Crescita occupazione nel 2023 trainata da Sicilia (+3,9%), Puglia (+3,7%) e Veneto (+3,0%)

 
In un contesto caratterizzato da una flessione della domanda internazionale ed un trend ristagnante del PIL (+0,1% nel terzo trimestre del 2023 rispetto il trimestre precedente), va in controtendenza una marcata crescita dell’occupazione che ad ottobre 2023 prosegue il trend positivo, consolidando un prolungato ciclo espansivo, con 458 mila occupati in più (+2,0%) rispetto ad un anno prima, una dinamica determinata dall’aumento di 455 mila dipendenti permanenti (+3,0%) e di 66 mila indipendenti (+1,3%) mentre scendono di 64 mila unità i dipendenti a termine (-2,1%).

Rispetto ad ottobre 2019, prima dello scoppio della pandemia, registriamo 646 mila occupati in più, di cui 896mila in più sono dipendenti permanenti.

Crescono anche le ore lavorate –  Insieme alla crescita delle persone occupate sale anche il volume dell’attività lavorativa. Dai conti nazionali si calcola che nei primi tre trimestri del 2023 le ore lavorate, corrette per i giorni lavorativi, salgono del 2,2% rispetto un anno prima, facendo meglio del +1,4% degli occupati.

Le tendenze sul territorio – L’analisi dei dati trimestrali del mercato del lavoro, svolta in collaborazione con l’Ufficio Studi di Confartigianato Marche, evidenzia un diffuso dinamismo occupazionale dei territori italiani, con una maggiore spinta del Mezzogiorno. A settembre 2023 si registra una crescita degli occupati dell’1,9% (in media degli ultimi 12 mesi), pari a 435 mila lavoratori in più, con un aumento più sostenuto per il Mezzogiorno (+2,8%), a fronte del +1,7% del Nord-est, +1,5% del Nord-ovest e il +1,4% del Centro.

Tra le maggiori regioni per numero di occupati, si osservano aumenti più marcati e superiori alla media nazionale in Sicilia (+3,9%), Puglia (+3,7%), Veneto (+3,0%) e Campania (+2,5%); tra le restanti regioni, variazioni maggiori della media si registrano in Abruzzo (+3,1%), Molise (+2,9%), Liguria (+2,8%), Umbria (+2,4%) e Valle d’Aosta (+2,3%). Il segno negativo è scarsamente diffuso: si registrano diminuzioni degli occupati solo in Friuli-Venezia Giulia (-1,1%) e, seppure lieve, nella Provincia Autonoma di Trento (-0,1%).

Si osserva un maggiore dinamismo dell’occupazione femminile, che cresce del 2,1% in un anno a fronte del +1,7% di quella maschile. Anche per l’occupazione femminile si conferma la performance migliore nel Mezzogiorno (+3,4%), seguito da Nord-est (+2,2%), Nord-ovest (+2,0%) e Centro (+0,8%). Il maggiore dinamismo delle regioni meridionali va sostenuto nel lungo periodo per ridurre il forte ritardo del rapporto tra occupate e popolazione femminile. In particolare, tra le regioni con oltre un milione di occupati si osserva un maggiore dinamismo della componente femminile, e migliore di quella maschile, in Puglia con il +6,3% in un anno (rispetto al +2,2% di quella maschile), Sicilia con il +4,4% (vs +3,7% maschile) e Veneto con il +4,2% (vs +2,1% maschile); si osservano aumenti significativi anche in Abruzzo (+5,1%), Liguria (+4,2%) e Molise (+4,1%), mentre si registra una diminuzione, seppur contenuta, in Toscana (-0,3%) e Friuli-Venezia Giulia (-0,6%).
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