Confesercenti: "Rischio crisi energetica peggiore di quella degli anni '70"

- di: Daniele Minuti
 
La crisi energetica continua a peggiorare e a lanciare un nuovo allarme è Confesercenti: secondo un'analisi infatti, l'aumento dei prezzi potrebbe portare a una crisi più ampia rispetto a quella registrata negli anni '70.

Confesercenti lancia un nuovo allarme relativo al caro energia

A pagare sarebbero le famiglie italiane, oltre che il processo di crescita per il sistema produttivo nel 2022 e il sistema di consumi (visto che le spese energetiche sono ineliminabili e il risparmio andrebbe a penalizzare altri beni e servizi per ben 54 miliardi di euro). La spesa annuale per nucleo passerebbe da poco più di 1.000 euro a oltre 1.900 euro mentre per il gas salirebbe di più del doppio (da circa 560 euro a più di 1.200).

Collaterale ma pesante l'effetto sul turismo, col caro carburanti che peserebbe sugli spostamenti a breve raggio (già a Pasqua si stima un calo del 20% degli spostamenti e un calo dei consumi di 2 miliardi di euro) andando di conseguenza a far sanguinare i conti delle attività ricettive.

Confesercenti quindi propone misure per correre ai ripari, partendo dalla componente fiscale: "L’aumento dei prezzi determina al momento, rispetto a un anno fa, un extra-gettito per lo Stato di 3,6 miliardi. Un aggravio aggiuntivo ingiustamente imposto a famiglie e imprese e che dovrebbe essere loro restituito.Di più largo spettro deve essere invece l’intervento sui prezzi del gas naturale, letteralmente impazziti sulla piazza finanziaria europea e che stanno trascinando le bollette su rialzi mai visti. L’azione di contenimento deve qui svolgersi su più piani. In primo luogo, sarà necessario definire a livello europeo un riferimento tariffario meno esposto di quello attuale alla volatilità del mercato. Le indicazioni già avanzate da ARERA in questo senso devono diventare una priorità di intervento già nei prossimi mesi".

Serviranno anche iniziative rapide, proseguendo sul percorso di rateizzazione e trovando accordi con le imprese della distribuzione per incorporare con maggiore progressività gli aumenti causati dalle tensioni globali. Con il boom degli energetici che causa la salita dell'inflazione e quindi castra le prospettive della ripresa italiana.
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