Confcommercio, attività chiuse ma Tari a livello record

 
La pandemia ha colpito duramente le imprese, in modo particolare quelle del commercio e della ristorazione, che hanno dovuto fare i conti con restrizioni e chiusure vedendo azzerati i loro fatturati e in moltissimi casi doversi arrendere con fallimenti o chiusure. In questo tipo di scenario, si assiste ad una situazione veramente paradossale: nonostante il blocco delle attività economiche, e dunque anche una riduzione dei rifiuti prodotti dalla stesse, il costo totale della relativa tassa, la Tari, non solo non è diminuito come sarebbe lecito aspettarsi ma anzi, secondo Il Rapporto Rifiuti 2020 di Confcommercio realizzato attraverso lo studio dell’Osservatorio Tasse Locali, ha raggiunto un livello record di 9,73 miliardi crescendo dell’80% negli ultimi dieci anni. L'analisi diventa ancora più "chiara" con il confronto tra le tariffe medie riscontrate nelle Regioni per le singole categorie produttive


Secondo Pierpaolo Masciocchi, responsabile Ambiente e Utilities di Confcommercio, “sarebbe necessaria una riscrittura complessiva della tassa, che deve essere direttamente commisurata alla quantità e alla qualità dei rifiuti prodotti. E non tenere in considerazione solo la superficie dell’attività in questione”.  Un altro aspetto che secondo Masciocchi rende la Tari una tassa troppo complicata è che “dipende troppo dai piani finanziari del Comune di riferimento: molto spesso le amministrazioni comunali sforano i propri budget e per rientra e applicano aumenti alle tariffe locali compresa quella dei rifiuti”.  Per quel che riguarda la parte variabile dei costi, Masciocchi precisa che c’è una legge (116/2020) che però deve essere recepita dai Comuni: se le aziende utilizzano gestori privati per lo smaltimento dei rifiuti dovrebbero pagare solo quel servizio e quindi bisognerebbe detassare la quota corrispettiva della Tari”. “Confcommercio – sottolinea ancora Masciocchi -  auspica che su questi aspetti il Governo possa intraprendere un dialogo costruttivo con gli operatori e le associazioni imprenditoriali”.

“Occorre – aggiunge - risolvere il problema della mancanza cronica di una dotazione impiantistica che fa lievitare i costi dei piani finanziari dei Comuni e, quindi, delle tariffe per le utenze. La carenza di impianti costringe infatti ad inviare una parte considerevole di rifiuti nelle discariche o ad esportarli all’estero per il trattamento e l’incenerimento”.
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