• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Albanese trionfa: l’Australia dice no al trumpismo

- di: Marta Giannoni
 
Albanese trionfa: l’Australia dice no al trumpismo

Storica riconferma per il premier laburista, mentre l’effetto Trump affonda i conservatori. Peter Dutton perde il seggio e la destra si ritrova senza guida.

(Foto: Anthony Albanese con Ursula von der Leyen)

Il vento cambia direzione anche nell’emisfero sud. Anthony Albanese, il primo ministro australiano di origini italiane, ha scritto una pagina di storia con una riconferma che mancava da oltre vent’anni. La sua vittoria nelle elezioni federali è netta, profonda, politicamente simbolica: non solo ha battuto gli avversari conservatori guidati da Peter Dutton, ma ha saputo trasformare un momento di difficoltà in un trionfo. A farne le spese è proprio l’opposizione, travolta anche da un’onda lunga che ha un nome e un volto ben noti: Donald Trump.
Secondo i dati ufficiali, il Partito Laburista ha ottenuto 86 seggi alla Camera dei Rappresentanti, ben oltre la soglia dei 76 necessari per governare senza alleanze. La coalizione Liberal-Nazionale si ferma a quota 52, mentre Verdi e indipendenti conquistano un numero record di 12 seggi. Il risultato è tanto più eclatante perché ribalta i pronostici di appena qualche mese fa, quando il governo appariva in affanno tra inflazione, sanità in crisi e case popolari insufficienti.

Il boomerang del trumpismo australiano
La svolta decisiva nella campagna elettorale è arrivata con il ritorno di Trump alla Casa Bianca. Mentre in patria il tycoon alimentava una nuova ondata protezionista e isolazionista, in Australia Peter Dutton ne copiava linguaggio e slogan. Da “Make Australia Strong Again” ai toni da guerra culturale, l’opposizione ha virato su una linea dura: meno immigrati, meno ambientalismo, meno diritti sociali. L’intento era chiaro: mobilitare l’elettorato più anziano, bianco, rurale. Ma il boomerang è tornato indietro.
“Questa non è l’Australia che vogliamo lasciare ai nostri figli”, ha dichiarato Albanese nel suo discorso della vittoria, acclamato a Sydney da migliaia di sostenitori in festa. “Abbiamo scelto l’unità, non la divisione. Il futuro, non la nostalgia.”
Il premier, figlio di un immigrato pugliese, ha fatto campagna in modo diametralmente opposto a quello del rivale: misurato, pragmatico, attento ai temi quotidiani. Ha promesso investimenti in infrastrutture e scuole, più fondi per la sanità e un piano straordinario per l’edilizia sociale. Ma soprattutto, ha attaccato frontalmente le politiche di Trump, denunciando i dazi imposti dagli Stati Uniti su acciaio e prodotti agricoli australiani. In un Paese esportatore per eccellenza, la mossa ha fatto presa.

Dutton esce di scena, battuto a casa sua
Il colpo di scena più clamoroso è arrivato da Brisbane: Peter Dutton ha perso il suo seggio elettorale di Dickson, roccaforte conservatrice da oltre vent’anni. A sconfiggerlo è stata Ali France, ex atleta paralimpica e giornalista, oggi volto emergente del laburismo inclusivo e moderno. “Oggi celebriamo non solo una vittoria politica, ma la conferma che la compassione può battere la paura”, ha detto France nel suo discorso di ringraziamento.
Dutton, visibilmente provato, ha ammesso la sconfitta senza giri di parole: “Dopo 24 anni in Parlamento, è il momento di lasciare. Il nostro partito ha fallito, ma tornerà più forte.” Un addio che apre una crisi interna tra le fila conservatrici, prive ora di una leadership credibile. I nomi che circolano per la successione sono quelli di Josh Frydenberg, ex ministro delle finanze, e Andrew Hastie, ex militare con toni più moderati.

Giovani e città: la nuova mappa del potere
I numeri parlano chiaro: a fare la differenza è stato il voto urbano e giovanile. Il 43% degli elettori australiani ha meno di 35 anni e, secondo un sondaggio condotto da Ipsos due settimane prima del voto, il 62% di loro si è dichiarato ostile al trumpismo. I giovani hanno votato in massa per i laburisti e i Verdi, spinti dai temi del cambiamento climatico, del costo degli affitti e dei diritti civili.
La capitale Canberra, Melbourne e Sydney hanno registrato percentuali bulgare per il centro-sinistra. Nelle periferie delle grandi città, Albanese ha recuperato terreno grazie a una narrazione rassicurante: proteggere i cittadini, difendere il sistema sanitario pubblico, evitare i tagli promessi dalla destra.

Una lezione per l’Occidente?
La vittoria di Albanese arriva a pochi giorni da quella, altrettanto sorprendente, del liberal Mark Carney in Canada. Anche lì, il trumpismo aveva ispirato la campagna conservatrice. Anche lì, gli elettori hanno scelto una leadership stabile e progressista. Un’analogia non casuale: Australia e Canada condividono il sistema Westminster, fanno parte del Commonwealth e dei “Five Eyes”, l’alleanza d’intelligence tra USA, UK, Canada, Australia e Nuova Zelanda.
Trump, sempre più isolato nella sua crociata contro i partner storici degli Stati Uniti, sta diventando un catalizzatore involontario per le forze progressiste nel mondo anglosassone. Lo ha ammesso tra le righe anche il quotidiano Sydney Morning Herald: “Come in Canada, anche qui Trump ha resuscitato la sinistra.”
Ma il paragone non si estende ovunque. In Gran Bretagna, il populista Nigel Farage ha ottenuto una vittoria significativa nelle recenti elezioni locali, soffiando voti a un partito conservatore allo sbando. La differenza? Né il premier Keir Starmer né la leader Tory Kemi Badenoch hanno preso le distanze da Trump. E forse, proprio qui sta la lezione.

Ora tocca governare
La sfida per Albanese inizia adesso. Il nuovo governo dovrà affrontare una congiuntura internazionale difficile: la frenata dell’economia cinese, l’instabilità del commercio globale, i segnali di recessione in Europa e America. Ma il premier ha ora un mandato pieno per rilanciare la transizione energetica, rafforzare i servizi pubblici e – soprattutto – ridefinire il ruolo dell’Australia nel mondo.
“Il nostro posto non è nell’ombra di nessuno”, ha detto Albanese. “Siamo una nazione matura, con una voce propria. E oggi, quella voce ha scelto la responsabilità.”


Notizie dello stesso argomento
Trovati 30 record
Pagina
2
05/12/2025
Svolta storica: Tokyo spinge su esportazione armi e aumenta la difesa
Il Giappone alza la spesa militare, apre all’export di armi e rafforza i rapporti con Wash...
04/12/2025
La sinistra e i “moniti” di Francesca Albanese
Francesca Albanese, le reazioni della sinistra italiana dopo l’assalto alla redazione de L...
04/12/2025
Esenzione Imu per gli italiani all’estero: dalla Camera via libera unanime
Una misura che tocca patrimonio, flussi migratori e legame economico con il Paese
04/12/2025
La Russa rilancia il “fine pena a casa” per Natale
Ignazio La Russa punta a un decreto entro Natale per consentire ai detenuti a fine pena di...
04/12/2025
Maduro-Trump, telefonata cordiale nel pieno dell’ultimatum
Analisi approfondita della telefonata tra Nicolás Maduro e Donald Trump, nel pieno delle t...
Trovati 30 record
Pagina
2
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720