Un gioiello da riscoprire nel cuore di Roma: dopo mezzo secolo riapre la Domus Tiberiana

- di: Samantha De Martin
 

FOTO: Il cosiddetto Clivo della Vittoria visto dagli archi della via Tecta | © Stefano Castellani

Due ali spiegate di Vittoria – una originale in marmo, l’altra ricostruita in legno di cirmolo per riprodurre la leggerezza del piumaggio – dirigono lo sguardo verso la Valle del Foro.

Poco distanti, i resti di una statua che raffigurava Artemide con faretra guardano ai pesi di un telaio, a teste di satiri, e ancora a marmi straordinari provenienti da tutto il Mediterraneo, dall’Africano verde dall’isola di Theos, in Grecia, al granito, dalla breccia corallina dalla Turchia, al porfido rosso egizio, dal pavonazzetto all’alabastro tigrato.

Sono solo alcune delle meraviglie che arricchiscono Imago imperii, il grande allestimento museale, a cura di Alfonsina Russo, Maria Grazia Filetici, Martina Almonte e Fulvio Coletti, con l’organizzazione di Electa, che accoglie gli ospiti nei tredici ambienti aperti all’interno della Domus Tiberiana con l’ambizione di raccontare la storia del monumento nei secoli.

A distanza di quasi 50 anni dall’insorgere dei gravi problemi strutturali che ne avevano determinato la chiusura e in seguito a importanti interventi di restauro, la Domus Tiberiana, grandiosa residenza imperiale sul colle Palatino, affacciata sulla valle del Foro Romano con poderose arcate su più livelli, riapre al pubblico.

La sua apertura ripristina la circolarità dei percorsi tra Foro Romano e Palatino attraverso la rampa di Domiziano e gli horti farnesiani. Entrando nel palazzo, percorrendo la via coperta nota come Clivo della Vittoria, abbiamo la percezione di compiere l’antico cammino percorso dall’imperatore e dalla corte per raggiungere la grandiosa residenza privata che dal colle Palatino ha dato origine al moderno significato della parola “palazzo”.

Nonostante la denominazione Domus Tiberiana, rimandi all’imperatore Tiberio, che ha guidato l’impero dopo la morte di Augusto, le indagini archeologiche hanno dimostrato che a gettare le fondamenta del palazzo è stato Nerone in un momento successivo all’incendio del 64 d.C. Successive trasformazioni hanno ulteriormente ampliato la dimora che ha continuato a vivere fino in età tardo-antica, per tornare a nuova vita dopo un periodo di abbandono, quando, a metà del Cinquecento, è stata inglobata dai Farnese negli horti. Oggetto di continui scavi e di restauri già a partire dal XIX secolo, la Domus Tiberiana era stata aperta alla pubblica  fruizione dall’archeologo Pietro Rosa, contestualmente al primo Museo Palatino.

Importanti lavori di scavo svolti in questi anni hanno assicurato e reso stabile l’intero settore che riguarda la sostruzione della pendice nord del Palatino.

“Il Parco archeologico del Colosseo – ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – prosegue con l’obiettivo di restituire al pubblico spazi precedentemente preclusi alla visita. Ai nuovi e diversificati percorsi aperti negli ultimi anni oggi si aggiunge un risultato storico,

ovvero l’apertura al pubblico della Domus Tiberiana: viene così finalmente restituito il percorso circolare tra  il Foro Romano e il Palatino attraverso i suggestivi spazi del Palazzo Imperiale. Un risultato raggiunto con un forte impegno di squadra durante lunghi lavori di restauro e riqualificazione funzionale del monumento”.

Ci lasciamo condurre dal nuovo percorso di visita che si snoda nelle viscere del palazzo imperiale, oltrepassando le arcate del quartiere dei servizi, e articolato in sette sale espositive, quattro delle quali comunicanti tra di loro. La vista privilegiata sul Foro Romano, grazie a un allestimento leggero accompagnato da ampie vetrate che consentono il dialogo con la città, è impagabile. Due interessanti sale multimediali ospitano un documentario e la ricostruzione olografica del monumento, mentre un percorso tattile guida il visitatore.

Centinaia di reperti in vetro, metallo, ceramica, statue e decorazioni fittili rinvenuti durante gli scavi degli ultimi 30 anni suggeriscono ai visitatori come doveva essere la vita all’interno della reggia. Monete, arredi sontuosi, resti di statue rinnovano i culti misterici del Palazzo, da Dioniso a Mitra e agli egizi Iside e Serapide.

Degna di nota è l’elegante illuminazione che si avvale della sponsorizzazione tecnica di ACEA.

“Questo - ha affermato il direttore del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo - è un altro passo importante verso la piena fruizione dell’area archeologica centrale di Roma, la più grande al mondo in un contesto urbano straordinario. Grazie all’incessante operosità del Parco archeologico del Colosseo e alle ingenti risorse che continuano a essere investite nella valorizzazione del sito, da oggi cittadini e visitatori provenienti da tutto il mondo potranno godere di un ambiente che riapre al pubblico dopo quasi mezzo secolo dalla sua chiusura”.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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