Barocco e belcanto in Valle d'Itria

- di: Francesco d'Alfonso
 

La scuola napoletana, il belcanto e la musica barocca protagonisti della 45ma edizione del Festival della Valle d'Itria, che partirà il 16 luglio nella cittadina pugliese di Martina Franca.



Nato nel 1975 su iniziativa di un gruppo di appassionati musicofili, il Festival della Valle d’Itria è un appuntamento di richiamo internazionale per gli amanti della lirica, che tutti gli anni svolge nella città di Martina Franca, perla del barocco pugliese.
Fin dagli esordi il Festival si è caratterizzato per la coraggiosa riproposta - eroica in quel periodo - di un repertorio dimenticato e di una prassi esecutiva filologica, nel rispetto dei tipi vocali e fedele alle interpretazioni originali, con una rivalutazione del repertorio belcantista (da Monteverdi al protoromanticismo) e della Scuola musicale napoletana, di cui grandi protagonisti furono i compositori pugliesi.
“Albori e bagliori. Napoli e l’Europa: il secolo d’oro”: questo il titolo della quarantacinquesima edizione del Festival, in scena dal 16 luglio al 4 agosto 2019 nella splendida cornice del Palazzo Ducale di Martina Franca, ma anche in chiostri, chiese e antiche masserie della Valle d’Itria.
Al Palazzo Ducale andranno in scena il capolavoro di Domenico Cimarosa, Il matrimonio segreto (16, 20 e 31 luglio, 3 agosto), del 1792, e la più rara Ecuba di Nicola Antonio Manfroce (30 luglio, 4 agosto) del 1812: la prima diretta dal giovane Michele Spotti e la seconda da Fabio Luisi, direttore musicale del Festival; entrambi i titoli avranno la regia di uno dei più grandi maestri del teatro italiano, Pier Luigi Pizzi, la cui cifra stilistica è profondamente legata all’ideale di “bella semplicità” che contraddistingue il Classicismo e ne è la più luminosa eredità. Nello stesso spazio che accoglierà le due opere al Palazzo Ducale, si svolgerà, in forma semiscenica, Orfeo, pasticcio del napoletano Nicola Porpora (2 agosto).
Il contesto musicale partenopeo sarà anche al centro dell’apprezzata iniziativa “Opera in masseria”, con l’intermezzo L’ammalato immaginario (Erighetta e Don Chilone) del compositore calabrese Leonardo Vinci, che andrà in scena in diversi spazi per ben cinque serate (21, 25, 27, 29 luglio, 1 agosto). 
Il direttore artistico Alberto Triola così riassume il 45° Festival della Valle d’Itria: «Il cartellone 2019 incornicia la magnifica parabola di un secolo aureo, da Vinci e Porpora a Cimarosa e Manfroce, vale a dire dagli albori geniali della scuola napoletana fino agli stupefacenti bagliori che illuminano il cielo musicale di mezza Europa (Londra, San Pietroburgo, Vienna, Parigi), fino ai sorridenti riverberi, luccicanti di malinconia, che in pieno Ottocento hanno continuato a raccontare la sorprendente storia di una gloriosa tradizione musicale e dei suoi immortali protagonisti: compositori di successo, le cui opere, spesso capolavori ineguagliati, sono diventati modello, letteratura e, in alcuni casi, leggenda».
Il cartellone è arricchito poi da altre interessanti iniziative: un progetto artistico pensato per gli allievi dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, il Festival Junior, l’appuntamento con la musica sacra nella basilica di San Martino di Martina Franca e il Premio “Rodolfo Celletti”, che giunge quest’anno alla decima edizione.
«Arriviamo alla 45a edizione del Festival della Valle d’Itria - commenta il presidente Franco Punzi - nel totale rispetto dell’identità statutaria, che prevede la promozione di giovani artisti, vero pilastro della programmazione del Festival, e la riscoperta di opere inedite o dimenticate del repertorio del Belcanto. Tutto questo è inoltre coniugato alle risorse del territorio e alla valorizzazione dei beni culturali della Puglia, elementi che rispondono alle attese dei nostri Enti sostenitori: produrre cultura attraverso lo spettacolo e soddisfare le esigenze di un pubblico sempre più partecipe sono l’impegno di un articolato e puntuale Festival che resta coerente con l’intuizione di Paolo Grassi (Sovrintendente del Teatro alla Scala dal 1972 al 1977, n.d.r.), di origini martinesi, del quale quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita».

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