• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia

Consumi guardinghi, mercati euforici: il doppio volto di fine 2025

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Consumi guardinghi, mercati euforici: il doppio volto di fine 2025
Consumi guardinghi, mercati euforici: il doppio volto di fine 2025

Carrelli con il freno a mano, listini con l’acceleratore: cosa sta davvero succedendo tra prezzi, tassi e fiducia in vista del 2026.

A fine 2025 l’economia europea somiglia a una fotografia scattata con due obiettivi diversi: in primo piano le famiglie che contano le spese, sullo sfondo gli investitori che alzano la posta. È un paradosso solo apparente: consumi e mercati stanno reagendo a tempi differenti della stessa storia, fatta di inflazione che rientra, tassi che scendono (con prudenza) e un’incertezza geopolitica che non concede tregua.

Fiducia: piccolo rimbalzo, grandi dubbi

Il segnale più “visibile” arriva dai sondaggi: in Italia, a dicembre, l’indice di fiducia dei consumatori torna a salire e si porta a 96,6 da 95,0 del mese precedente. È un recupero che parla soprattutto di percezione personale, non di entusiasmo collettivo: la sensazione è quella di un miglioramento “qui e ora”, mentre sulle prospettive generali resta un velo di cautela.

Anche tra le imprese il clima migliora, con un indice composito che avanza a 96,5. Tradotto: non è boom, ma è un passo avanti. E in un anno in cui molti hanno imparato a convivere con scosse improvvise, anche un passo conta.

Inflazione in frenata, ma il portafoglio se ne accorge ancora

Il 2025 ha confermato la traiettoria di raffreddamento dei prezzi, ma con una postilla: la discesa statistica non sempre coincide con un sollievo percepito. L’ISTAT, per novembre, fotografa un’inflazione annua moderata (con l’IPCA che rallenta e un’“inflazione acquisita” per il 2025 indicata attorno a +1,5% sull’indice generale). Eppure alcune voci restano “rumorose”: energia, alimentari, servizi.

Effetto pratico: la spesa si riorganizza. Tengono gli essenziali, si ragiona di più sul discrezionale. Il tempo libero non sparisce, ma diventa selettivo: meno impulsi, più confronti, più promozioni, più “aspettiamo dopo le feste”.

La grande tregua dei tassi (con l’occhio al ritorno dell’inflazione)

Se le famiglie restano guardinghe, è anche perché la trasmissione delle scelte di politica monetaria non è immediata. Ma il cambio di scenario è reale: nel 2025 la Banca centrale europea ha tagliato i tassi più volte e, in una delle decisioni chiave (giugno), ha ridotto di 25 punti base i tre tassi di riferimento, portando il tasso sui depositi al 2,00%. La motivazione ufficiale ruota intorno a tre parole che contano: inflazione, inflazione di fondo, trasmissione.

La linea resta “guidata dai dati”. In altre parole: sì ai tagli, ma senza dichiarare vittoria troppo presto. In un contesto in cui salari, profitti e prezzi dei servizi possono riaccendere pressioni, la banca centrale evita promesse scolpite nella pietra.

Credito: segnali di riapertura, ma la domanda è timida

La prima cartina di tornasole dei tassi più leggeri è il credito. E qui arrivano indicazioni incoraggianti: nell’Eurozona, secondo la Bank lending survey, le banche si aspettano un aumento della domanda di prestiti per la casa e un piccolo incremento del credito al consumo verso la fine del 2025.

In Italia i numeri sui mutui mostrano un raffreddamento dei costi rispetto ai picchi, anche se non si torna ai “tempi felici” del denaro quasi gratis. La Banca d’Italia, ad esempio, ha rilevato a settembre un APRC sui nuovi mutui attorno al 3,71%, mentre altre rilevazioni di mercato segnalano una discesa nell’autunno verso livelli poco sopra il 3%. La direzione è chiara: il credito smette di stringere, ma non diventa improvvisamente facile.

Risparmio alto: non è solo prudenza, è una strategia

C’è poi un indicatore che racconta lo “stato d’animo” meglio di molte dichiarazioni: la propensione al risparmio. Nei conti trimestrali, l’ISTAT la stima al 9,5% nel secondo trimestre 2025 (in aumento). Significa che una parte di reddito viene messa da parte, come cuscinetto. Non per avarizia, ma per gestione del rischio: bollette, rate, spese impreviste, e la memoria recente di anni turbolenti.

Mercati: rally di fine anno e volatilità bassa, ma con qualche zona d’ombra

Mentre i carrelli restano prudenti, i listini hanno chiuso un 2025 tonico. A fine dicembre, molte piazze azionarie risultano su livelli elevati e la “paura” misurata dalla volatilità appare compressa: negli Stati Uniti il VIX scende sui minimi recenti, segnale di fiducia (o compiacenza). Reuters descrive un anno “robusto” per le azioni globali, con forti rialzi in Asia e un clima costruttivo in vista del 2026.

Attenzione però al rovescio della medaglia: volatilità bassa non significa rischi assenti. Significa che il mercato, oggi, li prezza poco. E i rischi in elenco non sono esotici: geopolitica, energia, nuove barriere commerciali, crescita europea fragile, e il nodo del rientro dell’inflazione se l’economia accelera.

Italia ed Eurozona: crescita moderata e appoggiata ai consumi

Sullo sfondo c’è la macro: l’Italia viaggia su ritmi contenuti. Nelle prospettive 2025-2026, l’ISTAT prevede per il 2025 una crescita del Pil attorno a +0,5% e un miglioramento nel 2026 (circa +0,8%), con una spinta che arriva soprattutto dalla domanda interna.

Traduzione operativa: se i consumi ripartono davvero, aiutano tutto. Se restano prudenti, l’economia continua “senza strappi”. È il classico equilibrio fragile: basta poco per spostare l’ago della bilancia.

Scenari 2026: “atterraggio morbido” o prudenza permanente?

I mercati scommettono su un 2026 da atterraggio morbido: crescita non esplosiva, inflazione sotto controllo, tassi gradualmente più leggeri. Le famiglie, invece, chiedono prove: salari reali in aumento, prezzi davvero più stabili, lavoro solido, rate sostenibili.

Il punto chiave sarà il potere d’acquisto. Se l’inflazione resta domata e il reddito reale continua a recuperare, la prudenza può trasformarsi in spesa. Se invece tornano scosse sui prezzi o sul lavoro, il risparmio resterà il re silenzioso anche nel 2026.

Il quadro: la fine del 2025 racconta un Paese che non è fermo, ma nemmeno spensierato. I mercati corrono perché vedono tassi più bassi e utili resilienti. Le famiglie frenano perché sentono ancora il peso dei prezzi e preferiscono tenere margine. Nel mezzo, la politica monetaria prova a guidare senza strappi. Il 2026 dirà chi aveva il ritmo giusto.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 102 record
22/12/2025
Francia, conti in trincea: spread su e rating nel mirino
Francia senza bilancio pieno, debito record e deficit sopra il 5%: perché lo spread OAT-Bu...
22/12/2025
BEI e Intesa Sanpaolo: 700 milioni per sostenere investimenti di Pmi e mid-cap
La Banca europea per gli investimenti e Intesa Sanpaolo rafforzano il sostegno al sistema ...
22/12/2025
Antitrust, maxi multa a Apple: 98 milioni per abuso posizione dominante sull'App Store
Antitrust, maxi multa a Apple: 98 milioni per abuso posizione dominante sull'App Store
22/12/2025
Fiumicino vola, ma l'Italia sceglie di scendere
C’è un’immagine che racconta meglio di molte analisi lo stato delle scelte industriali del...
Trovati 102 record
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia