Commercio estero, Coldiretti: record di 60,7 mld per cibo e vino

- di: Barbara Leone
 
Record storico per l’export agroalimentare italiano nel mondo, in crescita del 17%, e che ha raggiunto i 60,7 miliardi di euro nel 2022 trainato dai prodotti simbolo della Dieta Mediterranea, come vino, pasta e ortofrutta fresca che salgono sul podio dei prodotti italiani più venduti all’estero. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi al 2022 che evidenziano un balzo a doppia cifra per l’alimentare, nonostante la guerra in Ucraina e le tensioni internazionali sugli scambi mondiali di beni e servizi.
“Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale - afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - serve cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale ed agire sui ritardi strutturali dell’Italia sbloccando tutte le infrastrutture, per migliorare i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo.”

Commercio estero, Coldiretti: record di 60,7 mld per cibo e vino

A livello generale la Germania resta il principale mercato di sbocco dell’alimentare con un valore di 9,4 miliardi, a seguire gli Stati Uniti con 6,6 miliardi che superano di misura la Francia, al terzo posto 6,5 miliardi. Risultati positivi anche nel Regno Unito con 4,2 miliardi, evidenza di come l’export tricolore si sia rivelato più forte della Brexit, dopo le difficoltà iniziali legate all’uscita dalla Ue. Tra i prodotti, svetta il re dell’export tricolore: il vino, per un valore stimato vicino agli 8 miliardi di euro nel 2022, secondo le stime della Coldiretti, grazie ad una crescita a due cifre delle vendite all’estero. Al secondo posto si piazzano la pasta e gli altri derivati dai cereali con un volume di vendite all’estero che volano oltre i 7 miliardi di euro, mentre al terzo ci sono frutta e verdura fresche con circa 5 miliardi e mezzo di euro di export. Ad aumentare in modo consistente il valore delle esportazioni, ci sono anche l’olio extravergine di oliva, oltre a formaggi e salumi.

L’andamento sui mercati internazionali potrebbe però ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale il cui valore è salito a 120 miliardi, anche sulla spinta della guerra che frena gli scambi commerciali con sanzioni ed embarghi, favorisce il protezionismo e moltiplica la diffusione di alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. In testa alla classifica dei prodotti più falsificati ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tutti i continenti. Purtroppo esistono anche imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Ma tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco, che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata. Ne sono un esempio il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile, nella zona del Rio Grande, diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur. Una situazione destinata a peggiorare, se l’Ue dovesse dare il via libera al riconoscimento del Prosek croato.

A pesare sul Made in Italy a tavola nel mondo ci sono anche il probabile arrivo delle prime richieste di autorizzazione alla messa in commercio di carne, pesce e latte sintetici, la minaccia delle etichette allarmistiche sul vino fino al semaforo ingannevole del Nutriscore che boccia le eccellenze tricolori. Si tratta di un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che, sottolinea Coldiretti, finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali presenti sulle nostre tavole da secoli, per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. I sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo, infatti, si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive quali, ad esempio, zucchero, grassi e sale e sull’assunzione di energia, senza tenere conto delle porzioni, escludendo paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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