Aborto: gli ultracattolici polacchi vogliono l'ergastolo

- di: Redazione
 
In Polonia, il parlamento è stato chiamato a pronunciarsi su un disegno di legge d'iniziativa popolare - presentato da alcune organizzazioni di ultracattolici - che prevede di punire anche con l'ergastolo la donna che abortisce e chi le fornisce assistenza. In particolare, il disegno di legge vuole rendere l'aborto punibile con pene che possono andare da cinque a 25 anni di reclusione e, in alcuni casi specifici, anche con l'ergastolo.
Questa iniziativa, che doveva raccogliere 100.000 firme per essere esaminata, è stata messa all'ordine del giorno delle prossime sessioni della Dieta, la camera bassa del Parlamento, dalla sua presidente Elzbieta Witek, esponente della maggioranza conservatrice del partito Diritto e Giustizia (PiS).

La fazione ultracattolica in Polonia chiede pene severissime per chi abortisce

Per effetto della della Corte Costituzionale del 22 ottobre dello scorso anno, che, sotto la pressione delle stesse organizzazioni ultracattoliche e della Chiesa, ha dichiarato incostituzionale l'aborto per malformazione del feto, rendendo quasi l'interruzione della gravidanza, solo due eccezioni consentono alle donne polacche di abortire legalmente: pericolo per la salute o la vita della madre e se la gravidanza è la conseguenza di stupro o incesto. La proposta presentata dai cattolici integralisti mira sostanzialmente a rimuovere queste due eccezioni.

Se la legge fosse approvata dalla Dieta nella formulazione originaria ed entrasse in vigore, introdurrebbe cambiamenti fondamentali nel codice penale, in particolare per quanto riguarda la definizione stessa del bambino e dell'essere umano,

''Un bambino è umano dal momento della sua procreazione''
e ''rimane un bambino procreato fino all'inizio del parto" si legge nel disegno di legge. Che la proposta sia arrivata all'attenzione della Dieta e sia di prossima calendarizzazione non significa che essa sarà certamente approvata. Potrebbe alla fine essere un modo per il PiS di dare ascolto alla frange più radicali del suo elettorato, senza per questo accettarne le istanze.
Negli stessi giorni della presentazione del disegno di legge la Polonia era scossa dalla morte di una donna di 30 anni, che era ventiduesima settimana di gravidanza. Era stata ricoverata in ospedale dopo la rottura delle acque. I medici hanno deciso di non procedere all'aborto, finché il feto non fosse morto.

La giovane è morta per uno shock infettivo. Questo eccesso di cautela da parte di alcuni medici, definito dalle organizzazioni femministe "effetto paralizzante", è considerato una delle conseguenze più dannose della nuova normativa sull'aborto dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Nell'ultimo anno, il numero di aborti legali praticati in Polonia è sceso a 300 dai circa mille all'anno che venivano praticati in passato.
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