La nostra biblioteca - Ana Useros con ''Quando si poteva'' ricorda le vittime dell'Eta dimenticate

- di: Diego Minuti
 
Sembra ieri (era il 2000) eppure oggi in Spagna molti sembrano avere voluto dimenticare le violenze che hanno insanguinato il Paese basco, nel quale chiunque non la pensasse come l'Eta poteva diventare un bersaglio per i fautori di un Euskadi libera. Poco importava che questi bersagli erano persone qualsiasi, senza un passato politico degno di questo nome o che, magari, si fossero opposti alle richieste dell'Eta, spesso rivolte a commercianti o imprenditori per ottenere un contributo economico per la lotta indipendentista.
Una di queste vittime fu un ragazzo di 29 anni, Manuel Indiano, madrileno e da poco arrivato nel Paese Basco, che aveva un negozio di alimentari e dolciumi. Il 29 agosto del 2000 Manuel era sceso in negozio, da solo.
Sua moglie, Encarna, incinta di sette mesi, era rimasta a casa, per accudire il cane, ma anche perché non riusciva a scrollarsi di dosso un presentimento. Un sentimento che avvertirono anche altri, congiunti o amici di Manuel. Tra le otto e le dieci e mezzo, Manuel dentro il negozio fu affrontato da due uomini che gli misero in corpo sette dei quattordici colpi di pistola he gli spararono contro, quasi a bruciapelo.
Il giovane era da qualche mese consigliere comunale, per il Partito popolare, a Zumarraga. Era sesto nella lista dei votati, ma, dopo una cascata di dimissioni, era entrato in consiglio comunale.
A raccontare la sua storia, un saggio sotto forma di romanzo, ''Quando si poteva'' (pubblicato in Spagna da Lenguia de Trapo), scritto da Ana Useros.

Ana Useros con ''Quando si poteva'' ricorda le vittime dell'Eta dimenticate

Un libro che parla di un periodo della storia spagnola in cui l'impossibilità del dialogo era costruita come una sorta di esigenza etica. “Con i terroristi non si negozia”, frase oggi diventata cliché, si è affermata tra il 1996 e il 2004 , ponendosi al centro della questione basca. Un periodo in cui il dialogo tra le parti era diventato tra sordi, nonostante la tregua unilaterale e incondizionata dichiarata dall'Eta nel 1998 che, definita come una ''trappola'' da chi non credeva nel dialogo, quando si interruppe diede il via ad una ripresa degli omicidi.

Ana Useros, cui si deve riconoscere una grande sensibilità nell'individuare i difetti di tutti i grandi ragionamenti, di ogni colore, non si limita a denunciare l'intransigenza di un partito, esaminando anche la debolezza della sinistra madrilena, quasi felice della propria sconfitta, e il delirio dietro la socializzazione della sofferenza imposta dall'ETA in agonia.
''Quando si poteva'' parla di Eta ed Euskadi come ha fatto Fernando Aramburu, nel 2016, con ''Patria'', romanzo bellissimo e molto venduto anche al di fuori della Spagna. Ma il piano narrativo è diverso perché se Aramburu ha usato la sua maestria nel definire il profilo dei protagonisti nel più ampio scenario politico dei Paesi baschi del tempo,. Ana Useros ha fatto una scelta diversa, un approccio scientifico ad un problema politico, seppure partendo dalla fine di un ''morto qualsiasi'' nella storia dell'indipendentismo basco.

Nel libro, di 152 pagine, l'autrice ha la forza e il tempo per riflettere sulle famiglie che si disgregano, sulle migrazioni interne, su un mondo in cui restano coperte una serie di tracce e sulla fine dei tempi in cui nulla potrebbe essere fatto. In una intervista. Useros ammette che la grande difficoltà del suo lavoro è stata quella di ''prendere una storia che, per quanto la faccia mia, non è mia , come quella di Manuel Indiano, che è molto pubblica, basata su ritagli di giornale''.
Per parlare di Manuel, l'autrice ha raccolto i dettagli della vita del giovane, anche grazie alle parole della moglie, Encarna.

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