Secondo i dati Istat, giugno è stato un mese stabile per il mercato del lavoro, con la disoccupazione in leggerissima crescita (al 7% contro il 6,9% di maggio) e l’occupazione in lieve aumento segno più (62,2% rispetto al 62,1% precedente, con 25.000 occupati in più).
Confcommercio: "Mercato del lavoro più vitale delle previsioni"
Un trend che coinvolge i dipendenti permanenti, saliti a 16,37 milioni, e gli autonomi, pari a 5,14 milioni, mentre prosegue il calo del numero di dipendenti a termine, scesi a 2,76 milioni di euro.
Su base annua il numero degli occupati (23,84 milioni) è superiore di 337.000 unità rispetto a quello di giugno 2023, con un incremento di 465.000 dipendenti permanenti e di 121mila autonomi e la diminuzione di 249.000 dipendenti a termine.
Per quanto riguarda invece la disoccupazione, oltre a quello generale aumenta anche il tasso relativo ai giovani (al 20,5% , +0,1 punti). Il numero di persone in cerca di lavoro aumenta (+1,3%, pari a +23.000 unità), con gli inattivi in diminuzione (-0,3%, pari a -41.000 unità). Il tasso di inattività scende al 33% (-0,1 punti). Rispetto a giugno 2023, cala il numero di persone in cerca di lavoro (-6,4%, pari a -122.000 unità) e quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,8%, pari a -103.000).
Il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella, ha sottolineato: "La crescita dell’occupazione registrata a giugno (+25mila unità sul mese) dopo la battuta d’arresto di maggio è un segnale favorevole, anche se per effetto delle revisioni statistiche il numero di occupati, dopo questa variazione positiva, è inferiore a quello pubblicato il mese scorso per il mese di maggio. Il mercato del lavoro italiano, in ogni caso, appare vitale, anche oltre le attese. Ciò ha permesso di raggiungere livelli storicamente elevati di partecipazione al mondo del lavoro, sebbene rimangano gravi deficit strutturali con l’Europa soprattutto in termini di occupazione femminile. La buona fiducia manifestata dalle famiglie negli ultimi mesi potrebbe aver indirizzato sul mercato del lavoro una parte degli inattivi, contribuendo al modesto aumento dei disoccupati. Anche la riduzione dei dipendenti, concentrata esclusivamente su coloro che hanno un contratto a termine, non sembra rappresentare un segnale preoccupante, in considerazione del fatto che una parte potrebbe essere imputabile a fattori occasionali non catturati dalla destagionalizzazione. In positivo va segnalato il permanere di una tendenza al miglioramento sul versante del lavoro autonomo, che, seppure con molte difficoltà, si sta riavvicinando ai livelli di fine 2019".