L’Europa diventa la nuova valvola di sfogo dell’export cinese: numeri da primato, dazi sulle elettriche e un braccio di ferro che ridisegna gli equilibri globali.
(Foto: merci cinesi pronte ad essere esportate viste dall'altro).
Il sorpasso che cambia il commercio globale
Per la prima volta il surplus commerciale della Cina verso l’Europa supera quello nei confronti degli Stati Uniti.
Nel periodo ottobre 2024–ottobre 2025 l’attivo cinese con l’Ue è stimato intorno ai 310 miliardi di dollari, contro circa 302 miliardi verso Washington.
È un passaggio storico che segnala un profondo riassetto delle rotte commerciali mondiali.
Il dato fotografa una tendenza precisa: mentre gli Usa hanno progressivamente blindato il proprio mercato,
l’Europa è rimasta più permeabile, diventando il principale terminale della sovracapacità industriale cinese.
Perché l’Europa assorbe sempre più merci cinesi
La combinazione è potente. Da un lato Pechino continua a spingere su manifattura, tecnologia, batterie e veicoli elettrici.
Dall’altro l’Ue rappresenta un mercato vasto, ricco e politicamente frammentato, dove trovare una linea comune sulla Cina è complesso.
Il risultato è un deficit commerciale europeo che cresce e diventa un tema politico centrale,
alimentando il dibattito sulla reciprocità e sulla dipendenza strategica.
Dazi sulle auto elettriche: la svolta di Bruxelles
La risposta europea più visibile è arrivata con i dazi compensativi sulle auto elettriche cinesi.
Bruxelles sostiene che i produttori asiatici beneficino di sussidi tali da alterare la concorrenza,
comprimendo i prezzi e mettendo sotto pressione l’industria continentale.
La mossa segna un cambio di postura: l’Ue non vuole più essere solo un mercato aperto,
ma anche uno scudo industriale.
La reazione di Pechino: ritorsioni mirate
La Cina ha risposto con una strategia chirurgica, concentrando l’attenzione su settori sensibili come
l’agroalimentare europeo.
L’obiettivo non è soltanto economico, ma politico: colpire filiere simboliche e aumentare le tensioni interne all’Unione.
Il messaggio è chiaro: ogni barriera europea può generare un contraccolpo selettivo.
L’ipotesi del compromesso: prezzi minimi al posto dei dazi
Nei canali diplomatici prende corpo l’idea di sostituire i dazi con un sistema di prezzi minimi
per i veicoli elettrici importati dalla Cina.
Una soluzione che ridurrebbe l’effetto dumping senza arrivare allo scontro frontale.
Resta però una domanda cruciale: chi controllerà davvero il rispetto degli impegni,
in un mercato dove volumi e catene di fornitura sono estremamente fluidi?
Materie prime e catene del valore: il vero nodo
Oltre alle auto, il confronto riguarda le materie prime critiche.
La dipendenza europea da forniture asiatiche rende ogni irrigidimento potenzialmente esplosivo,
soprattutto per settori come energia, difesa e tecnologia avanzata.
Qui si gioca la partita più silenziosa, ma anche la più decisiva, del rapporto tra Ue e Cina.
Deviazione commerciale: quando i container cambiano rotta
Con gli Stati Uniti più chiusi, una parte crescente dell’export cinese si riversa sull’Europa.
È il classico effetto di deviazione commerciale: i flussi non si fermano, cambiano destinazione.
Il risultato è una pressione crescente su industrie e mercati europei,
con alcuni Paesi che registrano squilibri sempre più accentuati.
Il fattore interno cinese
Sullo sfondo pesa la struttura dell’economia cinese, ancora fortemente orientata all’export.
Rafforzare la domanda interna resta un obiettivo dichiarato, ma difficile da realizzare in tempi brevi.
Come ha osservato un organismo internazionale,
“continuare a spingere sulle esportazioni rischia di alimentare nuove tensioni commerciali”.
Gli scenari futuri
Il sorpasso del surplus apre tre possibili strade: escalation controllata tra dazi e ritorsioni,
compromesso tecnico su settori chiave come l’auto elettrica,
oppure un riequilibrio reale dei rapporti commerciali.
Quest’ultima opzione è la più complessa, ma anche l’unica in grado di ridurre le frizioni strutturali.
Nel frattempo, il dato resta lì, implacabile: l’Europa è diventata il primo campo di battaglia del commercio con la Cina.