21Shares: La Bce taglia i tassi; la Fed temporeggia. Quali conseguenze per il Bitcoin?

- di: Adrian Fritz, Head of Research di 21Shares
 
Il miglioramento dell’inflazione degli ultimi sei mesi, la quale sembra essere sulla strada per raggiungere il target del 2%, ha spinto la Banca Centrale Europea a tagliare i tassi d’interesse per la prima volta dal 2019. Tuttavia, questo taglio di 25 punti base, che ha portato i tassi di riferimento al 3,75% rispetto al 4% iniziale, si affianca alla consapevolezza che il traguardo è ancora lontano e, nonostante questa mossa non possa essere considerata da falco, è opportuno presumere che la Bce avrà un approccio più realistico e attinente ai dati nei prossimi mesi.

Sull’altra sponda dell’Atlantico, invece, la Federal Reserve ha deciso di lasciare ancora invariati i tassi d’interesse, in quanto il mercato del lavoro ha mostrato segnali contrastanti di ripresa a maggio, con il tasso di disoccupazione al 4% e i guadagni medi mensili che sono aumentati rispetto ad aprile, nello specifico dello 0,4%, segnali abbastanza chiari di un’economia statunitense ancora molto lanciata. Pertanto, considerato il delicato equilibrio esistente tra controllo dell’inflazione e crescita economica, prevedere le decisioni della Fed sulla sua policy è diventato ancora più difficile.

Entrambi gli scenari descritti hanno un peso importante anche sul mercato delle criptovalute e in particolare per il Bitcoin, dato che questo è spesso visto come una soluzione di investimento alternativa alle obbligazioni quando queste iniziano a offrire rendimenti inferiori e ciò significa che non avere uno scenario definito sull’andamento dei tassi creerà una certa volatilità nel settore, che potremmo iniziare a osservare già nelle prossime settimane.

È importante notare anche come l’approccio “higher for longer” adottato dalla Fed stia stressando il sistema bancario degli Usa, con 63 istituti di credito che hanno annunciato di prevedere un ammontare di 517 miliardi di dollari in perdite non realizzate, contro i 39 del primo trimestre. Questo incremento è da imputarsi alle security coperte da mutui, i quali hanno sofferto a causa dell’innalzamento dei tassi e, con ogni probabilità, segnerà il nono aumento consecutivo di queste perdite dal 2022, quando la Fed iniziò i suoi rialzi. A differenza dell’incertezza sulla politica monetaria, questa sembra essere una buona notizia per il mondo cripto e per il Bitcoin, il quale ha sempre conseguito buone performance a seguito di crisi bancarie, agendo come rifugio sicuro per gli investitori in cerca di nuove allocazioni. L’ultimo esempio di queste dinamiche lo abbiamo osservato nel marzo del 2023, quando la crisi di SVB, che ha portato al default di Credit Suisse, ha portato BTC a registrare una crescita del 30%. In generale, la policy molto rigida e disciplinata del network, assieme alla sua natura decentralizzata, potrebbe rivelarsi un fattore vincente nei prossimi mesi.


Un ultimo, ma non meno importante punto da prendere in considerazione riguarda l’aumento della liquidità globale registrato recentemente, che ha raggiunto un nuovo massimo storico di 94 trilioni di dollari. Anche questo può essere un volano per il Bitcoin, in quanto la liquidità aumenta la sicurezza percepita in un sistema economico e, in un contesto del genere, gli investitori sono generalmente disposti ad assumersi maggiori rischi, a vantaggio di asset risk-on come le criptovalute e gli asset digitali.
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