dell’accumulazione capitalistica verso la sfera immateriale e comportamentale, nella quale Google o Facebook creano ed alimentano un castello di stimoli e tentazioni che, con l’elaborazione dei nostri personali desideri, ci trasforma in un prodotto.

Se una cosa è gratis vuol dire che il prodotto sei tu, al punto che questa registrazione sistematica di ogni scelta, attraverso la modifica predittiva dei comportamenti, comporta la totale erosione del nostro libero arbitrio.
La conseguenza di quest’appropriazione della sfera immateriale, che plasma i comportamenti e riduce le persone a fornitori di dati da cui estrarre valore, determina la cancellazione della cosiddetta intelligenza emotiva, che si forma con la pulsione istintuale, ma che poi negli umani matura nella riflessione personale.

La società attuale, regolata esclusivamente dalla razionalità della tecnica e dal mercato, i cui unici valori sono efficienza e produttività, non fa riferimento alla nostra persona, ma al nostro ruolo, cioè a quel meccanismo impersonale che ci riconosce soltanto come strumenti di un sistema che mira al massimo risultato senza ammettere errori. Ma l’emotività è un errore; per sua stessa natura essa è un limite all’efficienza umana, che, secondo i dettami del progresso tecnico, invece vorrebbe farci assomigliare alla perfezione della macchina.

L’emotivo, l’ansioso, il compassionevole, rivelano caratteristiche di incertezza, indugiano sul da farsi, ponderano i costi umani e la sofferenza psicologica che le scelte comportano, mentre chi non si spaventa e si concentra sul solo obiettivo, coglie senza esitazioni l’opzione più fruttuosa e remunerativa. Ma senza le umane debolezze e la sensibilità che esse formano nel carattere degli uomini, ci dovremmo accontentare di un mondo senza l’arte e senza la religione. Non è infatti possibile salvaguardare il lato creativo dell’uomo, una volta che esso venga depurato dalle reazioni emotive; aspirare ad una mentalità da algoritmo e ridurre tutto alla logica spietata del maggior vantaggio, per superare la logica imperfetta dell’uomo, vuol dire mettere fine alle caratteristiche della soggettività individuale.

Dall’esaltazione della vuota razionalità e dell’abilità di calcolo, l’Italia, che della civiltà delle emozioni, nata e cresciuta sulle sponde del mar Mediterraneo, è il luogo più pregno, ne uscirà svuotata ed annientata. Non vi potrà più nascere un Caravaggio, che ha reso protagonisti i reietti ed i perdenti in pose sgraziate ed imbarazzanti e le nuove generazioni non potranno capire lo sforzo dei prigioni di Michelangelo, che cercano di divincolarsi dalla materia, per liberarsi dalle tenebre interiori. Finanche Leopardi diventerà estraneo alle trepidazioni degli adolescenti, perché ogni attenzione e celebrazione verrà dedicata a Banksy, l’impalpabile writer populista che esprime, nel semplicistico linguaggio dei fumetti, la morale universale del politically correct, replicabile in ogni modo ed in ogni luogo.

L’immagine che dalla bomboletta di vernice acrilica si espande, senza sfumature e chiaroscuri, è un’icona monodimensionale già pronta per lo screen saver; non possiede opzioni interpretative, non coagula l’incerta materia delle illusioni, dei dolori, delle gioie, della solitudine e della nostalgia: essa è soltanto la parola d’ordine di una cronaca anestetizzata dal pensiero unico del web.
Nello stesso modo anche la fruizione telematica della liturgia, pur celebrata dalle massime istituzioni religiose, che diffonde l’eucarestia senza poter riunire materialmente il corpo corruttibile dell’uomo al corpo di Dio, degenera nel simulacro di un rito incapace di esorcizzare la finitezza della vita terrena.

È soltanto il limite umano a spingere l’uomo nella ricerca di ciò che c’è oltre sé stesso. Al contrario, Internet non si interessa del valore di ogni singola vita, perché polverizza, miscela ed elabora milioni di esperienze umane per poter ottenere una sola risposta omologata e certa.
Nella civiltà telematica la cultura come ricerca di sé è sostituita dall’estetica di Bellitalia abbinata a booking, che vende l’arte come prodotto a masse inebetite dalla retorica del Paese più bello del mondo, a cui cela che Caravaggio era un assassino e che Borromini si è suicidato.

Il buonismo e la nuova narrazione dell’arte subentrano alla pseudo-realtà televisiva e delle riviste di moda, perfettamente confezionate per tenere lontano il lettore da qualsiasi componente problematica ed esistenziale. Non ci deve essere alcun pathos nella patinata comunicazione virtuale, tutto è sterilizzato e distanziato, manipolato ed artefatto per ottenere l’immagine perfetta e senza palpiti di un se che non esiste.

Tutti gli italiani, sia quelli che pensano che lavorando da casa, negli ambienti climatizzati, insonorizzati e purificati, potranno godersi i vantaggi del progresso e della civiltà, sia quelli che patiscono il distanziamento sociale, la museruola anticovid ed il guinzaglio invisibile dello smartphone, dovrebbero chiedersi quali emozioni gli rimarranno nell’era dei bonus e del reddito di cittadinanza, pagati dalla global digital tax di un’economia integralmente trasferitasi on line.

Dovrebbero chiedersi quali stimoli intellettuali rimarranno alle masse informatizzate prive di lavoro, diritti e dignità connessi, che verranno condannate all’inerzia come i nativi d’America nelle riserve indiane. Tra tutte le novità cibernetiche, biogenetiche, ecologiche e di cyberpolizia, lungamente coltivate da chi ha preparato l’umanità ad essere pienamente controllata, la rinuncia alla condivisione delle emozioni, come argine contro la paura dell’incerto, rappresenta la minaccia più inquietante per l’identità umana.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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