Auto elettriche: il no italiano fa slittare la decisione Ue 'a tempo debito'

- di: Redazione
 
Niente di fatto, in sede comunitaria, sull'adozione di una misura che preveda lo stop, a partire dal 2035, della vendita di auto nuove diesel e benzina. Il rinvio, come riferito dalla presidenza svedese, è ''a tempo debito'', una formula cui si fa ricorso raramente e che spesso sta a significare che un accordo non è previsto a breve, a fronte di diversità di posizione oggi insanabili. Il rinvio è stato imposto dal ''no'' al provvedimento annunciato, a chiare lettera, da Italia e Polonia, dall'astensione della Bulgaria, ma anche dalle forti perplessità espresse dalla Germania, che pone alla base dei suoi interrogativi il ricorso ai biocarburanti, a basso impatto inquinante. Il rischio reale è che il provvedimento, punto forte della politica ''green'' della Commissione, si impantani in estenuanti discussioni, traducendosi in una bocciatura di una decisione che, come sottolineato dal governo italiano, ha tratti così generali da non consentire di adattarlo alle singole realtà nazionali.

Auto elettriche: il no italiano fa slittare la decisione Ue 'a tempo debito'

Il fronte contrario dei quattro Paesi mette quindi a rischio una eventuale votazione (magari voluta dai sostenitori della definitiva svolta verde dell'automotive), perché non si potrebbe raggiungere che richiede una maggioranza qualificata o i 65% popolazione.
La posizione del governo italiano è stata ribadita dal ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, che ha confermato che, stante l'attuale proposta, Roma resta irremovibile sul voto contrario.
a Bruxelles per il Consiglio Competitività, ha confermato la posizione. E ha chiarito che allo stato attuale non c'è nulla

"L'Italia - ha detto Urso - vota contro come segnale per quanto riguarda tutta l'attività che la Commissione, le istituzioni europee, faranno, e faremo insieme a loro, nei prossimi mesi che riguarderanno gli altri dossier che sono ancora aperti. Non soltanto quelli inerenti l'automotive ma anche quelle inerenti il packaging piuttosto che l'eco-tessile, dossier nei quali noi chiediamo ragionevolezza". ''L'Italia - ha aggiunto - è tornata in campo come grande Paese, fondatore dell'Unione europea, che sa bene quali siano davvero il sentimento e la necessità di questo Continente. Noi siamo un Governo pragmatico che guarda innanzitutto agli interessi nazionali e alla sostenibilità del sistema sociale che è conseguenza della sostenibilità del sistema produttivo. E vorremmo che altrettanta consapevolezza e ragionevolezza ci siano nelle Istituzioni europee".
Urso ha quindi detto che ''non vediamo perché debba essere considerata soltanto l'elettricità. Non è una religione, è una tecnologia come altre. Se altre tecnologie, per esempio pensiamo ai biocombustibili, possono permetterci di raggiungere lo stesso obiettivo perché non dobbiamo utilizzarle?".
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