Legge di bilancio: cari parlamentari, pensate al bene di tutti

- di: Diego Minuti
 
Ogni anno, di questi tempi, torna ad essere usata (anzi abusata) una definizione, che si attaglia perfettamente all'argomento di cui tratta: assalto alla diligenza. Laddove per ''diligenza'' si intende la legge di bilancio in via di discussione ed approvazione, mentre l'assalto non è portato da banditi di strada o ladroni, ma da parlamentari che, usando l'arma dell'emendamento, chiedono che, nella suddetta legge, vengano inserite delle modifiche che (probabilmente solo ai loro occhi e della categoria di cui si fanno paladini) hanno una importanza vitale per l'intero Paese. Si tratta del giusto esercizio della rappresentanza, in virtù della quale un gruppo di persone, indossando le vesti di elettori, mandano qualcuno in Parlamento con l'obiettivo di farne il tramite con il Palazzo, il Potere, insomma quelli che decidono.

L'approvazione della legge di bilancio sarà un passaggio vitale per il futuro dell'Italia

È nelle settimane in cui i nostri parlamentari vedono avvicinarsi l'approvazione della legge che viene fuori il Genio italico che, però, questa volta non celebra artisti o scienziati, ma i nostri parlamentari, perché ci vuole veramente una imponente massa neuronale per tirare fuori idee, proposte, pressanti richieste a favore di cose o eventi che riguardano una cerchia ristrettissima, spesso ancorata a criteri meramente geografici. Insomma, il classico orticello da coltivare ad ogni costo, anche sfidando la logica.

Il momento - politico, storico, economico - è quello che è, e forse, anche se si è deputati o senatori, non dovrebbe difficile averne consapevolezza. Questo si dovrebbe tradurre in comportamenti conseguenti, improntati alla salvaguardia degli interessi nazionali e non di una minoranza, la cui esistenza spesso è negata alla conoscenza della maggior parte degli italiani.
Questo però non è che un semplice auspicio, che va a cozzare con una realtà fatta di interessi particolari, senza con questo volere adombrare niente di illegale. Però ci piacerebbe sapere che impatto avrà avuto - sempre che essa ne sia venuta a conoscenza - sulla comunità nazionale la notizia che un senatore leghista ha chiesto che sia abbassata l'Iva - dal 22% al 10% - sulle ostriche, che, come si sa, anche per la loro economicità fanno parte a pieno titolo del desco quotidiano della maggioranza degli italiani, ai quali pagare un po' di Iva in meno farebbe tanto comodo.

Per inciso il parlamentare leghista è stato eletto nella circoscrizione Piemonte, regione notoriamente ricca di allevamenti di ostriche. È solo un esempio di come troppo spesso si perdono di vista le vere esigenze del Paese, dimenticando che ci sono altre priorità che non quella di fare pagare meno di prima un piatto di ostriche. Perché, spieghiamo, abbassare l'Iva su un prodotto significa minori introiti per lo Stato, che i soldi che perde o li recupera aumentando altre tassazioni oppure li sottrae ad altre voci del bilancio.

Queste cose sembrano un inequivocabile segnale della mancata percezione del quadro generale che oggi dovrebbe imporre, più che la tutela del mercato delle ostriche (che, ribadiamo, è solo un esempio a caso), di guardare ad una situazione delicatissima, da cui non siamo ancora usciti e che pretende che tutti lavorino per il comune obiettivo di fare uscire il Paese dal pantano della pandemia, con tutto quello che esso ha significato.
In queste ore di emendamenti ne sono stati presentati a decine e molti di essi inducono a chiedersi, seriamente, cosa alberghi nella mente di tanti parlamentari.
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