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“Un semplice incidente”, film clandestino e corrosivo. La trama

- di: Jole Rosati
 
“Un semplice incidente”, film clandestino e corrosivo. La trama

Panahi trionfa a Cannes con un film che fonde ironia e denuncia politica in un road movie claustrofobico e surreale.

(L'Hotel de Ville a Cannes, cuore pulsante del Film Festival)

Il regista iraniano Jafar Panahi ha conquistato la Palma d’Oro al 78° Festival di Cannes con Un semplice incidente, un’opera girata in clandestinità che fonde ironia e denuncia politica in un road movie claustrofobico e surreale. Panahi, da anni nel mirino del regime per il suo cinema libero e dissidente, riesce ancora una volta a sorprendere e colpire nel segno: il suo è un atto d’accusa e insieme una riflessione filosofica sulla colpa, la vendetta e l’identità.

Un furgone, una vendetta e un’identità incerta

La trama si apre con un uomo alla guida di un vecchio furgone bianco, mentre accompagna la moglie e la figlia in giro per Teheran. Un semplice incidente, l’investimento di un cane, diventa l’innesco di un vortice narrativo. L’autista si ferma in un’officina per far riparare il veicolo, ma qui viene riconosciuto da Vahid, un meccanico che lo scambia per uno dei suoi torturatori durante la prigionia. Da quel momento, l’uomo viene sequestrato e rinchiuso nel bagagliaio del furgone.
Ma è davvero lui? Vahid non ne è certo. Decide così di convocare altri ex detenuti che, come lui, hanno subito abusi. A bordo del furgone salgono personaggi grotteschi e tragici: una coppia di sposi reduci da anni di carcere, una fotografa muta, un uomo con una gamba amputata e un altro ossessionato dalla vendetta. Inizia così un viaggio per le strade di Teheran, tra situazioni surreali, dialoghi sospesi e flashback che sfumano nel sogno e nella paranoia. Un film che ricorda, nello spirito, “Il grande Lebowski” incrociato con “Il settimo sigillo”.
Panahi costruisce un’opera dove l’assurdo diventa linguaggio. La sceneggiatura, scritta con Nader Saeivar, è un meccanismo a orologeria: ogni battuta nasconde una domanda, ogni gesto un’ambiguità. Il dubbio sull’identità dell’uomo sequestrato è il fulcro attorno al quale ruota tutto: perché la vendetta è cieca, ma la memoria è imperfetta.

Un cast corale, tra non professionisti e collaboratori storici
Il film è interpretato da Vahid Mobasseri (già visto in “Three Faces”) nel ruolo del meccanico; Mariam Afshari è Shiva, la moglie determinata e ambivalente; Ebrahim Azizi interpreta Eghbal, l’uomo senza una gamba; Hadis Pakbaten è la fotografa silenziosa, mentre Majid Panahi e Mohamad Ali Elyasmehr completano il cast. Panahi ha spesso scelto di lavorare con attori non professionisti o volti poco noti, per aumentare l’effetto di verità e immediatezza.
Girato interamente in un furgone e in pochi esterni urbani, con camera a mano e luce naturale, il film ricorda la lezione di Kiarostami ma ne esaspera i toni, trasformando il minimalismo in tensione claustrofobica. La fotografia di Amin Jafari gioca con i contrasti: l’interno cupo del veicolo contro l’accecante luce bianca delle strade iraniane.

Le musiche, la censura e la forza della clandestinità

Assente una vera e propria colonna sonora, fatta eccezione per alcuni suoni ambientali amplificati e per l’uso simbolico di una vecchia canzone anni ‘70, censurata in patria, che gli occupanti del furgone cantano sommessamente in un momento di tregua. La musica diventa così strumento di resistenza, memoria condivisa e malinconia.
Il film è stato realizzato senza permessi, in condizioni di estrema difficoltà, mentre Panahi si trovava agli arresti domiciliari. La troupe era ridotta all’osso, spesso costretta a girare scene in pochi minuti per evitare controlli. “Ciò che deve arrivare, arriva da Dio prima o poi”, recita una battuta chiave del film: una dichiarazione di fede nel destino, ma anche nella necessità di raccontare, nonostante tutto.

Accoglienza trionfale a Cannes
Proiettato in anteprima il 22 maggio 2025, Un semplice incidente ha ricevuto una standing ovation di oltre dieci minuti. La presidente della giuria, Juliette Binoche, ha dichiarato durante la cerimonia: “Panahi ci mostra l’inferno con il sorriso sulle labbra, e ci ricorda che il cinema è ancora un gesto di libertà”. L’opera ha vinto la Palma d’Oro, consacrando Panahi tra i grandi del cinema mondiale.

Le parole di Panahi: “L’arte è una forza che trasforma
Durante un video-messaggio diffuso alla premiazione, il regista ha affermato: “L’arte mobilita l’energia creativa della parte più preziosa e viva di noi. Una forza che trasforma l’oscurità in perdono, speranza e nuova vita”. Un messaggio potente, che è insieme politico e spirituale.

Distribuzione e prospettive future
Il film uscirà nelle sale francesi il 10 settembre con Memento Distribution, mentre in Italia sarà distribuito da Lucky Red. Già si parla di una possibile candidatura agli Oscar 2026 per il miglior film straniero, ma la partecipazione dell’Iran resta incerta per motivi politici.
Un semplice incidente è molto più di un film: è un esperimento narrativo, un atto di coraggio, una dichiarazione d’amore al cinema come strumento di resistenza. In un mondo dove raccontare la verità diventa pericoloso, Panahi sceglie ancora una volta la via più difficile, ma anche quella più necessaria.


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