Confartigianato e la crisi della moda italiana: tra incertezze globali e scommesse sul futuro

- di: Giulia Caiola
 
La moda italiana, da sempre emblema di eleganza e artigianalità, si trova oggi ad affrontare una delle crisi più profonde della sua storia recente. I dati raccolti da Confartigianato, autorevole voce del settore, delineano uno scenario preoccupante: nei primi undici mesi del 2024, la produzione di tessile, abbigliamento e pelle ha subito una flessione del 9,9%, segnando la terza peggior performance dal 1990. Solo la crisi finanziaria del 2009 e la pandemia da Covid-19 del 2020 avevano causato contrazioni più gravi.

Confartigianato e la crisi della moda italiana: tra incertezze globali e scommesse sul futuro

La debole domanda internazionale, le tensioni geopolitiche e le nuove dinamiche di mercato stanno mettendo a dura prova l’intero comparto. Le esportazioni registrano un calo del 4,7% su base annua, con una contrazione ancora più marcata nei mercati extra UE (-7,1%). Particolarmente pesante il crollo delle vendite in Svizzera (-48,7%) e in Russia (-9,2%), due piazze tradizionalmente forti per il Made in Italy.

Se l’Europa sembra mostrare una maggiore resistenza (-1,8%), il sistema moda italiano fatica a ritrovare lo slancio di un tempo. In questo scenario complesso, Confartigianato sottolinea l’importanza di strategie condivise per sostenere le aziende in difficoltà e stimolare la ripresa.

Regioni leader sotto pressione: la resilienza di un sistema diffuso

Nonostante le difficoltà, alcune regioni italiane continuano a distinguersi per numero di occupati e qualità produttiva. Toscana, Lombardia, Veneto, Campania, Marche ed Emilia-Romagna si confermano tra le prime dieci regioni europee per addetti nel settore moda, con la Toscana che brilla per la produzione di articoli in pelle, superando persino la rinomata regione portoghese del Norte.

Tuttavia, dietro i numeri si celano realtà sempre più fragili: dal 2019 al 2024, il settore ha perso 15.381 imprese, con una riduzione del 16,2% delle attività registrate. Le micro e piccole imprese artigiane, pilastro della moda italiana, hanno subito una contrazione del 15,9%, perdendo oltre 7.600 aziende in soli cinque anni. In altre parole, ogni giorno chiudono otto imprese, di cui quattro artigiane.

"La moda italiana è un patrimonio da difendere con ogni mezzo," afferma un rappresentante di Confartigianato. "Dietro ogni chiusura c’è una perdita di competenze, di storia, di identità territoriale. Le istituzioni devono agire per sostenere le imprese in questo momento cruciale."

Sostenibilità e innovazione: le chiavi per il rilancio

Nel tentativo di rispondere alla crisi, molte aziende stanno abbracciando la sostenibilità come elemento centrale delle loro strategie di crescita. La Strategia europea per i prodotti tessili sostenibili e circolari rappresenta un’opportunità di trasformazione per il settore, con un focus su materiali riciclati, supply chain trasparenti e riduzione dell’impatto ambientale.

Le grandi maison investono in soluzioni green e innovazioni tecnologiche, mentre le piccole realtà artigianali cercano di differenziarsi puntando su filiere corte e valorizzazione delle produzioni locali. Tuttavia, il percorso di riconversione è lungo e richiede un sostegno costante sia dal punto di vista economico che normativo.

Secondo Confartigianato, servono incentivi mirati per aiutare le imprese a digitalizzarsi e a investire in processi produttivi sostenibili, senza perdere di vista l’identità unica del Made in Italy.

Mercato del lavoro e prospettive future

Il declino della produzione ha avuto un impatto significativo anche sul fronte occupazionale. Nei primi tre trimestri del 2024, l’occupazione nel settore è diminuita del 2,1% rispetto all’anno precedente, con un ulteriore peggioramento atteso nel 2025. Le previsioni Excelsior indicano una contrazione delle assunzioni del 22,1%, con le aziende che stimano di passare da 35.480 nuove entrate nel 2024 a soli 27.450 nel primo trimestre del 2025.

Questa perdita di posti di lavoro si traduce in un impoverimento del know-how e in un allontanamento dei giovani talenti dal settore, sempre più attratti da opportunità lavorative all’estero o in comparti ritenuti più sicuri.

Le richieste di Confartigianato: un piano di rilancio per il settore

Per affrontare questa crisi senza precedenti, Confartigianato ha lanciato un appello alle istituzioni nazionali ed europee, sollecitando un piano strutturale di rilancio che includa:Agevolazioni fiscali per le imprese del settore che investono in sostenibilità e digitalizzazione.Fondi di sostegno alle micro e piccole imprese artigiane, con l'obiettivo di preservare le competenze e i mestieri tradizionali.Promozione internazionale del Made in Italy, attraverso campagne mirate sui mercati emergenti e strumenti di difesa contro la contraffazione.Formazione e riqualificazione professionale, per attrarre nuove generazioni di lavoratori e fornire loro le competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro.

"La moda italiana non è solo un settore economico, è un simbolo della nostra cultura e del nostro saper fare," dichiara un portavoce di Confartigianato. "Se vogliamo che continui a rappresentare un punto di riferimento globale, dobbiamo agire ora con decisione."

Quale futuro per la moda italiana?

Il 2025 si preannuncia come un anno cruciale per il settore moda. La ripresa dipenderà dalla capacità delle imprese di adattarsi ai nuovi scenari globali, ma anche dal supporto concreto delle istituzioni.

In un mondo sempre più competitivo, la moda italiana dovrà trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione, valorizzando il proprio patrimonio artigianale senza perdere di vista le sfide della sostenibilità e della digitalizzazione.

Come spesso accade nei momenti di crisi, la moda saprà reinventarsi, forte di quella creatività e resilienza che l’hanno resa celebre nel mondo. Ma il tempo stringe, e Confartigianato lancia un monito: senza interventi mirati, il rischio di perdere un pezzo fondamentale dell’economia e della cultura italiana è più concreto che mai.

"La moda è molto più di un’industria, è il nostro biglietto da visita nel mondo. Dobbiamo proteggerla, innovarla e darle un futuro degno della sua storia."
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