Sangalli: “noi saremo sempre accanto alle imprese e alle comunità”. Il presidente di Confcommercio ha aperto la 36ma Assemblea generale

- di: Barbara Leone
 
Per tutti è l’Assemblea che rappresenta il ritorno alla normalità. Dopo le edizioni “Covid”, infatti, la trentaseiesima Assemblea generale targata Confcommercio vede finalmente un’ampia partecipazione di moltissime delegazioni territoriali. Ad aprire i lavori il presidente Carlo Sangalli, che nella sua relazione ha toccato come di consueto diversi temi legati all’attualità politica ed economica. Presente, tra gli altri, il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti. “Solo qualche mese fa - ha esordito Sangalli - sembrava impossibile immaginare di dover utilizzare la parola guerra all’inizio di una relazione assembleare. Il virus della guerra non è debellato definitivamente dal continente europeo. Il vaccino contro la guerra esiste. Lo troviamo nei valori occidentali ed europei, nel multilateralismo tenace e nel coordinamento paziente tra stati liberi e democratici. Lo si scopre dentro le azioni ragionevoli per la pace equa, dentro la solidarietà e l’aiuto concreto alle vittime ucraine e ai profughi di guerra. Abbiamo valori, cultura, legami e risorse per risolvere i problemi della situazione attuale. Abbiamo valori per superare le incognite delle crisi multiple planetarie. Abbiamo valori per guardare con speranza e con fiducia al futuro e per sanare le devastazioni -materiali e ideali- della guerra”. Il presidente ha poi rivolto lo sguardo verso il nostro Paese. “Pensiamo all’Italia - ha detto -. In questo quadro difficilissimo, il nostro Paese non è più considerato il malato d’Europa. L’Italia nel momento più buio ha reagito con impegno e responsabilità, cogliendo insperati successi. Le imprese e i lavoratori, con il contributo concreto delle istituzioni, hanno consentito una reazione vitale e robusta che ha superato ogni previsione. Crisi economica, crisi geo-politica, crisi energetica. Oggi si affaccia anche lo spettro della crisi alimentare. In tutto questo - ha aggiunto Sangalli -, se non c’è stata anche una crisi sociale, lo dobbiamo proprio ai corpi intermedi, quelli che hanno funzionato e sono realmente rappresentativi. E lo dobbiamo anche alle istituzioni del territorio, alle autonomie funzionali, come le Camere di commercio. Con l’impennarsi delle quotazioni energetiche di fine 2021, era già chiaro che questo 2022 ci avrebbe dato filo da torcere. Poi, è arrivata la guerra in Ucraina. Tra le tante conseguenze drammatiche e quelle complicate per l’economia, si sono acuiti i problemi pregressi. Nel 2023, il prodotto dovrebbe mantenersi sostanzialmente in linea con la crescita dell’anno in corso, rendendo possibile -finalmente- recuperare i livelli di attività economica registrati nella media del 2019. I dati del 2021 rivelano già una sostanziale differenza rispetto alla storia economica del nostro sistema produttivo degli ultimi decenni”. 

Sangalli ha poi sottolineato che “prima di questa crisi, il terziario di mercato, cioè le nostre imprese, anche nei periodi difficili per l’economia, riusciva a riassorbire e compensare gli effetti negativi, soprattutto sotto il profilo dell’occupazione. Oggi, invece, i servizi hanno lasciato sul campo della pandemia 930mila unità di lavoro rispetto al 2019. Se non riparte il terziario, non riparte l’Italia. Nell’arco degli ultimi trent’anni, la crescita dell’Italia si ferma al di sotto del 12% a fronte dell’oltre 36% della Germania e del quasi 50% del Regno Unito, solo per fare due esempi. Nel periodo 2021-2027, il nostro Paese deve gestire tra PNRR e altre risorse nazionali e comunitarie, circa 470 miliardi di euro. Abbiamo giustamente inserito in Costituzione il riferimento all’interesse delle prossime generazioni alla sostenibilità ambientale”. Un settore che invece gode di buona salute in questo momento è il turismo e Sangalli lo ha evidenziato: “Oggi le prospettive per il turismo italiano sono buone ma serve un recupero completo e questo è ancora da raggiungere”. “Di turismo, invece, nelle politiche pubbliche, si parla troppo poco: se ne parla troppo poco nel PNRR, troppo poco nel Fondo complementare, troppo poco anche nel DEF, che pur ci sembra condivisibile nella sua struttura complessiva”. Poi c’è il tema delle regole: “Gli imprenditori chiedono regole, regole giuste. A questo proposito, i primi a chiederle sono i nostri balneari, protagonisti, con gli altri imprenditori turistici, del tema delle concessioni demaniali. Il tema è trovare l’equilibrio tra un’apertura del mercato e la tutela dei diritti degli attuali concessionari. Bisogna recuperare tutti i margini di intervento possibili per valorizzare il lavoro di tante famiglie, tanti imprenditori, tra cui tante donne e tanti giovani, che chiedono soltanto giuste regole e un giusto indennizzo. C’è, inoltre, un altro settore troppo spesso dimenticato - ha aggiunto Sangalli -: è l’impresa legata al mondo della cultura, che, peraltro, è una preziosa risorsa per il turismo nel nostro Paese. Come sappiamo, durante la pandemia, si sono fermati lavoratori, maestranze e tecnici. Ora, le imprese del settore meritano attenzione ed investimenti, perché il fare cultura è insieme passato, presente e futuro di un Paese. E il consumo culturale va dunque incentivato, sostenendo, così, anche aziende e attività che creano relazioni in nome del sapere, come le librerie”. 

Secondo il presidente di Confcommercio, “la crisi sanitaria ha poi stravolto lo stesso lavoro autonomo e i professionisti, interpreti di quella economia della conoscenza indispensabile, tra l’altro, per l’attuazione delle grandi transizioni del Paese e per la messa a terra del PNRR. Occorrono nuove politiche a misura dei professionisti, a partire dai non ordinistici, con riforme che riescano ad integrare tutele specifiche con incentivi per la crescita. Torno sulla chiarezza delle regole e aggiungo qui un’altra considerazione che riguarda gli operatori del commercio su aree pubbliche. E’ singolare come norme decise dal Parlamento possano essere talvolta messe in discussione, in qualche parte del Paese, con interventi delle istituzioni amministrative. Abbiamo bisogno di più Europa per una riforma compiuta del Patto di Stabilità e Crescita e per nuovi e strutturali strumenti di stabilizzazione macroeconomica - ha ribadito Sangalli -. Abbiamo bisogno di più Europa per una comune politica energetica. Intanto andrebbe raccolta, senza indugio, la sollecitazione italiana alla costituzione di comuni stoccaggi e riserve energetiche europee. Occorre certo rilanciare la produzione nazionale di gas e rafforzare la capacità di rigassificazione del nostro Paese”. “Più Europa ancora – ha precisato Sangalli - per un Recovery Fund energetico così da far fronte alle ripercussioni diseguali della crisi energetica e delle sanzioni sui diversi Paesi. Perché quello che non ha fatto la pandemia ai servizi e al commercio, rischiano di farlo gli insopportabili costi energetici. Riconosciamo al Governo - ha poi detto - di avere annullato, in modo provvisorio, gli oneri generali di sistema, introducendo sostegni anche per le imprese che non rientrano nelle tradizionali categorie delle “energivore” e delle “gasivore”. Si è ridotto, in modo temporaneo, il peso delle imposte sulle bollette energetiche e sui carburanti. Ma va attentamente valutato l’impatto di filiera della tassazione dei cosiddetti extra-profitti delle aziende energetiche”. “Tuttavia – ha detto Sangalli - crediamo si possa fare davvero ancora di più. Pensiamo, in particolare, a crediti d’imposta più inclusivi e ad una riforma organica degli oneri generali di sistema e della fiscalità energetica.  Va ribadito che la sostenibilità ambientale o è anche economica e sociale, o non è. Si pensi, in particolare, al settore dei trasporti e della logistica, che è decisivo, direi abilitante, per il resto dell’economia e che sta soffrendo con particolare intensità per il caro carburante. Partiamo già da un’accisa sul gasolio che è, in Italia, la più alta d’Europa. Vanno inoltre rafforzate le buone pratiche del trasporto combinato ferroviario e delle autostrade del mare perché proprio dall’economia blu possono giungere per l’Italia importanti opportunità di crescita e di sviluppo, anche in chiave euro-mediterranea. La transizione ambientale, dunque è un orizzonte prossimo, così come la transizione digitale, che è ormai una rivoluzione quotidiana, che ha cambiato il nostro modo di essere cittadini, lavoratori, imprenditori. Serve, cioè, una Transizione 4.0 più attenta ai percorsi dell’innovazione nelle imprese dei servizi, per accompagnare le piccole medie imprese verso il digitale, facendo leva sugli stessi ecosistemi digitali che, come Confcommercio, abbiamo promosso. Transizione ambientale e transizione digitale dunque si incrociano, obbligandoci a ripensare la nostra identità collettiva e i luoghi dove essa si esprime”.

Un altro tema molto caro a Confcommercio è quello delle città: “Lo abbiamo riscoperto nella drammatica stagione della pandemia: la nostra prossimità, fatta di tante attività, con le persone come protagoniste – ha tenuto a ricordare Sangalli - è stata un servizio per tutti, un’occasione di socialità, un presidio di speranza. Per noi, che siamo la rappresentanza delle città e nelle città, le città restano fabbriche di servizi, luoghi nei quali la creatività e la capacità di innovazione, di imprese e cittadini, trova modo di esprimersi. Città più inclusive, produttive ed attrattive sono la base per la riduzione dei divari. Dei divari sociali, dei divari territoriali e dei divari generazionali. Noi consideriamo la legalità il prerequisito dello sviluppo. E’ l’impegno per la diffusione di «reti» di legalità che accompagnino i percorsi di denuncia delle vittime del racket, delle estorsioni e dell’usura. Passando a quelli territoriali, pensiamo alla distanza tra Nord e Sud del Paese, che resta ampia, troppo ampia. Si tratta di una malattia cronica che compromette le chance di crescita dell’intero sistema-Paese. Fino agli anni Novanta l’emigrazione da Sud a Nord allargava la base produttiva delle regioni italiane più ricche, mentre oggi dal Nord stesso si emigra verso altri Paesi. È giusta e doverosa, dunque, l’attenzione che il PNRR dedica al nostro Mezzogiorno, soprattutto se, come dicevamo prima, non si interpretano le risorse come soldi ma come investimenti”.
Poi, il presidente di Confcommercio ha toccato uno dei temi sui quali si fonda l’impegno di Confcommercio: “Il nostro essere e fare sindacato si declina concretamente nel perimetro del mercato del lavoro. E qui viene al pettine il nodo dei rinnovi contrattuali, sul quale è evidente che le imprese del terziario di mercato si trovano in una 16 situazione difficilissima, strette tra crescita dei costi e la debolezza persistente dei consumi. È questo lo scenario in cui si colloca la questione del rinnovo del contratto collettivo del terziario. I contratti del terziario riguardano 3,5 milioni di lavoratrici e di lavoratori. Tutto quello che succede nel nostro contratto nazionale non solo influenza la vita di tantissime persone, ma impatta sulle dinamiche macroeconomiche del Paese. La crisi di lungo corso della produttività e la debolezza della crescita sono le cause di fondo dell’andamento della dinamica salariale. Serve, invece, uno straordinario impegno comune per rilanciare la produttività complessiva del sistema Paese. E’, ancora una volta, il tema della «messa a terra» del PNRR, ma non solo. E’, più in generale, il tema di una mobilitazione, appunto, di impegni pubblici e privati per la costruzione di un futuro diverso e migliore. Ecco, il patto che occorre. Un patto per rafforzare la partecipazione al mercato del lavoro. Un patto – ha evidenziato Sangalli - che diventa così una risposta alla questione del salario minimo. Una risposta che si basa sulla valorizzazione erga omnes dei trattamenti economici e del welfare contrattuale previsti dai contratti collettivi. Ci ha fatto grande piacere che tante voci autorevoli nel Governo, commentando la decisione europea sul salario minimo, abbiano ribadito la centralità del sistema della contrattazione collettiva, che caratterizza in positivo il nostro Paese. Per quel che riguarda il reddito di cittadinanza, non ne neghiamo certo l’utilità per le fasce di popolazione più deboli. Ma vanno rafforzati i controlli e va accelerato il decollo delle politiche attive per il lavoro. Diversamente, non si rende un buon servizio alla costruzione di una sicurezza sociale «possibile e sostenibile», come l’avrebbe definita Marco Biagi. Diversamente - ha sottolineato -, non si rende un buon servizio all’incontro difficile tra domanda e offerta di lavoro. Un obiettivo che richiede scelte puntuali in materia di riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro. Che richiede, ancora, una compiuta applicazione di un principio di «bonus malus» per i nuovi ammortizzatori sociali, che certo sono più inclusivi, ma anche più costosi. Un obiettivo comune che richiede, infine, la stessa detassazione degli aumenti contrattuali. Un’Italia più attiva e più innovativa, dunque. Che mantenga saldo nel sistema previdenziale, il patto tra generazioni. Con i buoni pasto, le aziende hanno potuto esternalizzare un costo e i lavoratori hanno potuto avere un servizio diffuso, con relativi benefici fiscali e contributivi. Perché non è possibile che tante imprese della ristorazione, dei pubblici esercizi e della distribuzione alimentare si trovino schiacciate tra costi crescenti e commissioni altissime”.

 Un tema molto caldo è anche quello del credito: secondo Sangalli, “vanno rafforzate le sinergie tra gli strumenti pubblici di garanzia ed i Confidi di matrice associativa. Per quel che riguarda gli strumenti della moneta elettronica, ormai imprescindibili nella nostra quotidianità, è necessaria una stabile e strutturale riduzione dei costi, a partire dall’azzeramento delle commissioni sui pagamenti di piccolo importo”. Resta, poi, il tema dei temi al quale Sangalli dedica la chiusura della sua relazione: quello delle imposte. “Bene il regime transitorio a tassazione ridotta in presenza del superamento dei parametri della flat tax. Giusta la neutralità della forma giuridica dell’impresa ai fini del reinvestimento degli utili prodotti”. “Non sarebbero accettabili, invece – ha voluto ribadire con forza il presidente di Confcommercio - maggiori tasse sulla casa. La tutela del bene casa, anche nello stesso ambito del riordino delle spese fiscali, sia anche l’occasione per maggiore chiarezza e certezze sul sistema dei bonus. Certo, riguardo la cessione del credito dei bonus edilizi, le misure del recente Decreto aiuti vanno nella giusta direzione ma non sono ancora sufficienti. Perché molte aziende stanno rischiando il corto circuito economico e finanziario e si ritrovano con il cassetto fiscale pieno di crediti bloccati”. “Riteniamo nel complesso giusti gli obiettivi della Legge Delega per la revisione del sistema fiscale: semplificazione e riduzione degli adempimenti; crescita dell’economia; progressivo superamento dell’IRAP; riordino di IRPEF, IRES ed IVA. Ma per l’Iva non è possibile pensare solo a meri incrementi del gettito ed occorre particolare attenzione agli equilibri di mercato per imprese e consumatori”. All’Assemblea hanno partecipato le delegazioni territoriali del sistema Confederale in rappresentanza delle oltre 700mila imprese associate del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti e logistica, delle professioni. Nel parterre, nel corso dei lavori saranno presenti tra gli altri il Vice Presidente della Camera, Andrea Mandelli, i ministri Bonetti, Brunetta, Carfagna, Garavaglia, Gelmini, Patuanelli, Stefani, i Viceministri Bellanova e Pichetto Fratin, il Presidente di ARERA, Besseghini, il Presidente dell’Abi, Patuelli, i Segretari generali di Cgil e Cisl, Landini e Sbarra, il Presidente del CONI, Malagò, il Presidente dell’Enit, Palmucci e altri rappresentanti delle istituzioni, della politica, delle forze dell’ordine e del mondo economico e sociale.
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