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Fumo dal Canada, Italia nella nebbia tossica: Monte Cimone avverte

- di: Bruno Coletta
 
Fumo dal Canada, Italia nella nebbia tossica: Monte Cimone avverte

Dagli incendi boreali alla vetta dell’Appennino: l’aria italiana si carica di particolato, CO e ozono. Il Cnr: “Tracce chimiche inequivocabili, il fumo è arrivato fin qui”.

Incendi straordinari e nube globale
Tra maggio e giugno 2025 il Canada ha vissuto una delle stagioni di incendi più devastanti di sempre: oltre 1.985 focolai attivi al 16 giugno e una superficie bruciata pari a circa 3,87 milioni di ettari, secondo i dati ufficiali. Province come Manitoba e Saskatchewan hanno emesso stati di emergenza e evacuato ben 40.000 persone. Il bilancio nazionale include due vittime civili e danni ingenti a infrastrutture, come la distruzione di un deposito di acqua in Saskatchewan .
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La lunga traversata dell’inquinamento
Il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) ha documentato ben due importanti plume di fumo: una alla fine di maggio che ha lambito il Mediterraneo, e una successiva, più massiccia, che ha attraversato l’Atlantico dal 22 maggio al 2 giugno, arrivando fino all’Europa nord-occidentale. L’ossido di carbonio e l’ozono, insieme al black carbon, hanno fatto il viaggio sulle correnti d’alta quota, come confermato dai modelli LAGRANTO usati dall’ISAC CNR.
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Qui l’Italia: Monte Cimone tra polveri e gas
Il 8 giugno il CNR ISAC ha registrato all’osservatorio di Monte Cimone un picco improvviso di polveri sottili (incluso black carbon), CO e ozono. I valori di black carbon hanno superato 1 µg/m³, più del doppio della norma, con conferma dell’origine da biomassa. Il CO ha toccato 204 ppb, mentre l’ozono è aumentato del 30%, grazie a reazioni fotochimiche sulla nube in quota.
Il celiometro ALICE Net ha osservato tra il 6 e l’8 giugno strati aerosol ad alta quota (ta 1.500 e 4.100 metri s.l.m.) che il giorno 8 si sono abbassati fino alla dorsale del Cimone. Le particelle di aerosol, tra 100 nm e 1 µm, hanno subito un processo di “invecchiamento”, modificandosi chimico fisicamente durante il lungo viaggio.
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Un impatto globale e locale da nubi invisibili
Il fenomeno ha lasciato tracce ben oltre il Monte Cimone. In Europa la situazione si è manifestata con cieli lattiginosi, tramonti intensi e focolai sottili fino alla Francia e alla Normandia il 9 giugno. Negli USA, tra il 4 e l’11 giugno, la qualità dell’aria è precipitata in molti stati del Midwest e Nord Est: il Minnesota ha anche lanciato il primo avviso “maroon” (AQI > 250) nella sua storia.
Il CAMS ha stimato che gli incendi del 2025 hanno già emesso circa 56 megaton di CO₂ entro i primi giorni di giugno, superati solo dal record del 2023. 
Questi incendi, peggiorati da siccità straordinarie e ondate di calore amplificate dai cambiamenti climatici, stanno già cambiando non solo l’ambiente ma anche le politiche di contenimento dei fuochi .
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La lezione di Monte Cimone
Il caso italiano, illustrato dal CNR, conferma la vulnerabilità europea a fenomeni transoceanici: Monte Cimone non è più lontano dal Canada, anche se invisibilmente. Quelle misurazioni di CO, BC e ozono colgono un legame fisico, chimico e climatico con l’altra sponda dell’Atlantico.
È tempo di riflettere: l’aria che respiriamo è una risorsa globale e mobile. Minimizzare gli effetti del cambiamento climatico e investire in sistemi di monitoraggio, come il prossimo Sentinel 4 in arrivo nel luglio 2025, è urgente .
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Cosa ci mostrano Cnr e CAMS
Il Cnr e il CAMS ci mostrano che eventi remoti possono cambiare il clima e la salute di ogni respiro. Quell’alba nebbiosa sul Monte Cimone dell’8 giugno è stata un avvertimento meteorologico: il fumo invisibile del Canada oggi è parte del nostro cielo. La sfida? Riconoscerlo, monitorarlo e – soprattutto – arginarlo.

 


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