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Kennedy Center, fuga di abbonati e artisti dopo l’arrivo di Trump

- di: Jole Rosati
 
Kennedy Center, fuga di abbonati e artisti dopo l’arrivo di Trump
Tagli alla diversità, show cancellati e proteste: il centro simbolo della cultura USA in piena crisi di identità.

Il Kennedy Center sotto la gestione Trump: un declino annunciato
Il John F. Kennedy Center for the Performing Arts di Washington D.C., simbolo della cultura americana, sta vivendo una delle sue crisi più profonde. Dopo la controversa nomina di Donald Trump a presidente del consiglio di amministrazione nel febbraio 2025, le vendite degli abbonamenti per la stagione successiva sono crollate del 36%, passando da 4,4 milioni di dollari nel 2024 a 2,8 milioni nel 2025.
Questo drastico calo è stato accompagnato da una diminuzione del 50% nelle vendite di biglietti singoli nei mesi di aprile e maggio rispetto all’anno precedente . Le cause principali sembrano essere le modifiche radicali apportate alla programmazione e alla gestione del centro, con l’eliminazione delle iniziative di diversità, equità e inclusione (DEI) e la promozione di contenuti “family-friendly” e “non-woke”.

La fuga degli artisti e le proteste del pubblico
Le scelte di Trump hanno provocato una vera e propria emorragia di artisti e produzioni. Il celebre musical “Hamilton” ha annullato le sue rappresentazioni, con il creatore Lin-Manuel Miranda che ha dichiarato: “Il Kennedy Center non è stato creato in questo spirito, e non ne faremo parte finché sarà il Trump Kennedy Center”.
Anche altre figure di spicco del mondo dello spettacolo, come Issa Rae, Shonda Rhimes e Ben Folds, hanno preso le distanze dall’istituzione, annullando le loro partecipazioni e incarichi . Inoltre, almeno dieci membri del cast del musical “Les Misérables” hanno annunciato il boicottaggio di una performance prevista alla presenza di Trump. 

Le reazioni del nuovo management e le accuse di cattiva gestione

Richard Grenell, nominato da Trump come presidente ad interim del centro, ha attribuito la crisi finanziaria alla precedente gestione, accusando l’ex presidente Deborah Rutter di aver falsificato i bilanci per nascondere un deficit di 26 milioni di dollari . Tuttavia, molti osservatori ritengono che le politiche attuali stiano aggravando la situazione, alienando il pubblico tradizionale e gli artisti. 
In risposta alle critiche, Trump ha pianificato un gala di raccolta fondi con sponsorizzazioni fino a 2 milioni di dollari, che includevano opportunità fotografiche con l’ex presidente. Tuttavia, l’efficacia di queste iniziative nel risollevare le sorti del Kennedy Center rimane incerta. 

Una crisi senza precedenti 
La trasformazione del Kennedy Center sotto la guida di Donald Trump ha innescato una crisi senza precedenti per l’istituzione culturale. Le scelte artistiche e gestionali hanno provocato un drastico calo delle entrate e la fuga di artisti e pubblico. Resta da vedere se il centro riuscirà a recuperare la fiducia della comunità artistica e del pubblico, o se continuerà su un percorso di declino.

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