Cgia, Natale coi fiocchi per l’Erario: nelle casse dello Stato 28 miliardi in più

- di: Barbara Leone
 
Per le casse dello Stato è stato un Natale con i fiocchi. Nei primi 10 mesi  di quest’anno, infatti, l’Erario ha incassato 28 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (pari al +4,4 per cento). Un maggior gettito impressionante; pari a 1,4 punti di Pil che,  sicuramente, è destinato ad aumentare ancora. Con le scadenze fiscali  di novembre e dicembre, infatti, è molto probabile che le maggiori  entrate tributarie e contributive riferite a quest’anno cresceranno ancora di parecchi miliardi. A segnalarlo è l’Ufficio studi della Cgia nel sottolineare che va comunque  sgombrato il campo da eventuali equivoci: questo  incremento non è riconducibile ad un aumento del carico fiscale sulle  famiglie e sulle imprese, ma dalla combinazione di alcuni aspetti  congiunturali distinti, come una moderata crescita economica avvenuta  nel 2023, l’aumento dell’inflazione, l’incremento dell’occupazione e il  rinnovo di alcuni contratti di lavoro. Va altresì ricordato che con la fine  del 2022 è venuto meno anche il taglio delle accise sui carburanti.  Misura, quest’ultima, che aveva trovato applicazione per una buona  parte dell’anno scorso.

Cgia, Natale coi fiocchi per l’Erario: nelle casse dello Stato 28 miliardi in più

Con il prelievo sugli extraprofitti delle banche introdotto con il decreto  dello scorso mese di agosto, ci si attendeva un gettito sino a 2 miliardi  di euro. A seguito dell’aumento dei tassi di interesse sui prestiti deciso  dalla BCE, l’esecutivo voleva redistribuire una parte dei massicci utili  realizzati dagli istituti di credito a famiglie e imprese. Soggetti, questi  ultimi, che hanno pagato pesantemente l’incremento dell’inflazione  avvenuto in questi ultimi due anni. In sede di conversione, però, il  Parlamento ha modificato la misura, consentendo alle banche, in  alternativa al versamento dell’imposta, di accantonare questo importo  a riserva non distribuibile, incrementando così la propria situazione  patrimoniale. Una opportunità, quest’ultima, che è stata “sfruttata” da  tutte le grandi banche italiane che hanno accantonato quasi 5 miliardi  di euro. I dati ufficiali saranno disponibili solo nei primi mesi del 2024,  tuttavia è molto probabile che dal prelievo sugli extraprofitti delle  banche il gettito sarà nullo o quasi.

Nel 2023 la pressione fiscale è destinata a scendere al 42,5 per cento,  0,2 punti percentuali in meno rispetto al dato 20222. Il livello raggiunto  quest’anno ci riporta in linea con la soglia che gravava sui contribuenti  italiani prima dell’avvento del Covid. Secondo la Commissione Europea,  invece, solo la Danimarca (48,1 per cento), la Francia (45,1 per cento)  e il Belgio (43,6 per cento) registravano nel 20213 una pressione fiscale  superiore alla nostra (pari al 43,3 per cento). La media dei 27 Paesi UE  si è invece attestata al 40,6 per cento4: 2,7 punti in meno che da noi.  L’Ires e l’Irpef sono state le imposte dirette che in questi primi 10 mesi  dell’anno sono cresciute di più. Se la prima ha subito un incremento  rispetto allo stesso arco temporale del 2022 del 15,7 per cento (+4,3  miliardi di euro), la seconda, invece è salita dell’8,2 per cento (+13,6  miliardi di euro). Tra le imposte indirette, invece, il gettito dell’Iva è  aumentato dell’1,7 per cento (+2,2 miliardi di euro).  Sono molte le novità fiscali che entreranno in vigore nel 2024. In  sintesi: per i lavoratori autonomi in regime forfettario con compensi  superiori ai 25 mila euro sarà obbligatorio emettere la fattura  elettronica; per le imprese verrà altresì abrogata l’ACE (Aiuto alla  Crescita Economica), mentre è destinato a tornare in vigore il  Concordato preventivo biennale. Per i lavoratori dipendenti, invece, i  fringe benefits saranno più “pesanti”, verrà confermata per un altro  anno la riduzione del cuneo fiscale per i redditi inferiori a 35 mila euro  (costo totale pari a 10 miliardi di euro) e le lavoratrici madri di almeno  due figli con un contratto di lavoro a tempo indeterminato godranno  dell’esonero contributivo al 100 per cento sino al decimo anno di età  del figlio più piccolo. Per tutti i contribuenti è prevista la rimodulazione  delle aliquote e degli scaglioni Irpef che da quattro si ridurranno a tre,  con l’unificazione dei primi due scaglioni di reddito (aliquota 23 per  cento). Questa misura comporterà un alleggerimento del carico fiscale  in capo ai beneficiari pari a 4,2 miliardi di euro. Infine, è prevista una  riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro. Alcune piccole tasse, però, sono destinate ad aumentare: dal 5 torna al  10 per cento l’aliquota Iva relativa ai prodotti per l’igiene femminile  (assorbenti, temponi, etc.) e per alcuni prodotti per l’infanzia  (pannolini, latte in polvere, etc.). Sale dal 21 al 26 per cento l’aliquota  della cedolare secca sulle locazioni brevi (a partire dal secondo  immobile locato) e, infine, sono destinate ad aumentare le accise sulle  sigarette.

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