• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Le challenger bank si fanno grandi: Opa, fusioni e il nuovo risiko

- di: Jole Rosati
 
Le challenger bank si fanno grandi: Opa, fusioni e il nuovo risiko
Crisi di modello, vigilanze più dure e Bce severa: le banche digitali virano verso l’aggregazione per restare in partita.

Una metamorfosi inevitabile

C’era una volta il tempo delle challenger bank: nate all’ombra dei tassi zero, con modelli agili, tutto digitale, asset leggeri e ambizioni pesanti. Poi è cambiato tutto. La Bce ha girato la manopola dei tassi verso l’alto, Bankitalia ha puntato il faro sulla sostenibilità dei modelli di business, e le startup bancarie si sono ritrovate improvvisamente fuori dal paradiso. Ora si ricompongono sotto il segno del consolidamento.

L’aggregazione non è più un’opzione, ma una via di salvezza. Dopo i casi Smart Bank e Banca Progetto, dopo la frenata di Illimity e il riassetto di Banca Sistema, il comparto delle “sfidanti” si trova di fronte a una svolta epocale. Da mini-banche ambiziose a pedine di un risiko di sistema.

Le radici del boom

Tra il 2015 e il 2020 l’Italia è stata terreno fertile per le banche native digitali. A motivarle non era solo la spinta tecnologica, ma un contesto di mercato fortemente condizionato dalla politica monetaria espansiva e dalla necessità di disintermediazione bancaria. Margini compressi, filiali costose, personale da pagare: ecco la fessura da cui si è infilato il nuovo modello.

“Le challenger sono figlie della crisi dei margini. Hanno proposto un modello più snello, dove la tecnologia riduce il peso operativo e consente di raggiungere clienti in modo più diretto, con costi marginali ridotti”, ha spiegato Dario Spoto, partner di Kpmg Corporate Finance.

Nel giro di pochi anni sono arrivate in Borsa, hanno raccolto capitali, lanciato cartolarizzazioni, creato piattaforme ibride tra fintech e banca tradizionale. Secondo il Digital Banking Maturity Report 2024, le banche digitali italiane crescevano tra il 2019 e il 2023 a un ritmo del 50% annuo, dieci volte la media del settore.

Dal sogno all’attrito: arriva la stretta

Poi è arrivato il conto. Nel 2022-2023, con l’inflazione a due cifre, la Bce ha invertito la rotta: +450 punti base in 18 mesi. E con i tassi alti è finito il carburante gratuito delle startup bancarie. La raccolta è diventata improvvisamente un costo.

Alcune realtà, come Smart Bank, hanno iniziato a offrire rendimenti fino all’8% sui depositi per raccogliere liquidità. Ma senza impieghi redditizi, la spirale si è avvitata. Nel dicembre 2023, la banca è stata posta in amministrazione straordinaria. Era solo l’inizio.

L’Autorità di Vigilanza ha intensificato i controlli: solidità patrimoniale, trasparenza e sostenibilità sono ora le parole d’ordine. Colpite anche realtà come Banca Sistema e Illimity.

Il caso Illimity: passaggio di testimone

Illimity, fondata da Corrado Passera, è stata per anni il simbolo della nuova finanza bancaria italiana. Nel 2024 però qualcosa si è rotto: fuoriuscita dagli Npl, ristrutturazioni, e una rettifica da 53,5 milioni di euro per una cartolarizzazione in contenzioso.

Banca Ifis ha colto l’occasione: Opa lanciata a giugno 2025, adesioni per l’84,09%, rilancio con premio per raggiungere il 90%. Passera ha aderito, cedendo quasi il 4% del capitale.

“Costruiremo un polo innovativo, unendo la nostra forza nei crediti deteriorati con la piattaforma tecnologica e commerciale di Illimity”, ha dichiarato Frederik Geertman.

CF+ e Banca Sistema: l’altra fusione che cambia le carte

CF+, controllata dal fondo Elliott, ha annunciato un’Opa su Banca Sistema. Il prezzo di 1,80 euro per azione ha causato un crollo del titolo dell’11,4%.

Gianluca Garbi, fondatore e maggiore azionista, ha aderito subito. CF+ punta alla fusione per incorporazione e a costruire un gruppo “agile, specializzato e capace di sinergie”.

Il nodo Banca Progetto

Uno dei casi più complessi resta Banca Progetto, commissariata a inizio 2025 dopo un’indagine su finanziamenti garantiti dallo Stato a soggetti sospetti. Puntava tutto sul credito alle Pmi ma ora deve scegliere: una ricapitalizzazione pesante o una bad bank con cessione dei crediti migliori.

Il risiko accelera: Cherry, Bff, AideXa

Cherry Bank continua la strada dell’M&A. Dopo due acquisizioni, il Ceo Giovanni Bossi ha dichiarato: “Il mercato offre occasioni e non ci tireremo indietro”.

Bff Bank è finita nel mirino dopo un intervento di Bankitalia, mentre AideXa – focalizzata sul credito istantaneo – prepara una possibile partnership con una fintech internazionale.

Da startup a sistema: il futuro delle digital bank

“Il vero salto sarà nel passaggio da un’offerta di massa a una focalizzazione sulla clientela affluent”, spiega Luigi Mastrangelo (Deloitte). Il futuro non è più nei conti retail a basso margine, ma in un’offerta dove innovazione e servizio valgono più del pricing.

Le fusioni permetteranno di razionalizzare le piattaforme, investire nell’AI e ridurre i costi. Meno challenger, ma più forti.

La spinta regolatoria

Bankitalia è stata chiara: il sistema deve migliorare i coefficienti di solvibilità e ridurre la dipendenza da funding instabile. La Bce impone soglie minime di capitale e nuove definizioni di default. La cornice si stringe.

Morte delle challenger? No, nuova fase

Non è la fine delle banche digitali. È la fine dell’illusione che basti una buona app per competere. Il consolidamento può trasformare un’intuizione in un progetto solido e sostenibile. Il nuovo risiko non cancella le challenger. Le rilancia.

Notizie dello stesso argomento
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720