"Regina" della finanza strategica per le imprese. 2019 anno record. Corinna zur Nedden ne svela i ‘segreti’
Ambromobiliare (“Ambro”) è diventata tra le principali realtà nel campo della finanza strategica, affiancando in questo percorso le imprese che intendono crescere raccogliendo capitale di rischio, tra cui anche l’ingresso in Borsa attraverso la quotazione al mercato Aim di Piazza Affari, campo nel quale Ambromobiliare è leader assoluto. “Ambro” ha infatti assistito ben il 34% delle società quotate all’Aim e la stessa Società è quotata in questo segmento di Borsa Italiana. Ne parliamo con Corinna zur Nedden Amministratore Delegato di Ambromobiliare.
Come è andato il 2019 per quanto riguarda lo sbarco delle matricole in Borsa (all’inizio dell’anno si parlava di ‘pipeline piena’) e quali scenari si prevedono per il 2020? Quante Ipo avete attualmente ‘in caldo’?
Il 2019 è stato un anno record per Ambromobiliare. Abbiamo seguito nove IPO con successo per una raccolta superiore ai 40 milioni di euro: da Neosperience (settore Ict) a CrowdFundMe (finTech), da Eles (semiconduttori) a Officina Stellare (aerospaziale). E poi, ancora, Relatch (Ict), CleanBnB (property management), Radici Pietro I&D (tessile), UCapital24 (social network finanziario), Copernico Sim (servizi finanziari). Quindi ad oggi siamo arrivati a 47 quotazioni in Borsa seguite da Ambromobiliare. E la pipeline per il 2020 è di nuovo ricca. Stiamo seguendo aziende dell’Impiantistica, Security, Servizi, Finance e Micro Mobility. Inoltre abbiamo un mandato per un IPO sul segmento STAR.
Siete una Società di advisory in finanza strategica orientata alle imprese di medie dimensioni ed operate come gruppo integrato con l’obiettivo di costituire un punto di riferimento per l’imprenditore. Qual è l’approccio strategico specifico di Ambromobiliare nell’offerta dei propri servizi? In altre parole, quali sono i vostri punti di forza?
Il nostro track record garantisce un know how acquisito che è il più ampio sul mercato. Abbiamo seguito aziende operative nei settori più diversi, in diverse fasi di vita della gestione, dalla start-up, come Clean BnB, all’azienda matura, come Masi Agricola, con pochi milioni di fatturato o alcune decine. I nostri punti di forza sono: la capacità di individuare l’eccellenza del cliente, di tracciare una buona equity story, di coinvolgere altri partner nell’operazione, e la totale indipendenza della struttura da fornitori di capitali che evita qualsiasi conflitto d’interesse. In più, in ogni operazione i partner di Ambromobiliare sono coinvolti direttamente, in prima persona. Per l’imprenditore è un ulteriore elemento di tranquillità.
In quali specifiche aree di business proponete i vostri servizi? E quali di queste aree di business mostrano oggi una maggiore richiesta di servizi da parte delle Pmi?
Ambromobiliare assiste le imprese clienti nella definizione e realizzazione di operazioni di finanza straordinaria tramite l’apporto di competenze e relazioni, di know-how e di capacità di proporre specifiche (e talvolta innovative) soluzioni disegnate sulla base delle specifiche esigenze manifestate da ciascun cliente più che altro nell’ambito Equity Capital Market (IPO e Aumenti di Capitale) e nel Financial Advisory (M&A e Valuation/Fairness Opinion). La maggior parte del nostro fatturato viene generato però dalla divisione Equity Capital Market.
Lei evidenzia spesso che il ruolo operativo di “Ambro” è caratterizzato dalla totale indipendenza rispetto ai ‘fornitori di capitale’ - banche ed investitori istituzionali – che, ha affermato, sono “sempre più in conflitto di interesse”. Quali distorsioni possono creare a danno delle Pmi questi ‘conflitti di interesse’?
Il conflitto di interesse si palesa più spesso alla fine del processo di IPO quando la banca Global Coordinator presenta l’emittente agli investitori istituzionali. Lì bisogna chiedersi chi è il vero cliente della banca: l’emittente o l’investitore. La risposta è l’investitore che vuole “comprare bene” in IPO per poi migliorare successivamente la performance del suo portafoglio. La banca ha spesso relazioni pluriennali con gli investitori e tornerà da loro con altri emittenti. Se l’investitore ha “comprato bene” nell’ultimo operazione, ovviamente è più propenso ad altre sottoscrizioni in IPO. Ambromobiliare si definisce in questo caso come uno scudo per l’emittente che può consigliare il prezzo d’equilibrio tra le richieste del mercato (valutazione bassa) e dell’emittente (valutazione alta).
Il vostro obiettivo strategico dichiarato è di diventare uno dei principali player italiani nei settori ‘corporate finance’ e dell’‘investment banking’, con capacità operativa a 360 gradi, dalle operazioni di finanza strutturata alle operazione sul capitale di rischio. Ora che siete diventati un marchio distintivo e noto sul mercato italiano, con quali mosse strategiche intendete raggiungere tale obiettivo?
Abbiamo anche fatto qualche due diligence per approfondire le possibilità di collaborare con potenziali partner. Alla fine però abbiamo deciso di ampliare lo spettro dell’investment banking con le nostre forze. Abbiamo quindi promosso la prima Sicaf che investe prevalentemente nelle società quotande e quotate su AIM Italia, la 4AIM SICAF, che è quotata anche lei su AIM dal 2016. Quindi Ambromobiliare può contare su un investitore specializzato di un certo peso che a oggi ha raccolto circa 25 milioni di euro da investire sulle aziende quotate all’Aim.
Il secondo passo strategico per ampliare la capacità operativa del Gruppo Ambromobiliare è l’attivazione di Mit Sim, che sarà operativa appena ricevute le autorizzazioni delle autorità competenti. Abbiamo avviato quest’attività insieme ad alcuni soci e partner già operativi nel settore. Mit Sim sarà in grado, infatti, di curare il collocamento delle azioni nelle operazioni di Ipo che preludono alla quotazione in borsa di una società. La nuova struttura si proporrà come intermediario specializzato nella prestazione dei servizi di investimento e affiancherà le società quotande su Aim Italia, specialmente nella fase di collocamento, assumendo poi anche il ruolo di operatore specialista.
Qual è il vostro modello di Corporate governance? Lo ritiene adeguato per gli obiettivi che vi siete posti?
Assolutamente. Il nostro modello di Corporate Governance prevede oltre alla quota rosa in CdA, il voto di lista, il comitato per le parti correlate, l’Investor Relations e l’applicazione del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ai sensi del D.Lgs. 231/2001. Siamo pronti per raggiungere i nostri obiettivi!
I risultati al 30 giugno 2019 di Ambromobiliare sono caratterizzati da consistenti segni più: i ricavi netti sono cresciuti del 72% rispetto a quelli del primo semestre 2018 e sia l’Ebitda che l’Utile netto sono passati al segno più rispetto a quello meno del primo semestre 2018. Come valuta questi risultati e quali le previsioni per l’intero 2019?
Ambro ritiene che l’utile del primo semestre 2019, visto poi il numero degli incarichi conclusi con successo nel secondo semestre e lo stato avanzamento lavori di quelli in essere, sarà incrementato nel corso del secondo semestre 2019. Pertanto il management si ritiene fiducioso in merito ai risultati gestionali complessivi, attesi per l’intero anno 2019.
Tornando alle Ipo, quali sono i settori sui quali gli investitori sono più propensi a scommettere? E come è percepito oggi il ‘rischio Italia’?
Tutti i settori sono potenzialmente interessanti per un’IPO. Importante è che l’equity story da raccontare agli investitori sia attraente. È fondamentale per il successo di un’IPO che si possano prospettare agli investitori un ritmo di crescita elevato, la nascita di un nuovo mercato, un alto tasso di innovazione oppure una nicchia di mercato con alte barriere di entrata che promette una marginalità superiore ai competitors.
Secondo noi, il “rischio Italia” viene percepito come un’opportunità dagli investitori stranieri. L’alta specializzazione nei vari settori e il grande potere di innovazione delle PMI italiane sono conosciuti all’estero e quindi la possibilità di entrare in un progetto di crescita al prezzo giusto viene valutata positivamente.
Come valuta le prospettive di mercato per l’anno 2020. Le PMI profitteranno ancora dai nuovi PIR (Piani di Investimento Personali)?
Il mercato AIM Italia ha tratto vantaggio specialmente nell’anno 2019 dalla raccolta sui PIR 2.0. Poi si è fermata la raccolta con i PIR proposti dal governo precedente. Adesso sono stati rimossi quei vincoli cioè l’obbligo di investire in venture capital, quindi la raccolta dovrebbe ripartire. Solo Mediolanum, che è il più grande investitore su AIM Italia, si è dato degli obiettivi ambiziosi di raccolta sui PIR (700 milioni nel 2020). Si tratta di una cifra importante nell’ambito di una raccolta complessiva del mercato dei PIR prevista quest’anno attesa fra 3,5 e 4 miliardi di euro. Per Ambromobiliare significa una cosa: dove c’è domanda per titoli quotati, si crea automaticamente l’offerta.
Lei è una donna di successo, potremmo dire un ‘benchmark’ in un quadro in cui, come lei stessa ha affermato in un’intervista, “se tu vedi chi studia e chi finisce economia sono più donne che uomini e poi iniziano anche a lavorare. I neo assunti sono 50 e 50, la scrematura arriva dopo: man mano che passano gli anni, le donne spariscono”. Per arrivare dove è arrivata ha dovuto lottare e faticare molto, conciliando il lavoro con la famiglia e adattandosi anche a un mondo, come quello italiano, che da questo punto di vista è più difficile di quello tedesco da cui proviene. Alla luce di tutto ciò, relativamente alla specifica situazione italiana è favorevole o contraria al sistema delle ‘quote rosa’ e perché?
Sono assolutamente favorevole. Una volta non lo ero perché ero convinta che fosse sufficiente la professionalità di una donna per entrare in un CdA, ma purtroppo i fatti dimostrano che non è così. Quando propongo ai nostri clienti in quotazione su AIM Italia di rispettare anche la quota rosa in consiglio, requisito non dovuto su questo mercato, molto spesso devo affrontare delle discussioni e ancora oggi, nel 2020, mi ritrovo a dover spiegare che ci sono addirittura studi dell’MIT di Boston sulla maggiore efficienza dei Consigli “misti”. Un piccolo commento sul confronto Italia/Germania: non ci sono assolutamente differenze tra i due paesi a riguardo delle quote rosa. Anche in Germania la situazione è preoccupante dal punto di vista femminile. Le quote rosa nei consigli di amministrazione delle 30 aziende rappresentate nell’indice DAX rappresentano solo il 14% (dato di gennaio 2019).