Rai, repertorio da Pulitzer. Dei bassifondi, però
- di: Barbara Leone
Viva la Rai ci fa crescere sani, viva la Rai quanti geni lavorano solo per noi… ‘A Renatì, ne son passati di anni e direttori generali sotto la pancia del cavallo di Viale Mazzini. Chissà se la scriveresti ancora una canzone così. Dubito fortemente, vista la costante e rovinosa caduta in basso della tv di Stato. Cavallo zoppo e pure pazzo, quello di mamma Rai. Manco il tempo di cacciare, più per dovere che per convinzione, quel pirlone maschilista di Filippo Facci che… boom! Ecco che il servizio pubblico fa un nuovo, fragorosissimo capitombolo con tanto di culata per terra. Protagonisti il giornalista di Rai Sport Lorenzo Leonarduzzi e il commentatore tecnico Massimiliano Mazzucchi, finiti in men che non si dica nella bufera mediatica per via di frasi razziste e sessiste pronunciate in diretta martedì mattina su Rai Play 2 nel corso dei Mondiali di nuoto a Fukuoka. Non una, non due e nemmeno tre, che pure sarebbe stato indegno e osceno. Ma una lunga sfilza di battute ripugnanti e volgari, degne del peggior frasario da bar. Di quelli malfamati e zozzi, che non ci entreresti manco se fosse l’ultimo sulla faccia della Terra. Battute da bar, appunto, si son giustificati i due. Carpite per di più a tradimento, ovverosia da telespettatori troppo attenti nei vari fuori onda. Un florilegio di porcherie tali, che pure a riportarle ci viene ribrezzo. Si va dallo slogan in stile vecchio boomer “Fuma bene, fuma sano, fuma pakistano” all’evergreen, di quelli da scemo+scemo, del più sguaiato repertorio razzista: “Riccardo, i cinesi direbbero Liccaldo”. Fino allo squallidissimo sketch sessista in tinta body shaming tra i due fenomeni: “le olandesi sono grosse”, “Come la nostra Vittorioso (tuffatrice italiana, ndr)”. “Eh grande eh”. “Ma tanto a letto sono tutte alte uguali”. E ancora: “Questa si chiama Harper, è una suonatrice d'arpa. Come si suona l'arpa? La si...” “La si tocca?”. “La si pizzica”. “Si la do”. “È questo il vantaggio, gli uomini devono studiare sette note, le donne sono soltanto tre”. “Io sapevo che continuava. Si La Do. Sol Sol Fa”. Un repertorio da Pulitzer, insomma. Dei bassifondi, però. Commenti stomachevoli e indegni, non solo per il servizio pubblico ma per qualsivoglia emittente televisiva. E però alla Rai, se permettete, è ancor più grave. Perché io mi rifiuto di dover pagare il canone per tenere a lavorare gente che non sa distinguere un contesto pecoreccio da uno in cui sono dall’altra parte dello schermo ci sono migliaia di persone che si aspettano una telecronaca di tuffi, non un cinepanettone.
Bufera sui telecronisti Rai
Uno squallore unico, caratterizzato da un repertorio partorito non col cervello ma con quello che c’è sotto la cintola. Espressioni nelle quali c’è tutta la grettezza e la stupidità di un certo giornalismo ancora ostinatamente e schifosamente maschilista. Con reiterazione, per giunta. Perché già nel 2020 Leonarduzzi fece una battutaccia da caserma ironizzando sul cognome del pilota estone Ott Tänak, secondo qualificato: “Donna nanak, tutta Tanak”. In quell’occasione erano arrivate le scuse della Rai e la sospensione del telecronista. Oggi l’Ad Roberto Sergio ha reso noto che la Rai ha avviato, vivaddio, una procedura disciplinare contro i due telecronisti. “Un giornalista del Servizio Pubblico non può giustificarsi relegando a una ‘battuta da bar’ quanto andato in onda. Ho dato mandato agli uffici preposti di avviare la procedura di contestazione disciplinare e ho chiesto al Direttore di Rai Sport Jacopo Volpi che faccia rientrare dal Giappone immediatamente il telecronista e il commentatore tecnico”. E il problema è tutto qui: farli rientrare. A calci nel didietro, però.