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Acquedotto Pugliese, siglato il “Patto per l’Acqua” di Utilitalia

- di: Barbara Bizzarri
 
Acquedotto Pugliese, siglato il “Patto per l’Acqua” di Utilitalia

Le eccellenze dell’industria idrica italiana associate a Utilitalia (che rappresenta i gestori che forniscono i servizi idrici all’80% della popolazione) fanno squadra per mettere al servizio del Paese le proprie competenze e capacità industriali, dato il contesto di crisi aggravato dagli effetti dei cambiamenti climatici. Acquedotto Pugliese è quindi tra i firmatari del “Patto per l’Acqua”, un’iniziativa che punta a compiere ogni azione utile a sostegno di politiche nazionali di tutela ambientale e della risorsa, di resilienza delle reti e dei sistemi di approvvigionamento, per garantire ai cittadini universalità e qualità dei servizi offerti e gestioni all’altezza delle future sfide.

Acquedotto Pugliese, siglato il “Patto per l’Acqua” di Utilitalia

“Sottoscriviamo con convinzione questo patto - spiega Domenico Laforgia, presidente di AQP e vicepresidente di Utilitalia con delega allo sviluppo per il Sud - perché solo alzando il livello complessivo di gestione sul territorio nazionale potremo dare risposte efficaci alle sfide del futuro. Acquedotto Pugliese di fatto opera già a livello sovraregionale avendo le sue principali fonti di approvvigionamento in Basilicata e Campania, per cui può portare al Paese l'esperienza di un sistema solidale che funziona. Anche sugli investimenti AQP è in piena media europea, con 80 euro per abitante nel 2022. Arrivare a quota 100 euro è un obiettivo alla portata e coerente con la nostra strategia. Ma è importante che tutti i gestori del servizio idrico integrato italiano investano a questi livelli. Per farlo, sarà fondamentale favorire le aggregazioni e l'interconnessione”.

Le prime imprese aderenti al “Patto per l’Acqua” sono A2A, Acinque, Acqua Novara VCO, Acquedotto Lucano, Acquedotto Pugliese, Amap, Ascopiave, Gruppo Cap, CVA, Hera, Iren, MM, Nuove Acque, Publiacqua, Romagna Acque, Smat, Suez, Gruppo Tea e Viveracqua.

“Le aziende che hanno operato e reso possibile la crescita del comparto in questi anni - aggiunge il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini - si impegnano a fare un passo avanti per garantire investimenti adeguati alle sfide del climate change e chiedono al Governo di accompagnare questo percorso, fondamentale affinché anche i territori senza gestore integrato possano crescere”.

Dal 2012 ad oggi gli investimenti nel settore sono aumentati del 227%, raggiungendo i 4 miliardi annui e i 56 euro medi per abitante. Ma il gap con la media europea di 82 euro annui per abitante (che sale fino a 100 euro nel Paesi più virtuosi) resta ampio, soprattutto nei territori nei quali non operano soggetti industriali: nelle gestioni comunali in economia, che interessano ancora 1.519 Comuni e 8 milioni di cittadini, si continuano a investire mediamente solo 8 euro l’anno.

In questo quadro, Utilitalia e le aziende associate evidenziano che, per poter dispiegare la piena efficacia del Patto, all’impegno delle imprese vanno affiancate quattro azioni di riforma tese alla riduzione della frammentazione, all’introduzione di parametri di verifica gestionale, al consolidamento industriale del settore e a un approccio integrato tra i diversi usi dell’acqua, ovvero completare l’immediato trasferimento delle funzioni alle Regioni e garantire il mantenimento delle stesse per tutta la durata dell’affidamento, in cui le imprese si impegnano a intervenire a supporto dei territori ancora non gestiti a livello industriale; introdurre un chiaro processo di verifica periodica della qualità e dell’efficienza della gestione e della capacità di finanziamento e di realizzazione degli interventi, sulla base dei parametri Arera; facilitare i processi di aggregazione tra aziende mettendo al centro la gestione ottimale della risorsa idrica; abilitare la gestione industriale delle Imprese del SII, in coordinamento con gli altri settori, fino alle infrastrutture a servizio dei diversi usi della risorsa, da quello agricolo a quello dell’industria, per cui le imprese si impegnano a realizzare e rafforzare le infrastrutture necessarie al riuso delle acque, alla gestione sostenibile delle acque meteoriche, al recupero di energia e di materia, al drenaggio urbano e agli invasi ad uso plurimo.

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