Barbie, Ken e il tocco pink che ci manca
- di: Barbara Bizzarri
Barbie è un film delizioso, di astuzia scintillante e trovate furbesche, in cui Margot Robbie interpreta Barbie Stereotipo, vive a Barbie Land (un vero sogno da collezionisti, sottoscritta inclusa) nella sua Casa dei Sogni, circondata dalle altre Barbie che hanno costellato la nostra infanzia, da Barbie Presidente (Issa Rae), Barbie Dottoressa (Hari Nef), Barbie Scrittrice (Alexandra Shipp), a Barbie Sirena (Dua Lipa) e perfino Barbie Stramba (Kate McKinnon), simbolo di tutte quelle Barbie martoriate dalle piccole proprietarie, tanto da avere i capelli sforbiciati e il viso devastato dalle tracce dei pennarelli. Le Barbie trascorrono giorni felici in compagnia dei tanti Ken, tra cui la paredra della Barbie Stereotipo, un Ryan Gosling in grado di parodiare sé stesso in La La Land, del resto è sempre di sogni scaturiti da LA che si parla.
Il suo perenne stupor mundi lo accomuna in effetti a Barbie quando arriva in California perché, in modi inesplicabili, è consentito il passaggio tra Barbie Land e il mondo reale, che si condensa sulla spiaggia di Venice e, come tutti noi alla nascita, Barbie vi entra piangendo: da quando mette i suoi piedini, ormai piatti e non più a forma di pumps, in questa parte di mondo, la sceneggiatura mette in scena Barbie e Ken alle prese con la vita dei comuni mortali. Lui è una figura che ci si aspettava narrata in modo diverso nonostante il claim del film, che la dice lunga su come sarà (mal)trattato nel corso della vicenda: se Barbie può essere tutto ciò che vuole, lui è soltanto Ken e lo dimostra. Quanto sarebbe stato più bello se avessero affrontato insieme il mondo reale, ed era quello che ingenuamente mi aspettavo, però Ken è descritto come un’appendice piagnucolante e, invece della collaborazione che ci si potrebbe aspettare quando si ritrovano catapultati nella realtà, le loro strade si separano, perseguendo le tematiche care alla regista Greta Gerwig, ovvero femminismo e ‘lotta al patriarcato’ che fanno della seconda parte del film un polpettone con tanto di monologo di America Ferrera a rischio di sbadiglio (yawn).
Intanto, si continua con improbabili CEO di Mattel, adolescenti scontrose con madri schiacciate dal senso di colpa e incapaci di gestirle, e perfino un incontro a suo modo commovente (non riveliamo con chi). Intanto, c’è sempre musica nell’aria e la voce fuori campo di Helen Mirren nell’originale, che esprime le sue perplessità quando anche Barbie, catapultata nel mondo reale, vivrà insicurezze e dubbi che le erano del tutto sconosciuti sulle spiagge di plastica di Barbie Land. Il film sarà sicuramente un successo enorme, anche se la prima italiana del film è stata più ridicola di quella USA e la proiezione privata ad usum Ferragni ha scatenato la solita ridda di polemiche in rete perché tutte le fandonie su uguaglianza e inclusione hanno fatto più danni della pandemia, e il popolo del web, come lo chiamò infelicemente non so chi, frigna quando dà la musata contro la dura realtà, ovvero che non si è tutti uguali e che quelli che segue con devozione hanno privilegi che possono a stento immaginare: però, quando lo capiscono si alterano, senza pensare che sono loro ad aver permesso alla Ferragni, e a chi per lei, questo tipo di vita, in cui la sua esistenza di follower criticone è tollerata miratamente per guadagnare, altrimenti resta un frignante senza scopo. Ma, citando l’ottimo Will Ferrell/CEO, “ci stiamo solo divertendo”.
Dal film al marketing il passo è breve ed è facile ipotizzare l’esplosione della Barbiemania declinata in tutti i modi, e di certo anche una risalita del nome Barbara nella top ten dei preferiti (non posso che approvare, ovvio). "Il nostro obiettivo per quest'estate e quest'anno è che Barbie sia ovunque e che sia onnipresente - ha detto Lisa McKnight, responsabile globale del portfolio di Barbie e bambole di Mattel -. Vogliamo coinvolgere nuovamente i fans che potrebbero non essere stati con noi, il target dei ventenni". Detto, fatto: dal film ha preso il via un marketing geniale attraverso campagne sui social media e partnership con i marchi che resterà storico, tanto che già si pensa ai sequel con altri giocattoli iconici da portare al cinema. Mattel ha annunciato altri tredici film, da Hot Wheels a Polly Pocket, e 45 concept in fase di sviluppo. La Barbiemania dilaga anche tra i prodotti, in un caso mai visto finora di brand cult che, diventando oggetto di film, alimenta una filiera enorme ricavandone un hype iconico per una storia che dura da oltre 60 anni. Molto di questo trend vede al primo posto il classico pink Barbie, che quest'estate sarà ineludibile, secondo i dettami del trend Barbiecore: di questo, ne riparleremo presto.