Transizione energetica: il ruolo chiave del Brasile

- di: Stefano Di Giorgio
 
Ricco di risorse naturali come pochi Paesi al mondo, il Brasile ha tutte le carte in regola per essere protagonista della transizione energetica. Questa terra meravigliosa, patria di Coelho, Pelè e pure di Anita Garibaldi, è difatti il primo produttore di energia eolica in America Latina e secondo al mondo di biodiesel, con circa 50% di energia da fonti rinnovabili e oltre 2.200 ore annuali di radiazioni solari. Dati, questi, che dimostrano come questo Paese possa avere un ruolo chiave nella transizione energetica in atto. Se n’è parlato recentemente in occasione di “Brazil Investment Forum Experience”, evento organizzato da ApexBrasil, in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Promo Brasile Italia, associazione senza scopo di lucro che sviluppa rapporti economici/culturali tra i due Paesi. Del resto il Brasile storicamente si distingue per l’elevata percentuale di fonti rinnovabili nella sua matrice energetica. Basti pensare che secondo Aneel, Agenzia di regolamentazione dell’elettricità brasiliana, il Paese supera di gran lunga le percentuali di fonti energetiche “green” (circa 50%) rispetto all’Italia (20%). Nel caso dell’energia elettrica, la percentuale di energia rinnovabile è ancora più alta (85% vs 37% della percentuale italiana e vs 14% di quella mondiale, dati 2020). In dettaglio, nel corso del 2020 è stato registrato un aumento di offerta di biomassa di canna da zucchero, energia eolica e biodiesel. Allo stesso tempo, l’offerta di fonti non rinnovabili è diminuita sensibilmente (per esempio, -5,6% di petrolio e derivati). Tale scenario sarà influenzato fortemente dal conflitto in Ucraina: il Brasile e il mondo intero, infatti, tenteranno di ridurre il consumo di petrolio e cercheranno forniture energetiche anche in altri campi, fra cui quello delle rinnovabili.

“Il legame fra Brasile e Italia - ha commentato l’avvocato Giacomo Guarnera, Socio fondatore di Guarnera Advogados e Presidente di Promo Brasile Italia - è già molto forte, come dimostrato dal tessuto demografico brasiliano costituito da circa 30 milioni di discendenti italiani, ed è grande la propensione alla collaborazione fra le imprese brasiliane e quelle italiane. Non a caso in Brasile operano già importanti gruppi energetici italiani. Nonostante la pandemia - ha aggiunto -, il Paese ha retto l’impatto e all’indomani della crisi nasceranno nuove importanti opportunità da cogliere per le imprese italiane che vogliono investire nella filiera energetica brasiliana”. In dettaglio, l’eolico in Brasile rappresenta la seconda fonte energetica elettrica (11,2%), mentre in Italia è la terza. Nel continente brasiliano sono installati 751 parchi eolici e 8800 aerogeneratori, di cui l’80% localizzati nel Nordest. Per quanto riguarda il settore solare, sono attive nel Paese ben 4.357 centrali fotovoltaiche e nel 2020 è stata inaugurata nello Stato del Piauí la centrale fotovoltaica più grande dell’America Latina. In particolare, il segmento degli impianti fotovoltaici in generazione distribuita si è sviluppato in Italia cinque anni prima rispetto al Brasile ed è uno fra i settori nei quali le imprese italiane potrebbero soddisfare maggiormente la domanda nel Paese brasiliano. Un altro settore dal grandissimo potenziale è quello del biogas. Inoltre, elevate quantità di risorse idriche e una matrice elettrica composta principalmente da fonti rinnovabili rendono il Brasile un potenziale hub mondiale per la produzione di idrogeno verde. In particolare, nel Paese brasiliano sono stati avviati progetti per consentire la produzione commerciale di idrogeno “green” per un valore di US$ 20 miliardi.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli