Brevetti, università italiane al quarto posto in Europa per domande

- di: Barbara Bizzarri
 

Un recente, nuovo studio dell’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) ha evidenziato un significativo aumento delle domande di brevetto provenienti dalle università europee negli ultimi venti anni. Secondo lo studio, le domande di brevetto accademico rappresentano il 10,2% del totale dei brevetti depositati presso l'EPO dai richiedenti europei, segnalando il ruolo cruciale della ricerca universitaria nello sviluppo di innovazioni come i vaccini, la tecnologia mRNA, i materiali avanzati e le tecnologie laser: "L'Europa ha una lunga tradizione di eccellenza accademica, ma a volte lottiamo per trasformare la ricerca in successo commerciale - ha affermato il presidente dell'EPO, António Campinos -. Questo studio fa luce sull’inventiva accademica in tutta Europa per indirizzare ulteriormente le politiche e le strategie. Sfruttando i brevetti attraverso licenze, collaborazioni o spin-out, le università possono amplificare il proprio impatto generando valore sia sul mercato che a livello sociale. Come sottolinea il recente rapporto Draghi, c’è ancora un lavoro significativo da fare per realizzare un mercato unico della ricerca e della tecnologia in Europa, dal momento che il nostro studio rivela che il 10% delle startup con brevetti europei accademici ha la propria sede legale negli Stati Uniti”.

Brevetti, università italiane al quarto posto in Europa per domande

In Italia, le università hanno contribuito con l'8,6% delle domande di brevetto presentate da richiedenti italiani all'EPO tra il 2000 e il 2020. Il Paese, con 79 università, è al quarto posto in Europa per numero di atenei coinvolti nella richiesta di brevetti. Durante questo periodo, l'Italia ha generato complessivamente il 6,6% delle domande di brevetti accademici in Europa, per un totale di 7.088 brevetti. Il Politecnico di Milano è stato l'ateneo più attivo con 809 domande di brevetto, seguito dall'Università Statale di Milano (682), la Sapienza di Roma (502), l'Università di Bologna (472) e il Politecnico di Torino (419).

Il rapporto dell'EPO si basa su dati relativi a 1.200 università europee che hanno generato domande di brevetto tra il 2000 e il 2020. Oltre alle domande depositate direttamente dalle università, lo studio esamina anche i brevetti indiretti, presentati da altre entità, come imprese, che citano ricercatori universitari come inventori. È emerso che solo un terzo dei brevetti accademici è stato depositato direttamente dalle università, mentre la maggior parte è stata presentata da altre entità, con le piccole e medie imprese (PMI) che rappresentano il 30% di queste richieste.

Le università europee hanno comunque aumentato il proprio coinvolgimento diretto nei brevetti, passando dal 24% delle domande accademiche nel 2000 al 45% nel 2019, riflettendo un cambiamento nella gestione della proprietà intellettuale. Tuttavia, lo studio segnala che la collaborazione tra università e altre entità è ancora prevalentemente limitata ai confini nazionali, suggerendo un potenziale inespresso per collaborazioni transfrontaliere.

Per quanto riguarda l'Italia, tra il 2015 e il 2019, sono state 152 le startup italiane che hanno presentato domande di brevetto basate su invenzioni accademiche, il quinto dato più alto in Europa. Questo dato sottolinea la forza del trasferimento tecnologico dal mondo accademico al mercato.

Un piccolo gruppo di università, pari al 5% delle 1.200 esaminate, ha generato il 50% di tutte le domande di brevetto accademico. Tra queste, figurano istituzioni come l'Università di Grenoble Alpes, l’Università Tecnica di Monaco, l’Università di Oxford, il Politecnico di Milano, l’Università Statale di Milano, la Sapienza di Roma, l’Università di Bologna e il Politecnico di Torino. Queste università si concentrano maggiormente su discipline scientifiche e sono supportate da uffici dedicati al trasferimento delle conoscenze. Al contrario, il 62% delle università ha contribuito solo all'8% delle domande di brevetto, pur giocando un ruolo rilevante nei propri ecosistemi nazionali di innovazione.

Infine, l’EPO ha aggiornato la sua piattaforma gratuita Deep Tech Finder (DTF), uno strumento che facilita l'individuazione di università, spin-out e startup pronte a ricevere investimenti. Questo strumento ora include i dati di circa 900 università e oltre 1.550 spin-out, rafforzando i collegamenti tra il mondo della ricerca e il settore degli investimenti, con l'obiettivo di sostenere l'innovazione tecnologica in Europa.

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