Quelli tra palco e realtà

- di: Andrea Colucci
 
Probabilmente è il destino di quelli bravi. Tanto attenti alla politica estera quanto miopi in patria. Tanto per fare degli esempi del passato, recenti e contemporanei è toccato ad Andreotti, passando per Draghi e ora la premier Giorgia Meloni dovrebbe cogliere i segnali deboli che si avvertono in sottofondo. “Nemo propheta in patria”, così disse Gesù, contestato in una visita a Nazaret, raccontano tutti e quattro gli evangelisti.  È verissimo ancora oggi e, Vangeli a parte, la storia insegna. Andreotti, ad esempio, fu abilissimo negli anni che andarono dal dopoguerra al boom economico, ma anche dopo; diciamo fino agli anni 80’.  E fu di una longevità politica che al confronto Matusalemme sembra una rockstar morta giovane. Fu bravo a tessere una rete di relazioni internazionali soprattutto in ambito Atlantico e con la visione che lo contraddistingueva riuscì a posizionare il Paese nelle grandi alleanze internazionali.  Non fu così attento rispetto alla politica interna del Paese. Tanto per fare un esempio non intuì la portata devastante degli anni di piombo e successivamente sottovalutò il fenomeno delle mafie in Italia, fino all'estrema conseguenza di esserne toccato anche a livello personale.

È più recente l'esperienza di Mario Draghi asceso al trono della Presidenza del Consiglio subito dopo gli anni disgraziati del covid. Super Mario, così come scritto nel suo curriculum e nella sua storia personale, ha orientato l’azione del suo governo, fin dal primo minuto, alla politica internazionale, tralasciando quello che accadeva in un’Italia che si stava leccando le ferite profonde lasciate dalla pandemia. Sappiamo tutti com'è andata a finire. Ha tentato la strada del Quirinale   non facendo i conti con il ventre molle del Paese e soprattutto dei politici di questo Paese. Pensava di avercela fatta. Poi, fermo sequenza, e abbiamo tutti ancora negli occhi le immagini del presidente Mattarella che trasloca verso la sua casa in Sicilia portandosi addirittura i materassi: un capolavoro di comunicazione! In realtà il materasso buono era rimasto al Quirinale.

Anche Giorgia meloni ha iniziato il suo corso con una forte spinta internazionale. È anche comprensibile, le elezioni europee sono alle porte e la partita che si sta giocando è di primaria grandezza. È da leggersi in questo senso il grande attivismo in Europa, ma anche nel bacino del mediterraneo con gli accordi siglati recentemente con presidente tunisino Saied per la gestione dei flussi migratori. La sponda atlantica poi è da sempre nel DNA di questo Paese e quindi come dimenticarsene. L'incontro con il presidente Biden degli scorsi giorni è emblematico ed apprezzabile in questo senso. Cooperazione stretta con la NATO, azione diplomatica su Ucraina, ma anche la proposta di un accordo mondiale per dare regole all'utilizzo dell'intelligenza artificiale, nella consapevolezza delle sue opportunità e per evitare i rischi di un uso distorto.

Ma la politica interna non è da prendere sottogamba. Così la premier Meloni dovrà essere brava a puntellare le tante crepe di un Paese tuttora in sofferenza. I segnali degli ultimi giorni sul disagio creato dalla soppressione (via sms) del reddito di cittadinanza, al netto delle vicende personali di alcuni componenti del governo, vanno colti con attenzione. Così come non devono essere derubricati il lieve arretramento del PIL, unito alla difficoltà di calmierare i prezzi di alcuni generi di prima necessità: come generi alimentari e benzina, passando per i costi spropositati del trasporto aereo, che genere di prima necessità non è, ma che in questa stagione estiva sarebbe buona regola monitorare con attenzione nella tutela dei cittadini consumatori.

Per chiudere infine non va dimenticato il dissesto idrogeologico che affligge moltissime regioni e, a causa dei fenomeni del cambiamento climatico, mette in ginocchio ogni due per tre dei territori già duramente provati. Ecco, la realtà della gestione interna è tutto questo e ci vorrà una classe dirigente preparata e sobria per rispondere alle necessità di un’Italia, centrale sul palco internazionale, ma fragile nei propri confini. I capi di Governo si sa, sono sempre più concentrati sul palco internazionale. Come dargli torto: in un mondo globalizzato e iperconnesso c’è la necessità di fare scelte su materie che avranno impatti sulla popolazione mondiale (basti pensare a temi come la salute, l’ambiente, o le tecnologie).  Però, e c'è sempre un però, va posta grande attenzione a non perdere il contatto la realtà delle vicende interne al proprio Paese, quelle a cui sono attenti gli elettori e su cui si paga il conto, o si ottengono vittorie nelle tornate elettorali, siano queste le politiche nazionali, o come caso dell'Italia – in un futuro vicinissimo- le europee che arrivano.

La scelta è tutta qua: come vivere tra palco e realtà.
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