Vendite al dettaglio, Federconsumatori: dati allarmanti, che richiedono interventi urgenti

 
L’andamento delle vendite al dettaglio diffuso oggi dall’Istat dovrebbe far aprire gli occhi al Governo sulle reali condizioni delle famiglie.

L’Istat registra, ad aprile, una contrazione del -3,3% sull’anno e del -0,3% sul mese precedente, rivelando, così, che la situazione economica delle famiglie è ben lontana da un miglioramento.

Questa contrazione, infatti, rispecchia chiaramente le rinunce e le difficoltà dei nuclei familiari, che segnaliamo da tempo.

Particolarmente grave, in tal senso, il calo in delle vendite nel settore agroalimentare: sappiamo bene che tale comparto rappresenta il vero termometro delle condizioni economiche delle famiglie e quando è in calo non è mai buon segno. Se, poi, a questo dato aggiungiamo l’allarmante rinuncia alle cure, che abbiamo denunciato ieri nell’ambito della presentazione del report “La salute non può attendere – monitoraggio nazionale delle liste di attesa” appare evidente quanto la situazione sia grave e richieda risposte urgenti, ma soprattutto efficaci.

Questi dati, nel loro complesso, devono far riflettere il Governo sui passi indietro compiuti in termini di sostegni e bonus alle famiglie (a partire dal settore energetico). Decisioni premature, di cui ora paghiamo le conseguenze. È necessario porre rimedio e contrastare la contrazione della domanda interna, che inevitabilmente rischia di comportare gravi danni in termini produttivi e occupazionali. Per questo è fondamentale:

· Creare un Fondo contro la povertà energetica e contro la povertà alimentare.

· Disporre una rimodulazione delle aliquote Iva sui generi di largo consumo (che consentirebbe alle famiglie di risparmiare oltre 531,57 euro annui), accompagnandola con misure sanzionatorie di controllo.

· Attivare reali e concrete misure di contrasto alle disuguaglianze, che passino, ad esempio, per il rinnovo dei contratti, una giusta rivalutazione delle pensioni, la resa strutturale del taglio del cuneo fiscale e una riforma fiscale equa, davvero tesa a sostenere i redditi medio-bassi e non ad agevolare quelli più elevati.


Le risorse per finanziare le misure appena descritte possono (e devono) essere reperite attraverso un serio piano di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, una adeguata tassazione degli extraprofitti e un aumento della tassazione sulle transazioni finanziarie.
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