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L'autovelox è uguale per tutti, anche per i parlamentari

- di: Bianca Balvani
 
Che cosa meravigliosa è la politica, dove puoi fare grandi battaglie dialettiche, scegliendo, volta per volta, con chi e come schierarsi. Il nostro Parlamento ha sempre dato ospitalità a grandi oratori che davano il meglio di sé quando erano chiamati a sostenere tesi improbabili, dovendo quindi fare ricorso a fantasmagorici giri di parole, per giustificare quello che, alla luce della loro esperienza politica, era oggettivamente insostenibile.
Pensiamo ad Aldo Moro (monocorde, ma che trovava sempre gli argomenti giusti), a Giovanni Spadolini (cattedratico, ma efficace), ad Enrico Berlinguer (rude, ma forbito), a Giorgio Almirante (tecnicamente perfetto), a Bettino Craxi (fino all'ultimo coraggioso).

L'autovelox è uguale per tutti, anche per i parlamentari

Oggi dobbiamo accontentarci di altro, ma soprattutto di altri che non si fanno scrupolo di parlare lingue di cui sconoscono i rudimenti; di negare, con tartufesco eloquio, l'evidenza; di fare lunghissime circollocuzioni pur di non pronunciare quello che tutti si aspettano. Ma oggi dobbiamo celebrare una new entry, qualcosa che, mai sino ad oggi, si era vista nelle nostre Camere. Una interrogazione ad personam, presentata per favorire un solo e chiaro soggetto. Appunto, il presentatore.
A spezzare la spiacevole consuetudine che le interrogazioni dovrebbero essere animate dal desiderio di favorire le persone (anche se sono gli elettori di riferimento) è stata l'on. Alessia Ambrosi, deputata di Fratelli d'Italia, che ha chiesto ufficialmente al governo (che anche lei sostiene, con il suo voto) affinché si adoperi per disattivare un autovelox, proprio uno, collocato sulla strada che corre intorno al lago di Garda.
Direte: e allora? L'on.Ambrosi avrà raccolto le lamentele della gente, magari di chi l'ha votata e le ha chiesto di sostenere la protesta. Niente di tutto questo, perché, per quello che s'è capito, alla base dell'iniziativa parlamentare della deputata c'è il fatto che l'autovelox in questione l'ha beccata per sette volte percorrere la strada ad alta velocità, sicuramente superiore al limite massimo previsto.

Consentiteci di dirlo: spettacolare!
Usare lo strumento dell'interrogazione parlamentare per proprie esigenze è la massima espressione del detto ''il potere al popolo'', solo nell'accezione più restrittiva. Popolo inteso come una sola persona.
Che l'on.Ambrosi, nel suo piccolo, si sia inc...sorry, adombrata è confermato dal fatto che, verbali in mano, ha chiesto conto delle sanzioni al sindaco di Torri del Benaco (il paese dove è piazzato l'autovelox), Stefano Nicotra, che ha riferito che, a sua giustificazione - che evidentemente per la parlamentare equivale ad una esimente -, la deputata ha detto che correva, ma solo per impegni elettorali, dovendosi spostare in tempi stretti da un luogo all'altro.

Sarà anche così, ma l'autovelox, che è ''apolitico'', l'ha fotografata per quattro volte mentre andava a 90 km all'ora, contro il massimo di 50 imposto su quel tratto di strada.
A dimostrazione che l'on.Ambrosi ha preso terribilmente sul serio una faccenda che per molti potrebbe apparire paradossale c'è il fatto che la sua interrogazione è stata rivolta a tre - dicasi, tre - ministri: Piantedosi (Interno), Salvini (Infrastrutture) e Urso (Made in Italy, una delega che rende poco comprensibile il fatto che figuri anche lui tra i destinatari).
Alla tesi sostenuta dalla parlamentare, che l'autovelox non rispetta la normativa sull'installazione, il sindaco Nicotra ha risposto, piccato, che tutto è in regola, preannunciando che su questa vicenda potrebbe finire in procura.

Insomma un finimondo per qualcosa che i cittadini normali avrebbero contestato seguendo la normale trafila (ricorso, magari anche andando davanti ad un pretore). I cittadini normali, ma non l'on.Ambrosi. E c'è ora da domandarsi come i tre ministri intendono rispondere all'interrogazione, magari cercando di trattenere il sorriso.
A noi, che apparteniamo al popolo governato, tutta questa storia fa pensare a Totò. Sì, proprio a lui che definiva la morte come una ''livella'' davanti alla quale tutti siamo uguali. Come davanti ad un autovelox, dove essere il primo o l'ultimo degli uomini non fa differenza.
Scrisse don Lorenzo Milani: è la parola che rende uguali. Non, aggiungiamo oggi noi, una interrogazione parlamentare.
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