Consumatori preoccupati, aspirazioni al risparmio e dubbi sul ruolo internazionale di Washington.
L’ultimo dossier pubblicato da Ipsos, intitolato “Know the New America & Beyond – November 2025”, dipinge un panorama a tinte fosche per gli Stati Uniti e per la leadership di Donald J. Trump. Ma tra i numeri emerge anche il desiderio — trasversale — di politiche concrete per rendere la vita più accessibile. Scaviamo nei dati e nelle ultime tendenze.
Fiducia al minimo: americani sotto stress
Secondo Ipsos, l’indice LSEG/Ipsos Primary Consumer Sentiment è calato di 4,4 punti rispetto allo scorso anno, con un crollo ancora più netto sulle attese future: –9,4 punti.
La componente “Current” scende a 43,1, “Jobs” a 62,9 e “Investment” a 45,0 — tutti indici in flessione rispetto a un anno fa.
In aggiunta, un sondaggio di inizio novembre della University of Michigan (via Reuters) segnala che il sentimento dei consumatori americani si trova ai minimi da circa tre anni e mezzo (indice a 50,3), un crollo che coincide con instabilità politica e timori legati al blocco del governo federale.
Costi quotidiani e politica: ciò che davvero interessa all’elettore
Una recente rilevazione firmata Reuters/Ipsos mostra che per il 40% degli intervistati il “cost of living” è il tema dominante in vista delle prossime elezioni di mid-term, superando con ampio margine questioni come la democrazia o l’immigrazione.
Tra le misure più popolari — e trasversalmente accettate — spiccano l’aumento del salario minimo, la riduzione dei costi sanitari e iniziative per rendere più accessibili alloggi e beni di prima necessità. Anche molti elettori tradizionalmente conservatori si dichiarano favorevoli.
Un sondaggio del marzo 2025 rivela che ben il 61% degli americani ritiene che il costo della vita sia “sulla strada sbagliata”, mentre solo il 22% vede un miglioramento.
Dietro la rabbia per i conti troppo salati, c’è un’elettorato affamato — non solo di cibo — ma di risposte concrete. Politiche di accessibilità, wage-flooring, controllo degli affitti e sussidi: tematiche che fino a poco tempo fa suonavano “progressiste”, ma che oggi raccolgono consenso trasversale.
Leadership in bilico: il gradimento di Trump scende
Con questi umori, la popolarità del presidente Trump ne risente: il sondaggio di novembre di Ipsos lo dà al 38% di approvazione — il livello più basso dall’inizio del suo secondo mandato. Le ragioni dietro questo calo sono riconducibili alla gestione dei prezzi alti e al malcontento crescente sulle condizioni economiche generali.
Una più ampia inchiesta di Reuters conferma risultati simili: circa il 65% degli intervistati, inclusi molti repubblicani, disapprova la sua gestione del costo della vita.
Un paese in bilico anche all’esterno: immagine internazionale in ribasso
Nel report Ipsos/Halifax International Security Forum diffuso a novembre 2025, la percezione globale degli Stati Uniti appare in declino: solo il 48% degli intervistati in 30 paesi ritiene che gli USA avranno un’influenza positiva sugli affari mondiali. Un anno prima la percentuale era al 60%.
Questo dato riflette una crescente prudenza verso la proiezione internazionale di Washington, anche alla luce di tensioni geopolitiche e dell’incertezza economica globale.
Indicatori economici alle strette: meno spesa, più cautela
Un report di inizio dicembre 2025 segnala un rallentamento nella spesa dei consumatori: nel mese di settembre, la spesa al consumo è cresciuta solo dello 0,3% rispetto al mese precedente, segnalando una perdita di slancio dopo mesi di spinta moderata. Il dato è accompagnato da una inflazione (indice PCE) salita al 2,8% su base annua — il ritmo più rapido degli ultimi 18 mesi.
Secondo molti economisti, questo indica una debolezza crescente nei ceti medio-bassi e bassi, quelli più fragili e più esposti al rincaro di beni di prima necessità, petrolio, energia e generi alimentari.
È lo scenario che nel linguaggio economico viene definito come una “ripresa a K”: una parte della popolazione — spesso quella con redditi e risparmi elevati — continua a spendere, ma la maggioranza resta sotto pressione.
Cosa significa per il futuro degli USA e delle elezioni 2026
- L’economia reale — inflazione, affitti, beni di prima necessità — è tornata al centro delle preoccupazioni quotidiane degli americani, segnando una rottura con discorsi ideologici o culturali.
- Il calo di fiducia e il malessere sociale alimentano l’appeal per politiche concrete di “affordability” e per un welfare più forte, anche come forma di risposta bipartisan.
- Per il 2026, le elezioni di medio termine si annunciano come un referendum sulla capacità dell’amministrazione Trump di rispondere ai bisogni economici reali degli elettori. Il costo della vita sarà al centro di ogni campagna elettorale — non solo per i Democratici.
- Sul piano internazionale, la diminuzione della stima verso gli Stati Uniti potrebbe ridisegnare alleanze, reputazione globale e soft power Usa. Una sfida sempre più ardua per Washington.
In definitiva: nel cuore del 2025, la “nuova America” appare meno entusiasta di un presidente che apostrofava l’economia come priorità — e più attenta a cosa pesa davvero sul portafoglio. Un elettorato affaticato e — forse — pronto a chiedere conto. La domanda che pende sul 2026 è semplice ma potente: quanto può sopravvivere un consenso costruito su promesse di grandezza, quando il carrello della spesa non torna?