Confcommercio: nelle città italiane il commercio è forte e vitale

 
“Lo sviluppo urbano sostenibile e gli impatti su commercio e servizi”. Questo il titolo della sessione della seconda giornata dei “Green Talk 2022” di RCS Academy, dedicata a “Rigenerazione urbana e smart city”, che ha avuto come protagonisti, il 18 ottobre scorso, il vicepresidente di Confcommercio, Giovanni Da Pozzo, e il direttore dell’Ufficio Studi confederale, Mariano Bella. 

Riferendosi ai dati sull’evoluzione del tessuto commerciale delle città negli ultimi dieci anni, quest’ultimo ha sottolineato che “il settore tiene ed è vitale”: se  i negozi in sede fissa sono infatti calati di 80mila unità, “è pur vero che ne sono sopravvissuti  500mila nonostante la pandemia”. E se riduzione c’è stata, questa è certo dipesa dal fatto che “viviamo in stagnazione da 20-25 anni, con i consumi pro capite che nel 2022 sono uguali a quelli del 1999”, e dall’impatto del commercio elettronico (“marginale, ma non irrilevante”), ma anche dal fatto che “i negozi stanno diventando un po’ meno piccoli perché cercano di essere più efficienti”. La conseguenza di tutto ciò, per Bella, è che “le nostre città non sono spacciate: se nell’ultimo decennio attività come i negozi di mobili e le stazioni di servizio sono inesorabilmente state allontanate dai centri storici, c’è stata nel contempo una forte crescita di alimentari, tabacchi, farmacie, hotel e ristoranti dimostrando che un centro storico solo per turisti alla fine non dura a lungo, serve comunque una struttura di offerta commerciale per la popolazione residente”.

Il vicepresidente Da Pozzo ha sottolineato da parte sua che la rigenerazione urbana, “ha un effetto democratico e il commercio deve essere coinvolto in questo processo perché, come abbiamo visto durante il lockdown, ha un valore non soltanto economico ma anche sociale: senza negozi cosa sarebbero le città?”. Dopo aver suggerito di rivedere tra qualche anno i dati illustrati da Bella (“la pandemia ha riportato al centro le città, ci sarà un effetto sul modello di consumo con la redistribuzione delle attività”), Da Pozzo ha concluso ricordando “l’importanza dell’economia terziaria delle città, un valore che va al di là del dato economico”.
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