Tassa di soggiorno, Codacons: no a destinazione risorse per coprire buchi di bilancio dei comuni

 
Netta contrarietà del Codacons all’ipotesi di destinare la tassa di soggiorno a scopi diversi da quelli turistici. Lo afferma l’associazione, commentando l’intesa raggiunta tra la ministra del Turismo Daniela Santanchè, il viceministro all’Economia Maurizio Leo ed il presidente Anci Roberto Pella sul tema della possibile revisione dell’imposta di soggiorno.

Attualmente l’imposta varia da 1 a 10 euro a ospite per notte, a seconda della località e della tipologia di struttura ricettiva, e i comuni che la applicano sono saliti dagli 11 del 2011, anno di reintroduzione del balzello, ai 1.259 del 2023 per un incasso totale di 792 milioni di euro solo lo scorso anno – spiega il Codacons – Sulla tassa di soggiorno, tuttavia, manca del tutto la trasparenza circa l’uso che le amministrazioni comunali fanno di tali risorse, e nessuno sa come i comuni utilizzino i fondi derivanti dall’imposta, col rischio concreto che gli incassi non siano usati per finalità turistiche come invece prevede la norma. Manca quindi una rendicontazione pubblica e accessibile a tutti, al pari di quella prevista per i proventi delle sanzioni stradali, che consenta ai cittadini di capire come vengano usate le risorse raccolte e quali interventi finanzino concretamente.

“I turisti non possono essere usati come bancomat dai comuni per prelevare soldi in assenza di certezze circa il reale utilizzo dei proventi della tassa di soggiorno – afferma il presidente Carlo Rienzi – Qualsiasi rimodulazione dell’imposta o modifica di destinazione delle risorse dovrà essere vincolata all’obbligo per i comuni di pubblicare in modo chiaro e fino all’ultimo centesimo il reale utilizzo dei fondi raccolti, anche attraverso la creazione di una apposita piattaforma accessibile a tutti” – conclude Rienzi.
 
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