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Consiglio Ue, due testi sul tavolo: asset russi fuori dal debito, ma restano i nodi giuridici

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Consiglio Ue, due testi sul tavolo: asset russi fuori dal debito, ma restano i nodi giuridici
Al Consiglio europeo i leader dei Ventisette si siedono davanti a un doppio binario. Due testi distinti, due livelli politici diversi, una stessa tensione di fondo. Da un lato le conclusioni generali del vertice, destinate a essere approvate all’unanimità. Dall’altro un documento separato dedicato all’Ucraina, che — salvo sorprese — non vedrà il consenso di tutti e che contiene il passaggio più delicato: l’uso degli asset russi congelati.

Consiglio Ue, due testi sul tavolo: asset russi fuori dal debito

La scelta di sdoppiare le conclusioni non è solo procedurale. Serve a isolare il dossier più controverso, quello che riguarda il sostegno finanziario a Kiev attraverso le risorse russe immobilizzate nell’Ue. Nella bozza del testo si chiarisce che le eventuali garanzie fornite dagli Stati membri «sono contabilizzate come passività potenziali, senza alcun impatto sul livello del debito pubblico». Un punto pensato per rassicurare le capitali più sensibili ai vincoli di finanza pubblica.

La linea prudente dell’Italia

Da Roma arriva però una posizione cauta. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani mette in evidenza «forti dubbi sulla base giuridica» dell’operazione. Il nodo non è politico, ma legale: l’utilizzo degli asset russi solleva interrogativi sul diritto internazionale e sulla tenuta del quadro normativo europeo, con il rischio di contenziosi e precedenti difficili da gestire.

La spinta della Commissione

Di segno opposto l’intervento della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che sostiene la linea del Belgio e ribadisce che «il rischio deve essere condiviso». L’obiettivo è evitare che il peso finanziario dell’operazione ricada su pochi Paesi e rafforzare il messaggio di unità europea nel sostegno a Kiev, anche sul piano economico.

Zelensky presente al vertice

A rendere il confronto ancora più sensibile è la presenza a Bruxelles del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per Kiev, una mancata decisione sull’utilizzo degli asset congelati rappresenterebbe «un problema», non solo finanziario ma politico. Il messaggio è chiaro: l’Ucraina chiede segnali concreti, in un momento in cui il sostegno occidentale è sotto pressione.

Un equilibrio ancora da trovare

Il vertice si muove dunque su un terreno fragile. Da un lato la volontà di garantire continuità al supporto all’Ucraina, dall’altro la necessità di non forzare i confini giuridici e finanziari dell’Unione. La scelta di procedere con due testi separati fotografa bene lo stato dell’arte: unità sui principi generali, divisioni quando si entra nel merito degli strumenti. E la partita sugli asset russi resta, ancora una volta, tutta aperta.
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