Nuovo Cinema Roma: la battaglia per salvare le sale e fermare la gentrificazione culturale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

C’era una volta il cinema. Ma non quello perfetto, asettico e silenzioso delle piattaforme digitali. C’era il cinema fatto di sedie che scricchiolano, di mormorii nel buio, di bambini che ridono nei momenti sbagliati, di commenti sussurrati tra una scena e l’altra. Un cinema in cui la gente incontrava la gente. Un cinema come quello di Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, dove ogni proiezione era un evento collettivo, dove i volti si illuminavano sotto la luce intermittente del proiettore, e dove ogni film diventava una storia dentro la storia, un pezzo di vita vissuta insieme.
Oggi, quel cinema rischia di sparire.

Nuovo Cinema Roma: la battaglia per salvare le sale e fermare la gentrificazione culturale

Dopo la chiusura di sale storiche come il Capranica e il Majestic, Roma sta svendendo il suo passato per far spazio a supermercati, sale bingo e negozi. Ma il mondo del cinema non ci sta. Registi, attori e produttori – da Paolo Sorrentino a Paola Cortellesi, da Matteo Garrone a Pierfrancesco Favino – hanno lanciato un appello per fermare questo processo e riacquistare le sale dismesse, restituendole alla città e al pubblico.

Cinema e città: il rischio di un silenzio irreversibile
Chi ha visto Nuovo Cinema Paradiso ricorda il dolore di Salvatore quando torna al paese e scopre che il vecchio cinema è ormai un rudere destinato alla demolizione. Quel dolore è lo stesso che oggi provano gli amanti del cinema nel vedere i loro spazi svanire, uno dopo l’altro, sotto i colpi della speculazione immobiliare.

Le sale cinematografiche non sono solo edifici: sono luoghi di aggregazione, di incontro, di scambio. Sono pezzi di città, tanto quanto le piazze e i mercati. Sono il posto dove, per due ore, persone diverse tra loro si trovano a condividere la stessa emozione, a ridere, a piangere, a sussultare insieme.

Ma cosa succede quando quelle sale chiudono? Cosa succede quando le città perdono i loro cinema e i loro teatri? Succede che diventano tutte uguali. Che la cultura si trasforma in un prodotto da consumare in solitudine, davanti a uno schermo domestico, senza il calore di una sala piena, senza gli applausi spontanei dopo una scena toccante, senza le voci che discutono del film uscendo per strada.

Gentrificazione culturale: quando i cinema diventano supermercati
La chiusura dei cinema è solo una parte di un fenomeno più ampio: la gentrificazione culturale. Roma, come tante altre città nel mondo, sta diventando un’enorme vetrina commerciale, in cui tutto ciò che non genera un profitto immediato viene eliminato.

Non si tratta solo di cinema: si tratta di teatri che chiudono, di librerie indipendenti che spariscono, di piccoli bar e botteghe sostituiti da franchising anonimi. Si tratta di una città che perde la sua voce, trasformata in un contenitore senz’anima, fatto per il turismo di massa ma sempre meno per chi la vive davvero.

Un’ultima proiezione o un nuovo inizio?
Nel finale di Nuovo Cinema Paradiso, Totò guarda il vecchio cinema crollare, portando via con sé un pezzo della sua infanzia. Ma oggi, a Roma, c’è ancora tempo per evitare quello stesso destino.

L’appello lanciato dal mondo del cinema non è solo un atto di nostalgia: è una proposta concreta. L’idea di riacquistare le sale chiuse e restituirle al pubblico è un modo per dire che un’altra città è possibile. Che il cinema non è solo industria, ma anche comunità. Che la cultura non può essere valutata solo in base al profitto.

Come diceva Alfredo nel film di Tornatore: "Qualunque cosa farai, amala come amavi la cabina del Paradiso quando eri piccolo."

Il cinema italiano ama le sue sale. Ed è pronto a lottare per salvarle.

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