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Davos, Oxfam: tassare i ricchi per aiutare i meno fortunati

- di: Barbara Leone
 
Davos, Oxfam: tassare i ricchi per aiutare i meno fortunati
E’ un vero e proprio allarme quello lanciato a Davos da Oxfam, la confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo. I numeri delle disuguaglianze globali sono impressionanti. Complice la pandemia, che se da una parte ha reso i poveri ancora più poveri dall’altra ha ulteriormente incrementato le già corpulente risorse dei ricchi. In 24 mesi di covid, infatti, i miliardari che controllano le grandi imprese dei settori alimentare ed energetico hanno visto crescere i loro patrimoni di 453 miliardi di dollari al ritmo di un miliardo di dollari (950 milioni di euro) ogni 48 ore. Tutto questo mentre ogni 33 ore un milione di persone rischia di morire di sprofondare nella fame più nera. Per un totale di 263 milioni di poveri cristi sparsi nel mondo. E ancora: dal 2020 ci sono al mondo 573 miliardari in più, che si vanno ad aggiungere ai 2095 Paperon de’ Paperoni che possiedono una ricchezza netta pari a 12.700 miliardi di dollari. Ricchezza che, manco a dirlo, con la pandemia è lievitata di 3.780 miliardi di dollari.. Giusto per rendere l’idea: i 20 miliardari più ricchi del mondo hanno patrimoni che valgono più dell’intero Pil dell’Africa subsahariana. Detto ancora più terra terra: un lavoratore di fascia bassa dovrebbe lavorare appena 112 anni per guadagnare quello che un lavoratore top guadagna in media in un solo anno. Ma dove vanno tutti questi miliardi di dollari? A beneficiare della pandemia sono state innanzitutto le imprese del settore energetico, alimentare e farmaceutico, che dal 2020 ad oggi hanno registrato profitti da record.

Cinque delle più grandi multinazionali energetiche realizzano 2.600 dollari di profitti ogni secondo

Cinque delle più grandi multinazionali energetiche (BP, Shell, Total Energies, Exxon e Chevron) realizzano 2.600 dollari di profitti ogni secondo. E mentre loro contano i dollari i prezzi al consumo dei prodotti alimentari e dei beni energetici aumentano vertiginosamente creando una spirale diabolica. Dei 573 nuovi miliardari pandemici, 62 appartengono al settore alimentare. La famiglia Cargill, per esempio, controlla il 70% del mercato agricolo globale, e lo scorso anno ha realizzato il più grande profitto nella sua storia: 5 miliardi di dollari di utile netto, record che potrebbe essere battuto nel 2022. Potevano mai mancare all’appello i miliardari del settore farmaceutico? Ovviamente no, anzi. Sono quelli che negli ultimi due anni hanno registrato profitti da capogiro. Aziende come Moderna e Pfizer hanno realizzato 1.000 dollari di profitto al secondo grazie al solo vaccino Covid-19. E non c’è certo di che stupirsi, dal momento che pur usufruendo di ingenti risorse pubbliche fanno pagare ai governi le dosi fino a 24 volte in più rispetto al costo di produzione stimato. Non è complottiamo, sono i numeri baby. Il caro vecchio capitalismo. “I miliardari a Davos potranno brindare all’incredibile impulso che le loro fortune hanno ricevuto grazie alla pandemia e all’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia, – ha tuonato dal palco del World Economic Forum Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International -, ma allo stesso tempo decenni di progressi nella lotta alla povertà estrema rischiano di essere vanificati con milioni di persone lasciati senza mezzi per poter semplicemente sopravvivere”. Che si può fare? Oxfam, sempre per voce della sua direttrice esecutiva, lancia un appello: “Proponiamo una tassazione con aliquote basse per i milionari, dal 2% al 5%, per aiutare i meno fortunati”. Alcuni dei ricchi imprenditori presenti a Davos pare che siano anche d’accordo. Anzi, stanno già chiedendo ai leader del mondo di affrontare il problema dell’aumentato costo della vita tassando quelli come loro. Infondo si tratta di rinunciare a qualche yacht o giù di lì. Si può fare, o no?

Nella foto: Gabriela Bucher, Executive Director, Oxfam International
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