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Rrobba ca sulo a Napule se fa!

- di: Barbara Leone
 
Aria di Napoli: bottigliette e barattoli pieni d’estro fantasia in vendita da Spaccanapoli a Posillipo. Da inspirare al bisogno: leggasi nostalgia. Una trovata che spopola già da un po’ sui social, anche se noi boomer ce la ricordiamo bene e da quel dì. Allorquando, al casello della città partenopea, te la volevano appioppare a tutti i costi: millelire signurì! Unitamente alla mitica maglietta con la cintura di sicurezza stampata sopra. Basta fare due conti, quindi, per capire che parliamo dell’età della pietra, o quasi. Nulla di nuovo sotto il sole del Vesuvio, dunque. E quindi non mi stupisce affatto che in giorni questi a troneggiare sulle bancarelle dei vicoli partenopei siano delle simpatiche boccettine di vetro al cui interno, giurano, ci sono le lacrime di Sangiuiano. E San Gennaro scanzate proprio! “Rrobba ca sulo a Napule se fa”, parafrasando una vecchia, e struggentissima, canzone napoletana. Perché Napoli, città che ha sempre colto l'essenza dell’umanità, non poteva certo farsi sfuggire la ghiottissima occasione di trasformare il pianto di Genny Delon in marketing. E così, le lacrime versate dal povero ex ministro in diretta al Tg1 della sera, vere o presunte a questo punto è un dettaglio, diventano una filosofia di vita. O meglio, una perfetta metafora della nobilissima arte d’arrangiarsi tutta made in Naples. Gocce di sudore, probabilmente. O forse proprio di disperazione, imbottigliate e messe in vendita alla modica cifra di un euro, o poco più. Dipende se volete un pianterello accennato o proprio a singhiozzo. Quando ci ricapita più, avranno pensato, di poter trasformare una tale e surreale tragedicommedia politica in opera buffa? D’altronde, chi può resistere a un po' di sano vittimismo all'italiana?

Le lacrime dell'ex ministro Sangiuliano in vendita a Napoli

Da tempo immemorabile, siamo un popolo che ha imparato a piangere e a lamentarsi per sfuggire alle proprie responsabilità. Il pianto, ormai, è la via di fuga preferita da chiunque si trovi in difficoltà. Hai fatto una sciocchezza? Piangi. Hai combinato un disastro politico? Piangi di più. E se sei davvero bravo, convincerai tutti che quel pianto è il segno del tuo profondo rimorso. Napoli, ancora una volta, ha colto l’essenza: non è importante ciò che hai fatto, ma come lo racconti. E se lo racconti con qualche lacrima… beh, hai già vinto. Ma chi ci casca, direte voi. Magari uno, nessuno o centomila. Chissà. Perché i napoletani, si sa, sono artisti del raggiro gentile. Non ti fregano mai con cattiveria, ti prendono in giro con amore, quasi per farti capire che, in fondo, sei tu che ti stai prendendo troppo sul serio. E così qualcuno di certo se le comprerà, non fosse altro che per canzonatorio feticismo. Col risultato che in questo patetico teatrino, gli unici veri vincitori sono loro: i napoletani. Ma non perché abbiano messo in vendita qualche bottiglietta d’acqua (si spera sia acqua) spacciata per lacrime ministeriali. No. Vincono perché hanno colto l’essenza della farsa contemporanea: quel gioco delle parti di pirandelliana memoria in cui, alla fine, tutti sappiamo come funziona ma nessuno si lamenta troppo. E Napoli, con la sua straordinaria capacità di trasformare il tragico in comico, il serio in ironico, ancora una volta ci mette tutti a nudo. E lo fa, come al suo solito, con sarcasmo e poesia. Binomio perfetto.

La domanda, però, resta:  cosa ci insegnano queste lacrime? A Napoli lo sanno bene. Piangere, nella sua forma più pura, è un atto umano, sincero. Ma piangere per raggirare il prossimo è una forma d’arte che solo i più scaltri riescono a padroneggiare. L’ex ministro non è il primo, e di certo non sarà l’ultimo, a cedere a questa tentazione. Ma Napoli, che ha visto passare secoli di lacrime, ha imparato a distinguere. E, soprattutto, ha imparato a riderci su. In fondo, questo è il segreto. Ridere. Ridere delle lacrime, ridere dei raggiri, ridere della politica, di un Paese che sembra sempre a un passo dal crollo, ma che riesce sempre a salvarsi con un fazzoletto in mano. E mentre tutti piangono, Napoli ride. Ride perché ha capito, da tempo immemorabile, che la vita è una commedia, e le lacrime, alla fine, non sono altro che parte del copione. E così, mentre il caso Boccia-Sangiuliano farà ancora discutere i salotti e le aule politiche, a Napoli si continuerà a brindare con una bottiglietta di “Lacrime di Sangiuliano”. “Rrobba ca sulo a Napule se fa”, appunto.
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