Lotta al cambiamento climatico, ricerca Assolombarda, Confindustria Lombardia e Banca d’Italia: una sfida non più rinviabile

- di: Barbara Leone
 
La lotta al cambiamento climatico costituisce una delle più grandi urgenze del nostro  tempo. Con questa consapevolezza Assolombarda, Confindustria Lombardia e Banca d’Italia hanno  presentato oggi la ricerca sul tema “Il cambiamento climatico e le strategie delle imprese”. Si tratta di una  indagine promossa con la collaborazione delle associazioni territoriali lombarde (Confindustria Bergamo, Confindustria Brescia, Confindustria Como, Associazione Industriali Cremona, Confindustria Lecco e Sondrio, Confindustria Alto Milanese, Confindustria Mantova, Confindustria Varese) con l’obiettivo di analizzare, dati alla  mano, il posizionamento delle imprese manifatturiere della regione nell’ambito della transizione ecologica. Diversi gli ambiti presi in esame: dall’approvvigionamento energetico alla percezione dei rischi fisici e di  transizione, dalla gestione delle emissioni di gas ad effetto serra agli investimenti per la sostenibilità  ambientale. Il documento, di fatto, riporta le tendenze legate alla graduale decarbonizzazione in corso delle  attività economiche: una sfida per il tessuto produttivo e, in particolar modo, per tutto il settore manifatturiero,  che sta facendo emergere l’impegno di un gruppo di imprese all’avanguardia, caratterizzate da una spiccata  innovatività e che sperimentano nuove soluzioni per la sostenibilità ambientale.

Lotta al cambiamento climatico, ricerca Assolombarda, Confindustria Lombardia e Banca d’Italia: una sfida non più rinviabile

“La transizione ecologica è una delle sfide più significative che le imprese sono chiamate ad affrontare oggi, così  come anche nel prossimo futuro - ha dichiarato il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada -. Si tratta di  un percorso non più rinviabile, ma già in corso, che richiede un ripensamento delle fasi della catena del valore. Per  vincere la ‘partita’ della transizione ecologica è necessario che istituzioni, parti sociali, imprese, stakeholder del  territorio lavorino insieme sul tema delle competenze per formare professionisti capaci di rispondere alle nuove  esigenze dettate dalla sostenibilità. Allo stesso tempo, occorre agire per ridurre gli eccessivi oneri burocratici e  rendere più stabili le norme nel tempo, oltre che incentivare l’investimento in sostenibilità, per accompagnare le  imprese in questo lungo percorso. Come Assolombarda, ci stiamo impegnando per rendere ogni giorno di più la  sostenibilità un asset imprescindibile delle nostre aziende: una attitudine che affonda le radici in una cultura  d’impresa storicamente attenta al benessere del territorio e della comunità in cui si opera”.

“Dall’indagine presentata oggi - ha aggiunto il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia,  Jacopo Moschini - emerge che la Lombardia è l’osservatorio perfetto dove assistere ai cambiamenti che la  transizione ecologica sta apportando al mondo industriale, transizione che necessita di ulteriore sostegno a  questo percorso attraverso l’attivazione di formule di supporto alle imprese, in particolare alle Pmi, che siano  sempre più aderenti alle loro esigenze. Le imprese, favorevoli alla svolta sostenibile, chiedono che questa venga  affrontata e gestita in maniera pragmatica, senza approcci ideologici, per una transizione che non lasci indietro  nessuno”

Del resto, come ha sottolineato la Vice Direttrice Generale della Banca d'Italia Alessandra  Perrazzelli, “i rischi derivanti dal cambiamento climatico influiscono sulla crescita effettiva e potenziale dell’economia e sulla  stabilità del sistema finanziario. La Banca d’Italia è consapevole della rilevanza dei rischi climatici, della necessità di un efficace  contrasto e dell’urgenza di sensibilizzazione su questi temi a livello internazionale, nazionale e locale. In tali ambiti  è impegnata, a dare il proprio contributo nel suo ruolo istituzionale e come azienda. Le strategie che le imprese  stanno mettendo e metteranno in atto per affrontare il processo di transizione saranno decisive per il  posizionamento competitivo dell’industria italiana negli anni a venire. I risultati che sono stati raccolti con questa  indagine, rivolta all’Industria lombarda e a cui come Banca d'Italia abbiamo avuto il piacere di collaborare, ci  mostrano un’elevata consapevolezza delle imprese dell’importanza della posta in gioco, a cui tuttavia si  accompagnano azioni concrete e investimenti ancora improntati alla cautela. È fondamentale accelerare e  potenziare le iniziative delle imprese, affiancarle con interventi di politica economica e di regolazione, affinché i  rischi associati con la transizione verde siano minimizzati”

I risultati emersi confermano che il sistema produttivo lombardo ha iniziato ad accogliere il cambiamento in  atto in ragione di una sempre più crescente consapevolezza dei rischi connessi ai mutamenti climatici. Una  circostanza che, secondo l’indagine, ha sollecitato un gruppo di imprese innovative a sperimentare nuove  soluzioni in tema di sostenibilità ambientale. Lo si evince dalle informazioni raccolte attraverso una indagine  qualitativa promossa tramite focus group e una quantitativa realizzata con un questionario somministrato a  533 imprese manifatturiere (il 70% è una Pmi, il 7% una microimpresa e il 23% una grande impresa). Secondo un questionario somministrato a 533 imprese manifatturiere, con riferimento all’impatto delle  questioni ambientali sulla governance, oltre nove realtà su dieci affidano il presidio del tema ai vertici aziendali (il 45% al proprietario, socio o azionista di riferimento; il 32% all’amministratore delegato; il 9% dei casi al  presidente; il 6% al direttore generale). Secondo la ricerca, più le aziende sono grandi, maggiore è la  specializzazione funzionale, con l’attribuzione di responsabilità in ambito ambientale assegnate ad apposite  figure in azienda. Un altro aspetto analizzato dalla ricerca riguarda la percezione dei rischi legati al cambiamento climatico: quasi  un’impresa su quattro, infatti, dichiara di essere stata interessata (direttamente o indirettamente) da eventi  metereologici estremi tra il 2017 e il 2021. Dai dati raccolti emerge anche una maggiore esposizione ai rischi  fisici per le imprese situate nelle province montane, a testimonianza della criticità degli eventi calamitosi che  derivano dal dissesto idrogeologico. Le imprese segnalano anche “rischi di transizione” relativi a cambiamenti  giuridici, tecnologici, reputazionali e di mercato connessi proprio alla transizione ecologica (il 78% delle  imprese intervistate si considera direttamente o indirettamente esposto e il 45% direttamente), ai quali  risultano più sensibili le realtà della metallurgia, della chimica e della gomma-plastica. Per quanto riguarda la transizione energetica, in base ai dati offerti dalla ricerca, solo il 12% delle imprese riesce  ad autoprodurre da fonti rinnovabili oltre il 10% del proprio fabbisogno energetico e il 12% delle imprese dispone di impianti di cogenerazione.

Su questo fronte, i rincari dei prezzi energetici registrati negli ultimi mesi  a causa del conflitto in Ucraina hanno avuto un impatto negativo per oltre la metà delle imprese (54%) e sono  le realtà energivore ad aver subito un contraccolpo più pesante. Nonostante ciò, le realtà imprenditoriali più  dinamiche, secondo lo studio, hanno reagito allo shock imprimendo una forte accelerazione sul fronte  dell’efficientamento energetico e dell’installazione di impianti per l’autoproduzione di energia rinnovabile.  Anche la pandemia ha avuto un impatto notevole sul tessuto produttivo lombardo e, di conseguenza, sulla  capacità delle imprese di dedicare risorse a investimenti. Nello specifico, le informazioni raccolte suggeriscono  che il Covid-19 abbia causato un rallentamento degli investimenti green tra le imprese avviate a un percorso di  miglioramento in tema di sostenibilità ambientale. Tra queste, il 21% dichiara che, senza la pandemia, le risorse  dedicate sarebbero state maggiori. È, comunque, ragionevole aspettarsi che, rientrata l’emergenza sanitaria, la  tendenza connessa agli investimenti per la transizione ecologica possa tornare a crescere. Attraverso focus group con i vertici aziendali di 35 realtà manifatturiere lombarde sono state esaminate le  strategie di alcune delle imprese più attive sul fronte della transizione ecologica. In tema di interventi sulla  catena del valore, la quasi totalità delle imprese più avanzate ha effettuato investimenti per l’efficientamento  energetico, con la sostituzione di impianti obsoleti e l’utilizzo di tecniche innovative e di energia rinnovabile, sia  essa certificata o direttamente autoprodotta tramite impianti fotovoltaici, idroelettrici, geotermici, eolici. Sempre secondo la ricerca, inoltre, la gran parte delle imprese ha predisposto investimenti in ricerca e sviluppo  e nel design del prodotto in chiave sostenibile. Sul tema dell’efficientamento energetico, 11 realtà hanno sottolineato l’importanza degli interventi di riqualificazione del sito produttivo, tra cui la sostituzione dei vecchi  infissi e l’installazione di sistemi di climatizzazione efficienti e impianti di illuminazione a led. Sono, infine,  numerose anche le realtà che migliorano la propria sostenibilità ambientale attraverso la gestione degli scarti  di produzione, delle emissioni inquinanti e dei rifiuti, minimizzati attraverso il riuso dei materiali così da ridurre  gli sprechi di materie prime e l’impatto sull’ambiente. Le imprese più all’avanguardia, insomma, stanno sperimentando e rendendo sempre più concreto un vero e  proprio cambio di paradigma. Tra le ragioni che le spingono a cogliere la sfida della transizione ecologica emerge la necessità di promuovere la propria sensibilità ambientale e la spinta innovativa assicurando una maggiore efficienza ai propri processi.
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