Federdistribuzione

 

Sviluppo, lavoro, sostenibilità: la triade vincente
Intervista a Claudio Gradara



Distribuzione moderna organizzata (Dmo): la situazione, le problematiche, l’andamento delle vendite, il futuro prossimo e a medio termine, il contributo al rilancio dell’Italia. Su questi temi abbiamo intervistato il Presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara. 

Federdistribuzione è l’organismo espressione della Distribuzione moderna organizzata (Dmo) e la sua ‘mission’ è di contribuire alla crescita armonica del Paese in un contesto di sostenibilità economica, sociale e ambientale, diffondendo i valori del commercio moderno, del mercato e della concorrenza. Quali sono, all’interno di questa ‘mission’, i risultati di cui è particolarmente soddisfatto ottenuti da Federdistribuzione nei quasi due anni di sua presidenza?
Partirei dal traguardo raggiunto alla fine del 2018 sul tema del lavoro: la firma del primo CCNL della Distribuzione Moderna Organizzata. La sigla del contratto è figlia di una lunga gestazione, iniziata nel 2011 con l’uscita da Confcommercio e caratterizzata da complesse trattative sindacali. Oltre a strutturare un quadro contrattuale più aderente al nostro settore, è stata definita l’assistenza sanitaria e la costituzione un nuovo ente bilaterale per oltre 223mila dipendenti che lavorano per le aziende associate a Federdistribuzione. La sottoscrizione del contratto collettivo ha permesso alla Federazione di diventare la datoriale di riferimento del settore, collocandoci tra le principali associazioni di categoria nello scenario nazionale.
L’altro fronte sul quale siamo attivi da tempo riguarda l’impegno che la Federazione e le sue aziende stanno mettendo per dare un contributo concreto allo sviluppo sostenibile del Paese. Solo nell’arco dell’ultimo anno abbiamo avviato una campagna per l’eliminazione delle stoviglie in plastica monouso dagli scaffali dei nostri punti vendita, anticipando la direttiva europea in materia; abbiamo firmato protocolli di intesa con Enea, per sviluppare progetti congiunti sull’economia circolare; siglato un accordo con Conoe per il recupero degli oli vegetali esausti e avviato un dialogo, culminato anche in questo caso con la firma di due protocolli, con Regione Lombardia e Regione Lazio, rispettivamente sulla Responsabilità Sociale di Impresa e sulla riduzione dei rifiuti e la lotta allo spreco alimentare.

 
Dall’estate 2019 le vendite al dettaglio in Italia hanno mostrato una tendenza alla crescita rispetto all’andamento molto altalenante nella prima metà dell’anno.  Cosa ‘vede’ per il 2020 su questo fronte? Lei ha affermato che il livello dei consumi è comunque “complessivamente ancora su valori troppo modesti per trainare il Paese fuori dalle secche della stagnazione ripetutamente segnalata dall’Istat” e ha chiesto al Governo e al Parlamento una “Legge di Bilancio capace di definire un insieme di stimoli significativi per ridare slancio a consumi e investimenti”. Che valutazione dà, da tale punto di vista, della Legge di Bilancio approvata? 
Quando parliamo della Legge di Bilancio 2020 e dei testi collegati dobbiamo fare una premessa: l’esecutivo ha concentrato buona parte degli sforzi e delle risorse per arginare, almeno per quest’anno, lo spettro delle clausole di salvaguardia che avrebbero innalzato le aliquote IVA generando a cascata gravi conseguenze per i consumi. Va quindi dato merito di questo e di aver preso coscienza delle delicate tematiche legate ai consumi, conferendo maggior potere d’acquisto alle persone, attraverso la conferma del Reddito di Cittadinanza e il taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente. Siamo di fronte a misure che rappresentano dunque un primo passo nella giusta direzione ma che sono ancora troppo limitate per produrre effetti realmente significativi. Nel corso di quest’anno servirà maggiore coraggio nel confezionare politiche economiche ancor più efficaci.

 
Rifacendosi alla domanda precedente, il livello complessivo dei consumi reali in Italia resta ancora inferiore, almeno stando ai dati ufficiali e definitivi dell’Istat disponibili fino al 2018, al livello del 2007, ultimo anno prima della crisi. Ma all’interno della Dmo i vari segmenti - dimensionali e merceologici - mostrano andamenti delle vendite anche molto diversi. Quali sono i segmenti - dimensionali e merceologici - che mostrano gli andamenti migliori?
In un quadro di consumi ancora deboli guadagnano share i prodotti che meglio si sposano con i nuovi trend sociali. Mi riferisco a tutta la galassia del bio, dei prodotti salutistici, dei free from e dei rich in, dei prodotti ad alto contenuto di servizio; ovvero in estrema sintesi, quei prodotti in grado di soddisfare le esigenze di chi vive l’alimentazione in coerenza con i propri nuovi stili di vita. Si tratta di una fetta di mercato di dimensioni ancora relativamente contenute ma che registra un tasso di crescita notevole. 
Un discorso a parte merita la Marca del Distributore, ossia i prodotti a marchio delle singole insegne. Parliamo di referenze che, stando agli ultimi studi diffusi a Marca by Bologna Fiere, manifestazione di riferimento per il settore, continuano a crescere nelle abitudini di acquisto delle persone, sfiorando la soglia del 20% di share sulle vendite della GDO. Una crescita dovuta in particolare ai segmenti a più alto valore nel mercato, come le linee premium, bio e funzionali, a testimonianza di un’affermazione presso i consumatori non più basata prevalentemente sul prezzo ma su qualità, innovazione e capacità di coprire i più attuali modelli di consumo.

 
Per la Distribuzione moderna organizzata italiana le vendite on-line sono più un’opportunità o una minaccia?
L’ecommerce non rappresenta solo un nuovo canale di vendita ma è l’emblema più evidente di un nuovo modello d’acquisto che si sta affermando con grande velocità, e lo testimoniano fenomeni come il Black Friday e il Cyber Monday, passati da un pubblico di nicchia a una dimensione mainstream in breve tempo. Soddisfare le esigenze dei consumatori significa quindi valutare come gestire in modo virtuoso, di servizio ed economico tutte le modalità di acquisto che ci vengono richieste. Le nostre aziende, seppur con velocità e approcci diversi, si stanno dunque attrezzando per offrire al cliente quella che possiamo definire come una vera e propria esperienza multicanale. A livello normativo però si registra ancora un vuoto che non definisce in modo corretto le regole del gioco, avvantaggiando dal punto di vista fiscale e commerciale i puri operatori di ecommerce: servono infatti le stesse regole tra online e offline, al fine di garantire una concorrenza leale e il miglior servizio per il consumatore.

 
Su due punti lei ha mostrato netta contrarietà: a limitare l’apertura degli esercizi commerciali nelle festività e nell’adozione della ‘Plastic tax’. Può spiegare in modo sintetico le ragioni di queste due nette contrarietà? E sulla ‘Sugar tax’, cioè la tassa sulle bibite gassate e zuccherate, che cosa pensa?
Parlare di aperture e chiusure domenicali e festive significa toccare un tema con cui facciamo i conti da tempo. Le liberalizzazioni hanno avuto il merito di sostenere i consumi e l’occupazione in un momento di grave difficoltà economica e, ormai, sono entrate appieno nelle abitudini di acquisto degli italiani. Rappresentano il modo migliore per il commercio di andare incontro alle esigenze di servizio degli Italiani. Impensabile oggi, a distanza di anni, credere di poter invertire la rotta senza che ci siano conseguenze dannose per i lavoratori e l’economia del Paese. Sulle nuove tasse cosiddette “di scopo” introdotte con la manovra possiamo condividere il fine ma non il metodo, ovvero un’imposizione fiscale in assenza di dialogo con le parti direttamente coinvolte. Per affrontare i temi della plastica e della corretta alimentazione non bisogna seguire impostazioni demagogiche o semplicistiche, ma occorre ragionale sull’implementazione di un piano più organico insieme ai soggetti interessati. 

 
Federdistribuzione è un’antesignana del Bilancio di sostenibilità. Quali sono le linee fondamentali dell’impegno di Federdistribuzione sul fronte Sostenibilità (intesa a 360 gradi, non solo quindi sul versante dell’ambiente), fattore diventato ormai cruciale? Quali i principali risultati concreti ottenuti finora?
Sul tema della sostenibilità le nostre imprese sono impegnate da tempo, con azioni dirette in molti ambiti, dalla logistica alle generazioni di nuovi punti vendita ecosostenibili, dalla gestione dei rifiuti alla lotta allo spreco e al migliore utilizzo delle risorse (energia, acqua, ecc). Consapevoli di ciò, dal 2012 attraverso il Bilancio di Sostenibilità di Settore (Bss) abbiamo avviato il racconto di quanto stiamo facendo, realizzando un’importante sintesi dei tanti fronti aperti sui quali operano le aziende di Federdistribuzione. Parlando di risultati, senza prendere in considerazione quelli ottenuti dalle singole imprese ma concentrandosi su quelli più complessivi, un recente studio di The European House-Ambrosetti ha evidenziato come i consumi di energia elettrica siano diminuiti di oltre il 30% dal 2005 e stiano calando anche quelli di acqua (112 milioni di litri in meno all’anno); le donazioni di prodotti alimentari a enti caritativi sono incrementate di 6 volte dal 2012 al 2018. Si tratta di operazioni concrete, non di facciata, che cercheremo di raccontare attraverso il nostro Bss che nel 2020 arriva alla sua quarta edizione. Un’ultima considerazione: a MarcabyBolognaFiere abbiamo lanciato come Distribuzione Moderna unita un’importante iniziativa per sostenere una filiera “responsabile”: le aziende agricole che riforniscono le insegne della distribuzione, direttamente o attraverso la filiera dei fornitori della Marca del Distributore, dovranno iscriversi, entro il 1° gennaio 2021, alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”, organismo promosso dal Ministero dell’Agricoltura e istituito presso l’Inps che certifica il loro essere in regola con le disposizioni in materia di lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e valore aggiunto. Anche in questo caso un fatto concreto per spingere il Paese verso uno sviluppo sostenibile.

 
Qual è il contributo della Dmo all’occupazione del Paese? Prevede per il 2020 un ulteriore aumento dell’occupazione in questo segmento così rilevante per il Paese?
Nonostante la grave crisi attraversata dal 2008 che ha colpito particolarmente i consumi e le diverse singole difficoltà aziendali, le imprese di Federdistribuzione sono riuscite nel tempo a mantenere i livelli occupazionali complessivi. Si tratta inoltre di quella che noi definiamo “buona occupazione”: l’89% dei nostri lavoratori ha un contratto a tempo indeterminato e gli investimenti in formazione sono costantemente in aumento, rappresentando nel 2018 quasi tre volte quelli realizzati nel 2006 (37 milioni di euro investiti nel 2018). Inoltre il 60% è occupazione femminile, il 17% ha meno di 30 anni e il 35% è composto da laureati. Per quanto riguarda il futuro il tema più rilevante riguarda gli effetti che avranno tecnologia e digitalizzazione sulle strutture aziendali. Il nostro è infatti un settore labour intensive, con professionalità fortemente impattate dai condizionamenti tecnologici. Investimenti in training, al fine di consentire la qualificazione e la riqualificazione dei lavoratori, sono così indispensabili per continuare ad avere un’occupazione in grado di assicurare un’efficiente gestione d’impresa e un buon servizio al consumatore. Un punto è comunque per noi chiaro: anche in futuro il fattore umano e la valorizzazione delle professionalità sarà un fattore centrale per il successo d’impresa, e in questa direzione continueremo a fare ogni sforzo possibile.
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