Autonomia differenziata, la Cassazione apre la strada al referendum per l’abrogazione totale
- di: Cristina Volpe Rinonapoli
Il cuore della riforma sull’autonomia differenziata, da sempre cavallo di battaglia della Lega e del ministro Roberto Calderoli, è ora più che mai a rischio. L’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione ha dato il via libera al referendum abrogativo totale della legge, segnando un passaggio decisivo per un tema che continua a dividere il Paese.
Autonomia differenziata, la Cassazione apre la strada al referendum per l’abrogazione totale
La decisione, arrivata a pochi giorni dalla sentenza della Corte costituzionale che aveva già eliminato i pilastri centrali della riforma, conferma che i cittadini potrebbero essere chiamati a esprimersi su una norma ormai svuotata di contenuto. Resta invece esclusa l’ipotesi di un quesito parziale, inizialmente proposto da cinque Consigli regionali a guida centrosinistra (Campania, Emilia-Romagna, Toscana, Sardegna e Puglia): secondo i giudici della Cassazione, le disposizioni contestate non esistono più, spazzate via dall’intervento della Consulta.
Il contesto: una riforma in declino
Quella che doveva essere una rivoluzione per il federalismo italiano si è trasformata in una corsa a ostacoli, culminata nell’intervento della Consulta. La riforma Calderoli, che puntava a concedere maggiore autonomia alle regioni più performanti, ha incontrato una resistenza politica e istituzionale senza precedenti. Per molti, si trattava di un progetto che avrebbe accentuato le disuguaglianze territoriali, cristallizzando un’Italia divisa tra un Nord autonomo e un Sud lasciato indietro.
La Consulta ha già tagliato le gambe alla legge, dichiarando incostituzionali alcune delle sue disposizioni più controverse. Tuttavia, per i promotori del referendum – tra cui spiccano sindacati, associazioni e rappresentanti del centrosinistra – questo non basta: l’intero impianto della legge deve essere cancellato.
Le reazioni politiche
La decisione della Cassazione arriva come una doccia fredda per il governo Meloni, che aveva tentato di tenere in vita il progetto di Calderoli nonostante le pesanti critiche. La Lega, dal canto suo, grida al complotto giudiziario, accusando i tribunali di ostacolare un percorso approvato in Parlamento. Il centrosinistra, invece, esulta: “È una vittoria della democrazia”, ha dichiarato il governatore campano Vincenzo De Luca, sottolineando come il referendum rappresenti “un’ultima difesa contro la disgregazione del Paese”.
Lo scenario futuro
Se confermato, il referendum potrebbe trasformarsi in un banco di prova non solo per l’autonomia differenziata, ma per l’intero progetto politico del governo. Il voto popolare rischia di polarizzare ulteriormente il dibattito pubblico, ponendo di nuovo al centro la questione dell’unità nazionale.
La domanda resta aperta: quale Italia emergerà da questa battaglia politica? Quella di un federalismo spinto, che divide competenze e risorse tra regioni, o quella di una solidarietà nazionale che cerca di ridurre le diseguaglianze? La strada verso il referendum è appena iniziata, ma una cosa è certa: la partita sull’autonomia differenziata non è solo giuridica, è profondamente politica e identitaria.