Cinema, il britannico The Spectator celebra Paolo Sorrentino: "Un maestro"

- di: Redazione
 
Il britannico The Spectator non ha dubbi: celebra "È stata la mano di Dio" e definisce "un maestro" Paolo Sorrentino. Senza giri di parole, per un film (che in Gran Bretagna, dove è in uscita, ha un titolo più breve, "La mano di Dio") che la giornalista Hermione Eyre ha apprezzato, anzi "ammirato, a partire dalla sua spettacolare inquadratura iniziale. Come un uccello, la telecamera sorvola il mare, quindi si concentra su un'auto d'epoca che corre lungo la passeggiata, prima di riprendere nuovamente la città".

Cinema, il britannico The Spectator celebra Paolo Sorrentino

Una lode che Sorrentino ha ridimensionato: "Non è complicato. È una normale ripresa da un elicottero". La nuova storia di formazione, per la giornalista di The Spectator, non ha il "montaggio virtuoso" de "Il Divo" e nemmeno il "barocco" della "La grande bellezza", con cui Sorrentino ha vinto l'Oscar nel 2013.
"Ho sempre fatto" - ha spiegato il regista - "una messa in scena molto complicata e difficile e ho pensato, forse questo è il momento e la sceneggiatura giusta per fare qualcosa di semplice e facile. Questa storia l'avevo in mente da molti anni, ma non ho mai trovato il coraggio di fare questo film".

Ambientato nella Napoli degli anni '80, "È stata la mano di Dio" racconta la storia di come Sorrentino ha perso i suoi amati genitori l'anno in cui compiva 17 anni.
"Il lato tecnico" - commenta Hermione Eyre -"potrebbe essere più semplice, ma l'audacia emotiva è alta. L'umorismo e la tragedia sono spesso simultanei, come Sorrentino evoca, con impressionante leggerezza, come Maradona gli ha salvato la vita. Se non fosse rimasto a Napoli per vedere il fuoriclasse, sarebbe stato con i suoi genitori quando si è verificato il loro incidente mortale".
Paolo Sorrentino ha raccontato che il film è nato nella sua mente mentre lavorava a "The new Pope".
"All'improvviso" - confessa - "mi sono accorto che ero stanco di scrivere di cardinali e vescovi". Così, in appena 48 ore, è venuto fuori lo script con l'idea che avrebbe lasciato che suo figlio e sua figlia (ora di 18 e 24 anni) lo leggessero così che potessero capire perché sono, secondo me, "strano".

L'intervista svela particolari interessanti della genesi di "È stata la mano di Dio", come il fatto che molte scene, coinvolgendolo emotivamente, sono state girate nel vero condominio in cui è cresciuto. "Abbiamo scoperto" - ha detto il regista - "che l'appartamento sotto il mio apparteneva a una vecchia signora che non l'ha mai cambiato. Sono stato molto sorpreso di vederlo lo stesso"-
Le parole che la giornalista usa per spiegare come il regista sia stato profondamente coinvolto nelle tematiche del film dicono molto: "Il calore e l'amore della sua famiglia fluiscono in modo così naturale attraverso il film fino a quando non viene interrotto, in una scena di morte tenera e indimenticabile di cui non posso sopportare di costringerlo a discutere".

Paolo Sorrentino ha anche detto che la sua "chiave" stilistica per "È stata la mano di Dio" è stato "Roma" di Cuaron del 2018: "Quando ho visto 'Roma" - dice Sorrentino - "ho pensato che fosse un buon modo per fare un film personale e intimo senza essere retorico e senza tutte le trappole che un film autobiografico può presentare". E per trappole intende "iperbole, vittimismo, pietà, compassione e indulgenza al dolore", da evitare attraverso una "messa in scena semplice, scarsa ed essenziale". Con musica e fotografia neutre.
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