Caos in Congo: i ribelli M23 prendono Goma, allarme Ebola. Centinaia di morti

- di: Jole Rosati
 
Violenti scontri tra esercito e ribelli M23: decine di morti e il rischio di una catastrofe sanitaria preoccupa la comunità internazionale.

La caduta di Goma: la più grave escalation dal 2012
L’est della Repubblica Democratica del Congo è precipitato nel caos dopo che i ribelli dell’M23, sostenuti dal Ruanda secondo Kinshasa, hanno preso il controllo di Goma, capoluogo del Nord Kivu. L’offensiva segna la più grave escalation militare nella regione dal 2012. Goma, città strategica con circa un milione di abitanti, è un punto nevralgico per i commerci e gli aiuti umanitari, e la sua caduta rischia di destabilizzare ulteriormente l’area.

Bilancio tragico: centinaia di vittime e crisi umanitaria
Gli scontri tra l’esercito congolese e l’M23 hanno causato oltre 100 morti e più di 1.000 feriti, secondo le Nazioni Unite. Ospedali sovraffollati e mancanza di forniture mediche aggravano la situazione, mentre i cadaveri si accumulano nelle strade. "Le condizioni umanitarie sono disastrose", ha dichiarato Martin Griffiths, sottosegretario generale dell’Onu per gli Affari umanitari, in un comunicato. "Ci sono rapporti allarmanti di violenze sessuali e saccheggi."
Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ha sospeso le distribuzioni di aiuti a Goma per l’insicurezza, lasciando migliaia di persone senza cibo. Secondo le stime dell’Onu, il conflitto ha  già causato oltre 400.000 sfollati dall’inizio del 2025.

Il rischio biologico: l’allarme della Croce Rossa
L’International Committee of the Red Cross (ICRC) ha lanciato un allarme sulla possibilità di una catastrofe sanitaria. Il laboratorio dell’Istituto Nazionale di Ricerca Biomedica di Goma, che conserva campioni del virus Ebola e di altri patogeni mortali, si trova vicino alle zone di combattimento. "Se i campioni dovessero fuoriuscire, le conseguenze sarebbero inimmaginabili", ha avvertito Patrick Youssef, direttore regionale dell’ICRC per l’Africa, in un’intervista a The 
Times.


Condanne internazionali e accuse a Kigali
Kinshasa accusa il Ruanda di aver direttamente sostenuto l’M23 con uomini e mezzi, denunciando una “dichiarazione di guerra”. Kigali ha respinto ogni coinvolgimento, ma secondo l’Onu, l’offensiva dell’M23 è avvenuta con il "palese supporto" dell’esercito ruandese.
La tensione è sfociata in proteste nella capitale congolese, dove manifestanti hanno assaltato le ambasciate di Francia, Belgio, Uganda, Ruanda e Kenya. L’Unione Europea ha ribadito la necessità di proteggere i diplomatici, condannando “l’aggressione dell’M23 e delle forze armate ruandesi”, come dichiarato dall’Alto Rappresentante Ue Josep Borrell.
Anche gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione: “Sosteniamo la sovranità del Congo e chiediamo il ritiro immediato delle forze ruandese”, ha affermato il Segretario di Stato Marco Rubio in una telefonata con il presidente congolese Elix-Antoine Tshisekedi (nella foto con il Capo dello Stato italiano Sergio Mattarella), secondo una nota del Dipartimento di Stato Usa.

Il difficile cammino verso la pace
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha convocato una riunione d’emergenza, mentre l’Unione Africana ha esortato l’M23 a deporre le armi. Il presidente del Kenya e leader della Comunità dell’Africa Orientale, William Ruto, ha chiesto a Tshisekedi e al presidente ruandese Paul Kagame di fermare l’escalation: “Ascoltino l’appello di pace della popolazione e della comunità internazionale”, ha dichiarato in un discorso a Nairobi.
Nonostante gli appelli, la situazione rimane drammatica. Le truppe ruandesi e i ribelli dell’M23 controllano ora l’aeroporto di Goma, mentre l’esercito congolese si riorganizza per una possibile controffensiva. La crisi nell’est del Congo, un’area ricca di minerali e contesa da oltre cento gruppi armati, sembra ancora lontana da una soluzione.

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