Consob, mercati, criptomoneta pubblica.
Savona a tutto campo.

- di: Giuseppe Castellini
 

Intervista esclusiva al Presidente della Consob,
Prof. Paolo Savona




Presidente Savona, lei si è insediato alla presidenza della Consob un anno fa, il 20 marzo 2019. Un bilancio complessivo di questo primo anno della sua presidenza…
“Lo farò il 16 giugno, in occasione dell’incontro con il mercato per la presentazione della Relazione Consob 2019”.

Nel mercato dei pagamenti, e più in generale nel mercato finanziario, è in pieno svolgimento la rivoluzione digitale. Dal suo punto di vista privilegiato d’osservazione, cosa sta realmente cambiando e quali sono le tendenze a medio termine? Come impatta questa rivoluzione sul lavoro della Consob? In tale quadro, il suo programma prevede in Consob un forte ampliamento dell’uso dell’intelligenza artificiale. Quali gli obiettivi che intende perseguire su tale fronte?
“Soprattutto nella finanza, il cambiamento è ancora lento. Abbondano le analisi di istituzioni pubbliche e private che però incontrano due vincoli: la disponibilità delle professionalità necessarie per attuarlo e l’attitudine contraria che assume la forma di obiezioni etiche del tipo ‘non vogliamo che l’uomo sia sostituito dai computer’. Il computer è la mente umana, i nostri neuroni rafforzati. I progressi della vigilanza finanziaria devono procedere di pari passo con quelli fatti dagli operatori, ma questi arriveranno prima perché la normativa pubblica rallenta l’acquisizione. L’obiettivo è rendere più trasparente l’attività di mercato affinché le scelte di investimento avvengano su conoscenze più ampie e certe, e più oggettiva l’attività di vigilanza. I rischi diminuirebbero e la protezione del risparmio aumenterebbe”.

In tema di pagamenti digitali, e più in generale nell’innovazione digitale, l’Italia è indietro nel panorama europeo e mondiale, anche se ci sono segnali che si sta recuperando un po’ del terreno perduto. Prevede che questo gap sarà colmato? E cosa fare per accelerare?
“La digitalizzazione del sistema dei pagamenti è una frontiera più arretrata rispetto alla sua criptazione, che renderebbe più spedita, più sicura e più economica l’attività. Si potrà raggiungere l’obiettivo di separare nettamente la moneta dalla finanza per evitare che il rischio creato dall’uso della moneta in forma di depositi bancari si trasferisca al credito e, per questa via, al risparmio in forma finanziaria. Le innovazioni tecnologiche rendono possibile questa dissociazione sollecitata da tempo dagli economisti più attenti. Ovviamente questa rivoluzione richiede una diversa legislazione e un periodo di transizione ben governato che deve avere come epicentro una criptomoneta pubblica e una mera gestione del risparmio da parte delle banche e delle altre forme di intermediazione”.

Nel suo splendido libro “Come un incubo e come un sogno, memoralia e moralia di mezzo secolo” (Rubbettino editore, 2018), ma anche nel famoso documento “Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa” che lei inviò alla Commissione europea e alle altre Autorità dell’Unione quando era ministro degli Affari europei, come pure in altri suoi libri e interventi, lei insiste sulla necessità di trovare un nuovo equilibrio tra Mercato, Stato e Democrazia. Come cambia i parametri di questo tema cruciale la rivoluzione digitale in atto? Il livello del dibattito, della conoscenza (nel senso einaudiano “Conoscere per deliberare”) sul tema da lei lanciato a suo parere è adeguato al momento storico che l’Europa, ma un po’tutto il mondo, sta vivendo?
“In un quadro globale il mercato tende a prevaricare la democrazia, ponendo in difficoltà gli Stati liberali. La mia tesi è che la politica deve porre in equilibrio queste tre forze costitutive di una società civile. Pochi paesi possono vantare questo equilibrio, anche perché non è ancora entrato tra i valori nella cultura popolare, che privilegia democrazia e Stato. In Italia, la pubblica opinione non è ancora riuscita a porre il mercato in equilibrio con il resto delle istanze civili in cui crede. Perciò abbiamo troppo debito pubblico e troppe tasse, il nostro fianco scoperto agli attacchi speculativi”.

Quali sono i problemi più rilevanti e urgenti che la Consob sta affrontando sul fronte dell’impatto dell’emergenza sanitaria sui mercati finanziari? Quali le priorità da affrontare?
“La pubblica opinione non ha ancora chiari i ruoli della Consob e della Banca d’Italia. Spiegato in modo estremamente semplice, la Consob è fondamentalmente l’autorità che cura la trasparenza e la rispondenza alle leggi dell’attività che si svolge sul mercato finanziario, mentre la Banca d’Italia è fondamentalmente l’autorità che presiede alla stabilità monetaria e di sistema. Queste funzioni sono esercitate nell’ambito dei vincoli europei, con una sovrapposizione di ruoli tra le due istituzioni per gli aspetti concernenti l’attività delle banche in titoli finanziari privati. Naturalmente in pratica l’articolazione dei ruoli è ben più complessa rispetto alla semplicità con cui l’ho richiamata ed è coordinata secondo accordi volontari tra le due istituzioni previsti dalla legge stessi”.

Circa 200 economisti italiani hanno scritto una lettera aperta alle Autorità europee in cui elencano 8 interventi per l’adozione di un pacchetto di provvedimenti di politica economica in grado di far fronte alla grave crisi sanitaria ed economica e per dare una nuova e importante impostazione alla politica economica e monetaria dell’Ue. Che valutazione ne dà?
“Gli strumenti attivati nel dopoguerra e quelli usati per fronteggiare la crisi finanziaria globale del 2008 appartenevano a un mondo che aveva i piedi sulla Terra e aveva a disposizione la ‘Teoria generale’ di Keynes e i dettati di politica economica classica e neoclassica maturati nei due secoli precedenti. Il mondo al quale si riferivano non è più quello e non abbiamo un ‘Teoria generale’ per l’economia globalizzata che opera, soprattutto per la finanza, nell’Infosfera, ossia non più sulla Terra. Beati coloro che ritengono d’aver capito. Io ci provo tutti i giorni, anche perché devo partecipare a prendere decisioni”.

Tornando alla Consob, quali sono i livelli di collaborazione in Europa tra gli organismi nazionali di controllo e vigilanza sul mercato borsistico e sui suoi attori? In tale contesto, ritiene adeguata la normativa italiana o rileva la necessità di procedere ad aggiustamenti?
“Per le ragioni brevemente indicate occorre un riesame dei contenuti delle normative interne ed europee, uno sforzo progettuale gigantesco che tenga conto delle innovazioni tecnologiche e dell’attività che si svolge nell’Infosfera tecnologica. Come dimostra la crisi sanitaria, il mondo è integrato e non sarà certo l’isolamento a controllarla e controllare gli andamenti economici, se si procede in modo disgiunto. La cooperazione internazionale si va sgretolando, spero che emerga un leader, meglio più d’uno che collaborino e invertano questa tendenza. Dal lato pratico vedo un grande impegno per collocare le novità tecnologiche e comportamentali nella vecchia normativa, mentre occorre l’opposto, ossia collocare la vecchia normativa nel nuovo contesto. Troppe obiezioni, troppe resistenze, troppi ritardi nell’acquisire la coscienza di questa necessità, non solo da parte del nostro Paese”.
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